Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, 9 marzo 2002 Scheda

Storie di badanti

Presentiamo qui, a mo’ di esempio, le "storie" di alcune di queste extracomunitarie, di diversa nazionalità e di diversa posizione lavorativa. Sono così piene di fatti incredibili e sconcertanti che il lettore potrebbe pensare che, fra tanti colloqui, abbiamo scelto quelli di maggiore impatto. Invece, quelle riportate sono esattamente tutte e soltanto le interviste che abbiamo fatto. Naturalmente non abbiamo avuto alcuna possibilità di controllare la veridicità delle dichiarazioni rilasciateci, né di scoprire eventuali (probabili) omissioni o reticenze. Per garantire l’anonimato delle intervistate, abbiamo adottato nomi di fantasia e non abbiamo indicato la località di lavoro, che è comunque in provincia di Trento.

Sonia

Polacca. E’ in Italia dal 1999, dapprima in Umbria, poi in Alto Adige, attualmente in Trentino. Quarantaseienne, è sposata, ha due figli e la sua famiglia è rimasta in Polonia. Il marito lavora, i figli studiano. Lei stessa è laureata in ingegneria agraria, ma nel suo paese non ci sono possibilità di lavoro. Dalla Polonia va e viene ogni tre mesi circa, liberamente perché non c’è bisogno del visto turistico. In Italia, però, non avrebbe il diritto di lavorare, è quindi irregolare. Ha trovato il lavoro da noi, tramite una connazionale immigrata nel nostro paese. Aiuta un anziano autosufficiente, garantendogli il ménage familiare, per un compenso mensile di 1.500.000 lire, più vitto e alloggio. Una retribuzione, ci dice, di livello pari a quella che percepirebbe in Polonia, se trovasse un impiego coerente con il suo titolo di studio. Il suo scopo è di mantenere i figli agli studi, poi ritornerà in patria.

Olga

UUcraina. Ha 41 anni ed è vedova con tre figli, che ha lasciato in patria. Laureata. E’ in Italia dall’anno scorso, direttamente in Trentino, su indicazione di una connazionale, che l’ha preceduta sulla via dell’emigrazione. E’ entrata nel nostro paese con il visto turistico ed è quindi irregolare. Quando è arrivata non aveva ancora il lavoro e non lo ha trovato subito. Nel periodo iniziale si è rivolta alla Caritas (indumenti, pernottamento), ma ha anche conosciuto la dura vita dei senzatetto: notti in stazione o in case abbandonate. Ha trovato lavoro tramite un connazionale, che ha preteso da lei un milione di lire. Quando l’anziano che assisteva è morto ha dovuto pagare ancora un milione per trovare un altro impiego, quello che svolge attualmente. Assiste una coppia di coniugi molto anziani e in precarie condizioni di salute. La retribuzione è di 1.800.000 lire, più vitto e alloggio. La sua giornata lavorativa si estende dalle 5 del mattino alle 8 di sera, con due ore di permesso. La domenica è la sua giornata di libertà. Anche per lei il lavoro da emigrante terminerà quando avrà finito di provvedere al mantenimento dei figli agli studi.

Tania

Ucraina, 23 anni, coniugata. Il marito lavora in Siberia. Ha frequentato una scuola professionale, conseguendo la qualifica di cuoca. Nella sua patria non c’è lavoro, a meno di pagare qualcuno, e le retribuzioni sono bassissime, pari a circa 20 euro al mese e spesso corrisposte non in moneta ma in prodotti alimentari. E’ arrivata in Italia un anno fa circa, chiamatavi dalla madre che l’aveva preceduta e che lavora in una famiglia come aiutante domiciliare.

Tania non ha trovato subito da occuparsi e per due mesi ha vissuto in un appartamento con altre immigrate, dividendo con loro la spesa per l’affitto. Il primo lavoro le è stato segnalato dalla Caritas; non ha mai pagato intermediari. Ora anche Tania è ospitata presso la famiglia ove lavora sua madre e presta l’assistenza notturna. Occasionalmente effettua pulizie in altre case, per un compenso di 15.000 lire l’ora, ed è questo tipo di lavoro che preferirebbe svolgere. Fra un anno vorrebbe poter tornare in Ucraina e con i risparmi suoi e quelli del marito comprare una casa.

