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I primi cinque, vorticosi anni di Internet. E un saluto di congedo dell'Internauta ai lettori.

Roberto Loro

Con l’avvento della comunicazione elettronica integrata cambiano le dimensioni spaziale e temporale, e con loro la nostra società. Sono passati alcuni anni dal 1994, quando l’Internet di massa approdò nel nostro Paese. Un tempo consistente nel mondo dell’informatica, un’era geologica nel mondo della Rete.

La società in cui viviamo è sempre più pervasa dalle nuove tecnologie di comunicazione che provengono da Internet: viviamo nel mondo dell’immediatezza, nella Rete l’intervallo tra esigenza e soddisfazione si sta avvicinando a zero.

Questa è un’importante sfida per il mondo produttivo di domani: la velocità del cambiamento, della risposta competitiva e dell’adattamento saranno le caratteristiche vincenti dell’azienda del duemila. Nel nuovo ambiente competitivo non saranno più ammesse risposte lente o attese ingiustificate.

Forse non tutti se ne sono accorti, ma sta cambiando tutto. Se ci sono voluti trentotto anni per avere cinquanta milioni di possessori di un apparecchio radio, ne sono bastati quattro per superare tale cifra con gli utenti della rete. Oggi potete scaricare sul vostro calcolatore di casa la domanda per il concorso pubblico per la scuola, stamparvelo e spedirlo, potete prenotare biglietti aerei, ferroviari, vacanze, alberghi. Tutto in tempo reale.

Questo ha un impatto significativo sulla nostra società. Cambia la prospettiva, cambiano le aspettative. Cambia il modo di operare, sempre più distante da quello cui eravamo abituati fino a ieri. "Questa capacità della comunicazione elettronica di massa di trascendere il tempo e lo spazio crea instabilità, allontanando l’uomo dalle tradizioni del passato, ma al tempo stesso lo libera rendendo il passato meno influente sulle esperienze del presente." ("Time Passages" di G. Lipsitz).

Così stanno cambiando gli schemi di valori, gli schemi culturali della nostra società. Internet è una realtà che non ha subìto alcuna forma reale di regolamentazione, a differenza di qualunque altra tecnologia sviluppata nel nostro secolo, regolamentata prima di essere messa a disposizione del mercato.

La rapidità e varietà degli strumenti e delle modalità di comunicazione di oggi consentono di trasferire informazioni, idee, servizi, denaro più velocemente di quanto le istituzioni non siano capaci di rispondere al cambiamento. L’uomo è in grado di assimilare questi cambiamenti e di adattarsi ad essi man mano che si verificano, mentre le istituzioni arrancano e non riescono a stare al passo.

Se da un lato però la rivoluzione portata da Internet nel mondo della comunicazione, dell’economia e della società sta spostando in un certo senso gli equilibri di potere dalle istituzioni agli individui, dall’altro pone alcuni interrogativi sulla reale accessibilità da parte di tutti. Se pensiamo che la metà della popolazione mondiale non ha mai fatto una telefonata, concorderemo che vi è una seria e giustificata preoccupazione per i futuri effetti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sul tessuto sociale, soprattutto verso i Paesi tecnologicamente meno evoluti.

Da un certo punto di vista quindi il grande fratello orwelliano si è forse definitivamente allontanato, ma dall’altro rimane il pericolo di un’umanità sempre più suddivisa a livello sociale. Se ora sono le istituzioni preoccupate dal proliferare intenso ed incontrollato di informazioni disponibili a tutti, rimane consistente l’incognita di quale parte dell’umanità sarà realmente in grado di poter disporre di tali informazioni.

Questi cinque anni hanno insegnato molto: abbiamo visto una tecnologia nascere e svilupparsi in un arco di tempo brevissimo. Abbiamo visto una tecnologia iniziare a modificare l’economia, l’operatività, la società. E siamo solamente agli inizi. Il mondo del "tempo reale" è alle porte e propone sfide e potenzialità formidabili, ma la velocità delle trasformazioni e del cambiamento non consentono pause di riflessione, bisogna agire.

Questo brano chiude di fatto la rubrica "L’Internauta", che ha accompagnato questi primi anni di grandi trasformazioni. L’auspicio è che, nel suo piccolo, abbia contribuito a demistificare in parte le visioni deviate che spesso vengono date dell’argomento.

L’Internauta non abbandona il suo mondo, la Rete, ma troverà in futuro altre forme di comunicazione.

Un ringraziamento sincero a tutti i lettori.

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