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QT n. 2, febbraio 2014 Servizi

Satira: dalla carta al web

Due millenni di storia giunti ormai alla mutazione finale? Incontro con Sergio Staino e Rudi Patauner

Sergio Staino

In questi giorni a Trento chiude i battenti la mostra di satira religiosa intitolata “Sacrosante Risate”, curata dal Comitato Laici Trentini per i Diritti Civili in collaborazione con lo Studio d’Arte Andromeda di via Malpaga. Un successo insperato nella città del Concilio, che ha richiamato in una settimana più di 800 visitatori, anche da Verona e Bolzano, pur essendo visitabile per sole due ore al giorno. Un evento che ha richiamato una riflessione a tutto campo sul ruolo della satira, sia politica che religiosa, nel Bel Paese, ma anche in Trentino. Abbiamo dunque interrogato sul tema uno dei vignettisti più noti e raffinati a livello nazionale, Sergio Staino. Per quanto riguarda invece l’ambito locale, abbiamo sentito Rudi Patauner, vignettista del giornale l’Adige e già apprezzato collaboratore di Questotrentino, che ha piacevolmente accettato di farci da guida in questo percorso.

Sergio Staino raccoglie a pieno titolo quell’eredità intellettuale satirica toscana che sa riannodare nell’immaginario dei suoi interlocutori i fili della letteratura e della storia in un divenire antropologico ed esegetico così puntuale e circostanziato che disquisire di satira con lui è come fare una passeggiata nella luminosa campagna degli studi e dei ricordi.

“La satira nasce e si mantiene in vita fin dall’antichità in presenza di abusi - esordisce con una sorta di partecipazione emotiva all’argomento - ed è lo strumento più intelligente e pacifista per ridere del potente che ti usa violenza, è l’istanza più alta e democratica di una società che reclama giustizia”.

Mentre il suo argomentare si dipana leggero, tornano alla mente Aristofane, e poi la letteratura latina, che ne rivendica la paternità con il “Satira quidem tota nostra est” di Quintiliano. Ed ancora Orazio, Giovenale, fino ad Ariosto, per arrivare a Pietro Aretino a Shakespeare, Molière. La satira, nelle sue diverse e più efficaci formule espressive, attraversa due millenni di storia. Essa rimane sostanzialmente sempre politica, anche quando è religiosa, ma non ha avuto un colore politico univoco nel corso dei secoli: destra e sinistra sono categorie recenti, e per qualcuno addirittura obsolete. È veramente cosi? - chiediamo ancora a Staino.

“Oggi la satira ha una proliferazione maggiore a sinistra, ma esiste ed è sempre esistita anche una satira di destra intelligente: Libero, ad esempio, è quasi un giornale satirico. Diciamo che l’elemento di destra si esprime di più nei dettagli e nella caratterizzazione dei personaggi che nella banalizzazione di un pensiero. Forattini è stato un fulgido esempio dei vignettisti di destra. La vignetta con D’Alema e le Brigate Rosse abbracciati è indimenticabile. Inoltre Forattini ha avuto il merito di dare dignità al nostro lavoro, nella definizione di un ruolo preciso. La mia generazione nasce professionalmente con lui”.

Oggi la satira è un diritto costituzionale, garantito dagli articoli 21 e 33 della nostra Carta; ma gli editori garantiscono libertà, oppure esiste ancora una censura? E il modo di fare satira cambia da un giornale all’altro?

“Se cambia l’editore cambia il modo di porsi, a meno che non si tratti di un giornale puramente satirico. Sui giornali generalisti c’è una sorta di autocensura; devi tener conto del pubblico al quale ti rivolgi e delle caratteristiche del giornale. Un settimanale presuppone a monte un lavoro di informazione molto più approfondito rispetto a un quotidiano. Quando esco sul Corriere della Sera sono più efficace se stuzzico la sinistra, mentre quando esco sull’Unità ho un rapporto più familiare con i lettori,ed entra in gioco il fattore dell’ identificazione”.

La satira ha ancora un forte ascendente sull’opinione pubblica quando l’originale dell’uomo pubblico, come accade oggi, è quasi più grottesco e comico della sua stessa caricatura?

“Certo che sì, ci sono sfumature che a volte sfuggono. Oggi lo strumento principe è la satira televisiva, perché è un potentissimo mezzo collettivo. Ingroia non lo ha distrutto la politica, ma la caratterizzazione che ne ha fatto Crozza e lo stesso è avvenuto per Bersani”.

I giovani però oggi guardano poco la Tv; quali strumenti satirici usano le nuove generazioni?

“Sicuramente per loro la satira è on line, Grillo in questo senso ha segnato sicuramente uno spartiacque, perché ha saputo sfruttare a pieno le peculiarità della rete”.

Mi sta dicendo che vignettisti come lei, come Vauro, Ellekappa, Altan diventeranno una razza in estinzione?

“La carta stampata è residuale rispetto alla rete, credo che questo ormai sia un dato assodato e incontrovertibile. Le mie vignette sul Corriere e sul Venerdì di Repubblica alimentano un dibattito tra addetti ai lavori della politica e dell’informazione, un contributo quasi da opinionista, non mi aspetto di sollevare le folle.”

