Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Quanto conta il cittadino?

Antenne e assessori

Gli effetti sanitari dell’inquinamento elettromagnetico non sono ancora provati. Come discusso in un recente convegno tenutosi a Trento, si sospettano possibili insorgenze di tumori; ma non esiste prova alcuna. La conseguenza dovrebbe essere, in attesa di risultati certi, la massima prudenza nell’esporre la popolazione a un potenziale, ma gravissimo, rischio. Invece l’andazzo è: visto che non è provato il danno, facciamo finta di niente; come se voi vi trovaste di fronte a funghi dubbi e, visto che non avete la certezza che siano velenosi, decidiate di farne una scorpacciata.

Quest’approccio demenziale viene - giustamente - contestato dalla popolazione. Che in vari contesti ha ingaggiato un contenzioso con l’ente pubblico, in genere i Comuni.

Vediamo l’ultimo caso, quello dell’antenna Tim a Cadine, presso Trento. Un caso in cui la macchina burocratica comunale ha evidenziato un’assoluta noncuranza delle esigenze di sicurezza sanitaria dei cittadini.

Dunque, nel maggio ’99 la Tim fa domanda di erigere un’antenna per la telefonia mobile in località Camalghe presso Cadine. Come evidenzia la foto, si tratta di una localizzazione a ridosso del centro abitato, quindi, per i ragionamenti di prima, da scartare di brutto. Anche perchè esistono altri dossi in posizione dominante, ma più discosti dalle abitazioni; "forse la Tim - ci dicono in paese - ha scelto Camalghe per l’immediata vicinanza alla linea Enel".

Sta di fatto che nessuno si pone alcun problema: non l’Azienda Sanitaria, che burocraticamente verifica che siano rispettate alcune distanze prescritte, non il Comune, che anzi, pasticcia di brutto. Il fatto è che la concessione edilizia, rilasciata il 7 dicembre, fa sì riferimento a un parere positivo rilasciato dall’Azienda Sanitaria, ma riferito a un’altra antenna, sempre della Telecom, sempre a Cadine, ma di potenza inferiore.

L'antenna Tim in località Camalghe presso Cadine.

Frattanto la popolazione si mobilita, indice assemblee, esprime proteste. Sindaco (Pacher) e assessore (Andreatta) spiegano che non c’è niente da fare: "è un atto dovuto" "se ci fosse un qualche appiglio burocratico...." "ho proposto alla Tim 5 siti alternativi, ma li hanno tutti rifiutati..."

Da queste parole ci sentiamo un po’ presi in giro" ci dicono i promotori del gruppo "La Regola" circolo culturale animatore della vita del sobborgo. Infatti, mentre nelle assemblee si dicevano queste frasi, negli uffici comunali, accortisi del pasticcio del parere fasullo, si cercava di rimediare. E così in data 7 febbraio, pochi giorni dopo una delle assemblee a Cadine, la commissione edilizia dichiara "viziata" la precedente concessione, ed emette un atto di convalida, facendo riferimento a un nuovo parere dell’Azienda sanitaria, questa volta riferito all’impianto contestato.

Abbiamo cercato l’assessore Andreatta per chiedergli spiegazioni. Non siamo riusciti a rintracciarlo.

A nostro avviso emergono alcuni dati. Le leggi sono carenti, e forse (forse) è inevitabile, dal momento che si parla di danni ipotetici, non ancora provati. Si potrebbe però - con il buon senso - gestire le attuali leggi al meglio. Invece vediamo che si fanno i salti mortali, ma non per andare incontro alle esigenze di tranquillità dei cittadini, ma alle esigenze della Tim di risparmiare qualche milione.

"Per esempio - ci dicono da Cadine - perchè non bloccare l’antenna fra le case con motivazioni paesaggistiche? E così costringere la Tim a optare per altri siti, un po’ più distanti?"

Già, perchè?