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Dalla Grecia un esempio da seguire

Dal 2019 Tilos, una piccola isola del Dodecaneso, si alimenterà solo con energia eolica e solare e sarà energeticamente indipendente

Alessandro Graziadei

Alla fine la Grecia, almeno sulla carta, ce l’ha fatta ed è tornata a crescere, anche se la ripresa ha ancora molta strada da fare. Sfidando tutte le previsioni, in mezzo ad una delle più profonde depressioni economiche dei tempi moderni e con costi sociali drammatici, la Grecia è riuscita a salvarsi grazie ai 280 miliardi di euro di prestito.

Lo scorso 20 agosto il premier greco Alexis Tsipras ha così potuto annunciare da Itaca “la fine dell’Odissea” dovuta al piano di austerità imposto della Troika (il trio composto da Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione europea) durato otto anni e che nel 2015 aveva provato invano a rifiutare, forte dei risultati del referendum che lui stesso aveva indetto contro le condizioni dei creditori europei. Si è chiusa così, solo a livello formale, la crisi più difficile dell’eurozona e otto anni difficilissimi per i greci che hanno subito un taglio netto a stipendi, pensioni e in settori pubblici primari come l’educazione e la sanità. Ogni nuovo taglio è stato scandito da durissime proteste in piazza, come quella dei Vigili del Fuoco ad Atene nel 2017 contro il taglio di quattromila contratti (un terzo del totale), sacrificati per ragioni di austerity e alla luce dei quali non sembrano un caso le difficoltà mostrate da Atene nel domare gli incendi che a luglio scorso hanno distrutto l’Attica e fatto oltre 100 morti.

Incendi compresi, da adesso la situazione non migliorerà per i greci e serviranno decenni prima che Atene ripaghi i suoi prestiti, sempre che ciò sia possibile. Dal 2010 ad oggi la Grecia ha perso un terzo del suo PIL e mezzo milione di persone sono emigrate all’estero. Nello stesso periodo, il 20% più povero della popolazione ha perso il 42% del suo potere d’acquisto. Lo Stato ha un debito di 320 miliardi di euro, pari al 180% del PIL, il secondo rapporto più alto al mondo, mentre il tasso di disoccupazione, sebbene sia diminuito e risulti attualmente al 21% (percentuale che sale al 42,8% per quella giovanile), è tra i più alti d’Europa. Il Governo dovrà mantenere uno stretto controllo sulla spesa pubblica, cercando il modo di riportare le persone nel mondo del lavoro, possibilmente con stipendi dignitosi, in modo che possano ripagare i loro prestiti bancari e far ripartire i consumi.

Ma nonostante l’acqua alla gola, o forse proprio per questo, complici gli aiuti europei e le condizioni economiche migliori di molte isole grazie al turismo, dal 2019 Tilos, una piccola perla greca del Dodecaneso, dove anch’io ho avuto la fortuna di approdare per una breve vacanza, ha puntato sullo sviluppo energetico rinnovabile e ha da poco annunciato che si alimenterà solo con eolico e solare, al punto da essere presto energeticamente indipendente.

Grazie al progetto europeo “Tilos Horizon”, che prevede lo sfruttamento dell’energia solare ed eolica immagazzinata in sistemi di accumulo, sarà presto alimentata al 100% da energia rinnovabile.

Sull’isola, che è ancora estranea al turismo di massa ed è meta turistica soprattutto di molti greci, si sta lavorando per rendere operativo il progetto che ha già realizzato le pale eoliche ed i pannelli solari ed è entrato nella prima fase sperimentazione. Se queste prove daranno un esito positivo, durante l’estate del prossimo anno Tilos sarà la prima isola del Mediterraneo che utilizzerà solo energia rinnovabile.

Il progetto, finanziato nell’ambito del programma “Horizon 2020” al quale partecipano 13 soggetti tra aziende e istituti di sette paesi dell’Unione europea tra i quali Germania, Francia, Grecia, Gran Bretagna, Svezia, Italia e Spagna, ha l’obiettivo di dimostrare come il potenziale dello stoccaggio di batterie, a livello locale e su piccola scala, possa svolgere un ruolo multifunzionale all’interno di una micro rete di distribuzione dell’energia elettrica su un’isola che interagisce anche con le rete elettrica principale.

Gli impianti realizzati hanno una potenza di quasi 1.000 kilowatt: 800 eolici e 160 di energia solare, quanto basta per soddisfare la domanda elettrica di quasi 780 abitanti e durante il picco della stagione turistica anche quella di circa 3.000 turisti.

La principale sfida per i ricercatori è stata la costruzione di speciali batterie al sodio-nichel, fabbricate in Italia, indispensabili per immagazzinare l’energia prodotta dagli impianti rinnovabili. “Queste batterie sono insensibili alla temperatura esterna, e non hanno problemi, né quando fa troppo caldo, né quando fa troppo freddo. Sono molto utili e possono funzionare anche parzialmente, a seconda della disponibilità dell’energia rinnovabile” - ha spiegato Marco Todeschini, ingegnere elettrico italiano della Fzsonick che ha fornito i sistemi di accumulo. E se il progetto darà buoni risultati potrebbe essere replicato in altre isole con caratteristiche simili, cioè contesti che presentano una popolazione contenuta, ma con variazioni che rendono l’approvvigionamento di energia problematico durante la stagione turistica, anche per l’inadeguatezza delle reti elettriche che dovrebbero assicurare il rifornimento direttamente dal continente.

Il progetto è stato sostenuto finanziariamente dalla Commissione Europea per l’80 per cento (11 milioni di euro su un costo totale di 15) e anche da “Tilos Park”, un’associazione di residenti nata per proteggere e promuovere il patrimonio naturale e culturale dell’isola. I cittadini sperano che l’iniziativa generi un effetto positivo sul turismo, portando un aumento del numero di visitatori, in particolare tra i viaggiatori attenti alla sostenibilità, come ha ricordato Maria Kamma, sindaco di Tilos: “Cerchiamo visitatori, turisti in realtà, persone che visiteranno la nostra isola che amano l’ambiente e vogliono proteggerlo, preservando la natura così come ci è stata donata”.

Ma gli abitanti di Tilos non sono soli. In questo contesto di crisi alcune isole (anche l’isola danese di Samsø è passata da una realtà di crisi a un paradiso ecologico che vive di turismo sostenibile ed energie rinnovabili) stanno diventando laboratori naturali per sperimentare nuove tecnologie, nuovi sistemi, ma anche nuovi approcci politici grazie alla condivisione del progetto con la cittadinanza. Un modello che potrebbe essere applicato anche in alcune isole minori italiane.

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Ringraziamo Unimondo per la gentile concessione

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