Bobo è un’opinionista? Ed è più efficace di una caratterizzazione di Vauro, che è decisamente più graffiante?

“Il mio, come quello di altri colleghi, è un approccio scientifico alla satira, non vuole essere propaganda politica, ma utilizza il beneficio del dubbio e lascia spazi aperti alla riflessione. Il dubbio ha sempre una ragione, grazie al dubbio noi siamo immuni dai fondamentalismi, sia di tipo politico, che religioso. La politica, come la religione, ha bisogno di veicolare certezze, mentre noi vorremmo contribuire ad un pensiero. Vauro, al contrario, nelle sue vignette trasmette le sue certezze, le sue verità lapalissiane”.

Siete in polemica?

“Dal punto di vista umano c’è molto rispetto, ma sul concetto di satira certamente sì, abbiamo due personalità diverse e di conseguenza due modalità di interpretare la satira completamente diverse”.

A Trento abbiamo avuto un ottimo successo con una mostra sulla satira religiosa. Che ne pensa di papa Francesco?

“Possiede una strepitosa autoironia e allora depotenzia indubbiamente la vis satirica; vuol mettere un Benedetto XVI, con le sue scarpette rosse, quella pronuncia germanofona così accentuata, le sue ritrosie, i suoi imbarazzi? Era una fonte inesauribile di spunti per noi! Francesco suscita un sorriso bonario ed a mio avviso sta compiendo una rivoluzione dentro la Chiesa fino ad oggi intentata; credo che questo rappresenti un fenomeno da osservare con attenzione e rispetto, anche per uno come me”.

Fare satira in Trentino

A proposito di religione, in Trentino, un piccolo territorio, dove il potere temporale della Chiesa ha ancora un ruolo di primo piano, soprattutto economico, e la politica è pressoché l’unico attore che regola e determina la vita sociale, fare il vignettista satirico non è facile. Rudi Patauner opera in questo campo da trent’anni e spesso dichiara di essersi trovato in situazioni paradossali.

Rudi Patauner

“C’è un ricordo che non mi abbandona - ci racconta. Quando molti anni fa un quotidiano mi commissionava qualche vignetta, si preoccupavano di mettere qualche riga di spiegazione. Una sottostima del lettore trentino che mi è sempre sembrata fuori luogo”.

Ma come reagiscono gli uomini pubblici trentini alla satira?

“Non hanno sense of humor, sono molto permalosi. Il nostro è un popolo chiuso un po’ autoreferenziale: in Alto Adige, sono molto più rilassati”.

Qual è a la causa di queste rigidità?

“La mancanza di autoironia è indice di timori inconfessati. È come se ci fosse la paura atavica di non avere un’identità culturale riconoscibile. Manca sicuramente sia il respiro germanico, che la scuola toscana. Siamo una terra di confine, nel bene e nel male. In Alto Adige sono molto conservatori (ti faccio un esempio: le loro baite non si toccano), ma al tempo stesso sanno anche osare con progetti architettonici di straordinaria modernità. È un popolo risolto. In Trentino invece abbiamo quasi paura che abbassando la guardia, mettendoci a nudo e ironizzando sui nostri difetti, qualcuno possa intravedere le debolezze e le fragilità di una terra di mezzo”.

Il rapporto cambia anche in Trentino se cambia l’editore?

“A mio avviso cambia molto più radicalmente che in ambiti più vasti ma omogenei, chiaramente sono sempre i rapporti di forza a far la differenza. A livello nazionale gli equilibri tra grandi gruppi editoriali sono pressoché simili, mentre in Trentino disegnare per il maggior quotidiano provinciale o per una piccola cooperativa di stampa libera, fa una differenza sostanziale. Non solo, ma in un piccolo territorio, impegnarsi in politica per dare un contributo alla partecipazione attiva è sempre una scelta difficile per chi come noi ha rapporti con la stampa, mentre in realtà più grandi c’è più libertà, più apertura e non sei sempre sotto la lente”.

Come vedi il futuro dei vignettisti satirici?

“Con la crisi dell’editoria, se vuoi lavorare devi inventare prodotti nuovi, in attesa che il web inizi a formulare delle regole e dei cachet, e occorrerà moltissimo tempo.

Oggi, ad esempio, lavoro con una compagnia teatrale: mentre l’attore recita il monologo, grazie all’ausilio di una lavagna grafica io disegno. È un modo, ma ce nepossono essere molti altri, per far uscire la vignetta dalla carta stampata”.

Carta stampata e web, il nodo resta cruciale per gli operatori dell’informazione e chissà se anche la satira in questo trapasso subirà la stessa mostruosa mutazione genetica dell’informazione. Per quel che sul web si può vedere ora, regna incontrastato il mostro a sette teste della massa che digitalizza, usa Photoshop ed altri programmi per rovesciare in rete quantità abnormi di immagini e battute trash, che ci faranno presto rimpiangere l’eleganza, lo stile e la discrezione della cara vecchia vignetta sulla carta stampata.

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