Fotografia: un volume e una mostra
“Trentino Unexpected” Rovereto, Mart, fino al 9 novembre
Il Trentino è da un secolo e mezzo un soggetto privilegiato per la fotografia. Fin dagli albori di questa arte, il territorio trentino con le sue montagne si è imposto come un palcoscenico naturale, capace di ispirare esplorazioni visive che ne hanno narrato la bellezza, ma anche le trasformazioni sociali, economiche e culturali. La fotografia, in Trentino, non è stata solo uno strumento estetico o promozionale, ma un mezzo per documentare l’anima di una terra in continua evoluzione, un ponte fra tradizione e modernità, fra natura e umanità. Le origini della fotografia trentina risalgono alla metà del XIX secolo, quando pionieri come Giovanni Battista Unterveger (1833-1912), che nel 1882 pubblicò il celebre catalogo Vedute del Trentino, commissionato dalla Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), celebrando al contempo la bellezza delle vallate e delle cime, così come il paesaggio culturale e sociale del Trentino in un’epoca di profondi cambiamenti.
Avvicinandoci ai nostri giorni, nel secondo '900 il nome che spicca è quello di Flavio Faganello (1933-2005), che per cinquant’anni percorse le valli trentine con la sua macchina fotografica, documentando le trasformazioni epocali del territorio durante il boom economico e l’espansione turistica. Le sue immagini, raccolte in vasto archivio, catturano la vita contadina, i riti religiosi, i paesaggi mutevoli e le tensioni tra tradizione e modernità. Lavori come Gli eredi della solitudine (realizzato con Aldo Gorfer) esplorano con profondità il rapporto tra le comunità montane e il loro ambiente, dando voce agli ultimi custodi di un mondo rurale in via di sparizione. La sua pratica del “camminare” come metodo di osservazione, riflette un approccio empatico e meditativo, capace di cogliere i paradossi e le schizofrenie di un’epoca di transizione.

Altri fotografi, come i fratelli Pedrotti, Federico Vender e Rodolfo Rensi, hanno arricchito il patrimonio fotografico trentino, documentando con sensibilità i cambiamenti del paesaggio e della società. I loro archivi, conservati presso l’Archivio Fotografico Storico Provinciale, rappresentano una memoria visiva preziosa, che testimonia l’evoluzione del Trentino dagli anni dell’annessione al Regno d’Italia fino ai giorni nostri. Questo patrimonio, che comprende oltre un milione e mezzo di fototipi, è oggi accessibile grazie a iniziative di digitalizzazione e divulgazione.
In questo contesto storico si inserisce Trentino Unexpected, la mostra ospitata al Mart di Rovereto, nata dalla collaborazione tra Trentino Marketing, l’editore Gribaudo e il museo stesso. Questo progetto, che unisce un prestigioso volume fotografico a un’esposizione di 86 immagini, si propone di rileggere il Trentino attraverso sguardi contemporanei, rompendo con gli stereotipi da cartolina turistica. Curata da Denis Curti,la mostra invita sei celebri fotografi – Simone Bramante, Francesco Jodice, Gabriele Micalizzi, Roselena Ramistella, Massimo Sestini e Newsha Tavakolian – a offrire la propria interpretazione del territorio, ciascuno con un linguaggio unico, che spazia dall’arte al fotogiornalismo.
Il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, riflette la diversità di questi sguardi: dai medi formati alle gigantografie, da display tradizionali a soluzioni innovative come quadrerie e dittici. Le parole chiave – confini, verticalità, autenticità, cura e impronta – guidano i visitatori attraverso un racconto che esplora non solo la bellezza dei paesaggi, ma anche le storie delle persone, le radici identitarie e le trasformazioni sociali. Lontana dall’immaginario convenzionale, Trentino Unexpected si pone come un dialogo tra passato e presente, tra il Trentino della tradizione e le nuove prospettive globali.
Simone Bramante esalta la potenza dei paesaggi trentini, dai boschi alle cime innevate, con immagini che evocano meraviglia. Francesco Jodice intreccia natura e architettura, riflettendo sulle dinamiche sociali e geopolitiche. Gabriele Micalizzi documenta i cambiamenti sociali con un approccio da fotogiornalista, evidenziando le tensioni fra tradizione e modernità. Roselena Ramistella dà voce agli abitanti, trasformando i loro volti in specchi dell’anima del territorio. Massimo Sestini offre prospettive aeree che svelano geometrie nascoste. Infine Newsha Tavakolian, fotografa iraniana, coglie il Trentino con uno sguardo esterno, pieno di meraviglia.
La mostra ambisce a trascendere i confini locali, proponendo una narrazione globale. Non si limita a celebrare il territorio, ma ne esplora le complessità: le contraddizioni, le evoluzioni, le identità multiple. In questo senso, il progetto si pone come un erede della tradizione fotografica trentina, ma anche come un’apertura verso nuovi orizzonti, in cui il Trentino diventa un laboratorio di riflessione universale.
Per chi conosce il Trentino e per chi lo scopre per la prima volta, questa mostra è un’occasione unica per immergersi in un racconto che va oltre il visibile, celebrando la ricchezza di un territorio attraverso gli occhi di grandi maestri..