Maria

Russa. 45 anni, divorziata, madre di due figli, studenti, che sono rimasti in patria affidati a parenti. Ha compiuto un corso di studi corrispondente alla nostra ragioneria e ha lavorato diversi anni, prima di venire in Italia nel 2000. Il suo stipendio da contabile in Russia era pari a circa 100 dollari al mese. E’ entrata nel nostro paese con visto turistico, ora scaduto. La prima tappa è stata Napoli, dove assisteva un’anziana invalida, percependo una retribuzione di 1.150.000 lire più vitto e alloggio. Alla morte della sua assistita, ha accolto il suggerimento di alcune connazionali, e da pochi giorni è in Trentino. Per trovare lavoro, sempre come aiutante domiciliare, si è rivolta alla Caritas, che le ha anche procurato temporaneamente un posto in cui dormire. Da quando è arrivata non si è mossa dal nostro paese. Conta di rientrare in Russia, fra 3-4 anni, con un gruzzolo sufficiente a comperare un appartamento.

Katia

Cinquantatreenne, proveniente dall’Ucraina. Divorziata, ha un figlio adulto che da oltre cinque anni vive a Napoli, dove ha messo su famiglia e dove conta di insediarsi stabilmente. Katia è laureata in scienze economiche, ha lavorato per trent’anni in patria, maturando una pensione, che comincerà a percepire al compimento del 55° anno di età. La sua retribuzione era di circa 200.000 lire mensili. E’ arrivata in Italia col solito visto turistico tre anni fa. Ha lavorato come aiutante domiciliare, dapprima a Caserta (1 milione di lire al mese) e poi a Napoli (800.000), occupandosi di assistenza a persone anziane. E’ nella nostra provincia da appena 4 giorni, su consiglio di una connazionale che qui già lavora. Dalla Caritas ha ottenuto dei numeri telefonici di famiglie, ma finora senza risultato. Per ora (e per pochi giorni ancora) è ospite di un pensionato. Il suo progetto è di rimanere altri due anni da noi per poi ritornare in Ucraina e vivere integrando la pensione coi risparmi messi da parte.

Elèna

Moldava, 29 anni, coniugata, è in Italia dal luglio del 2000, col marito che l’aveva preceduta di qualche mese. Ovviamente irregolari. Ha due figli che sono rimasti in Moldavia, affidati alla sorella. In patria ha seguito una scuola professionale per commesse, il marito è elettricista. Suo marito voleva emigrare in Portogallo e aveva pagato una tangente di 1.700 $ a intermediari criminali del suo paese. In realtà è rimasto vittima di un raggiro e non ha potuto partire; la somma però, che aveva dovuto prendere a prestito da strozzini, la deve comunque restituire e ogni mese paga per interessi 170 $ (per un tasso del 10% mensile!), sotto minaccia di gravi ritorsioni contro i figli. Gli è andato meglio il tentativo di venire in Italia, ma anche per questo ha dovuto pagare caro, 1.850 $, ad un’altra banda di estorsori, contraendo un nuovo debito, per sua fortuna con una persona caritatevole che non ha preteso alcun interesse. La prima tappa nel nostro paese era stata Napoli; da poco sono in Trentino, dove hanno preso in affitto una stanza ammobiliata. Suo marito ha subito trovato lavoro, in nero, come muratore; lei sta facendo lavori di pulizia ad ore presso famiglie. Il loro progetto è di lavorare in Italia fino a quando avranno pagato i debiti e avranno accumulato un risparmio sufficiente per acquistare una casa nel loro paese d’origine.

Svetlana

Ucraina, 60 anni, divorziata. Ha una figlia che vive in Trentino da alcuni anni. Svetlana l’ha raggiunta nel luglio dello scorso anno. E’ laureata in ingegneria tecnologica, ha lavorato 34 anni nel suo paese, percepisce perciò la pensione, che ammonta a 11 (undici) dollari al mese. Ha trovato lavoro come perpetua presso un prete anziano. Il suo orario di lavoro è continuativo: sette giorni su sette, nessuna ora libera durante la giornata. Guadagna 1 milione di lire al mese.