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Politica e informazione

Piergiorgio Comai

In queste giornate fredde, per un anziano come me, è facile capitare nei dibattiti televisivi, ma di solito li abbandono presto. Ogni forza politica difende le proprie posizioni e non c’è parvenza che ci sia ascolto alle argomentazioni dell’altra parte. Sembra quasi che le sorti degli italiani siano cose secondarie. Che le cose non vadano bene è sotto gli occhi di tutti; chi è al potere però loda il proprio operato facendo intendere che senza di loro andrebbero peggio.

Gli squarci di realtà che vengono mostrati sono strumentali per suscitare le accuse e le repliche, le risposte o le non risposte date per la soluzione. Restano fuori gli approfondimenti delle situazioni che ci presentano un mondo in profonda involuzione dopo le speranze suscitate dalla caduta del muro di Berlino e restano fuori le cause da cui provengono.

I fatti che succedono in Italia (aumento della povertà, ruberie varie scoperte e mai sanzionate, cattiva gestione dei migranti) contano poco. Anche quanto succede nel mondo conta poco (guerre diffuse nel Medio Oriente e nel continente africano, con le conseguenti distruzioni e morti civili - non faccio differenza fra quelle causate dai terroristi o dalle forze governative dittatoriali o democratiche).

È sempre stato così, si dice, e intanto Israele prosegue con gli insediamenti, si manda qualche bomba sulla Siria, in Libia il governo legittimo è quello voluto dall’ONU anche se non condiviso dal popolo. In Afghanistan continuano le morti e, per ammissione degli stessi USA ultimamente si è verificata una “piccola” strage di 33 civili, bambini compresi, causato da loro. Si dirà: “Però hanno il coraggio (o sfrontatezza) di assumersene la responsabilità”. In Siria e in Iraq la situazione non migliora, anche l’Africa è inquieta e gli esodi di popolazioni sono in aumento. Questi argomenti vengono citati, ma non approfonditi.

I diritti dell’uomo e le convenzioni varie per perseguire nuove mete di civiltà come la salute, l’istruzione, la libera circolazione, la solidarietà, la cura dell’ambiente, rimangono sulla carta e sono pronte le motivazioni di necessità urgente per non applicarli (penso a molte risoluzioni dell’ ONU o all’articolo 11 della nostra Costituzione, ad esempio). Gli auspici di giustizia individuale e distributiva, di trasparenza, di solidarietà, di prendersi cura delle fasce più deboli e dell’ambiente restano inattuati perché prevalgono gli interessi contrapposti, la fede nella parola d’ordine della competitività per perseguire un progresso che darà benessere generalizzato in futuro. Ma quando?

Intanto le disuguaglianze aumentano. Troppi devono accontentarsi di briciole e accettano questo piuttosto che niente. Che dire poi delle lodi che sono espresse abbastanza frequentemente al lavoro del M5S nel suo agire quotidiano con buona coerenza dalla maggior parte di essi? La conclusione è che vanno bene come opposizione attenta, come coscienza del paese, ma nello stesso tempo sono inadatti a prendere il potere anche se i cittadini glielo affidano e l’esempio principe è Roma, che viene presentata del tutto negativamente attribuendo le disfunzioni attuali come proprie delle loro incapacità a governare. Certo che la loro concezione dei rapporti fra cittadini e potere è ben distante da quella in atto. Viviamo in una democrazia più formale che sostanziale con l’avallo della maggioranza dei cittadini.

Tanti hanno profonda stima per papa Francesco, per Gino Strada, per don Ciotti, anche per padre Zanotelli, ma pochi provano a tradurre in pratica i loro inviti: utopie.

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