Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

A proposito di giustizia

Lo spirito della legge sarebbe il risultato di una buona o cattiva logica del giudice…

Nicola Zoller

Sembra incredibile la vicenda giudiziaria degli Schützen trentini per il “contratto” elettorale con il consigliere Lorenzo Baratter: condannati in primo grado, assolti in appello. Possibile? Le cose potevano essere chiare anche prima: da sempre è normale che partiti e associazioni idealmente collegate sostengano i candidati per poi ricevere un sostegno finanziario in caso di elezione. Può darsi infine che in terzo grado la suprema Cassazione decida ancora diversamente. Non ci stupiremmo…

Ma di come vada avanti la giustizia umana ci è noto non da questo caso: da sempre le ingiustizie sono senza tempo. Per non far paragoni con persone e giudizi dei nostri anni, andiamo indietro, che così saremo esenti – speriamo - da vilipendio ai contemporanei. Il grande illuminista francese Voltaire, parlando di un processo che si concluse con la condanna di una persona per un solo voto, racconta come l’avvocato spiegasse che sarebbe stato assolto in un’altra camera di giustizia.

È davvero comico - rispose il malcapitato - quindi ogni camera, una legge”. “ - disse l’avvocato - ci sono venticinque commenti diversi sulla consuetudine di Parigi... e se ci fossero 25 camere di giudici, ci sarebbero 25 giurisprudenze diverse”.

Questa vicenda era stata riproposta pochi anni fa dall’ex magistrato Ferdinando Imposimato il quale, drammaticamente, ammetteva: “Le cose non sono affatto mutate da allora”. Imposimato continuava il suo ragionamento citando il padre dei giuristi umanitari Cesare Beccaria: “Lo spirito della legge sarebbe dunque il risultato di una buona o di una cattiva logica del giudice, di una facile o malsana digestione, dipenderebbe dalla violenza delle sue passioni, dalla debolezza di chi soffre, dalle relazioni del giudice con l’offeso, e da tutte quelle minute forze che cangiano le apparenze di ogni oggetto nell’animo fluttuante dell’uomo. Quindi veggiamo la sorte di un cittadino cangiarsi diverse volte nel passaggio che fa a diversi tribunali…”. Così era allora. E oggi? Basta guardarsi intorno…

Si afferma che comunque nella giustizia e nei tribunali umani bisogna mettere un punto: ecco, c’è la sentenza definitiva che bisogna accettare. Non è così, e da sempre lo sa chi conosce la storia e un poco la medita: fin dai tempi di Socrate, in teatro come in tribunale non conta tanto la realtà ma come essa viene rappresentata. E quindi il giudizio può cambiare. Resta poi da vedere come le cause giudiziarie non solo vengono trattate, ma tramandate.

Chi mai ricorda che il sommo Dante venne condannato per ladrerie commesse a danno di Firenze e condannato al rogo? Il povero “ghibellin fuggiasco” cantato dal Foscolo resta nella nostra memoria semmai come un perseguitato, non come un ladro.

Per fortuna. Ma a quanti altri – che siano persone comuni o ex potenti - una condanna o semplicemente una calunnia pesa invece per sempre sul proprio nome?

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.