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Piazza Fontana

Luigi Serravalli

La fine della guerra fissò, per l’Italia, la nascita della democrazia. Cambiamento totale rispetto al precedente fascismo. Una democrazia e neanche più una monarchia moderna, come era quella venuta fuori dal Risorgimento.

La Banca dell'Agricoltura dopo lo scoppio della bomba.

Nel 1969, in un grigio pomeriggio dell’autunno milanese, una bomba scoppia alla Banca dell’Agricoltura, è il 12 dicembre. Nelle ore successive sono rimasto attaccato alla radio per avere sempre nuove notizie su un fatto incredibile. La Banca dell’Agricoltura è poco lontana dal Duomo, nel centro della città. Morti e feriti; cittadini, impiegati e clienti, inconsapevoli e innocenti. La storia dei fatti successivi è una specie di romanzo giallo che si è protratto per anni. L’anarchico Pinelli fu portato in via Fatebenefratelli, dove è la sede della Questura e cadde da una finestra per morire nel cortile sottostante. Conduceva le indagini il commissario Calabresi che, fu ucciso anni dopo in una strada di Milano. Ci sono stati otto processi. La prima pista fu quella degli anarchici, che in seguito risultarono estranei al fatto. A poco a poco si è indagato su gruppi neo fascisti e l’altro giorno, dopo 32 anni, finalmente una sentenza: tre personaggi sono stati condannati all’ergastolo. I cittadini si sono detti: giustizia è fatta. Tuttavia, esaminando il verdetto, ne viene fuori che uno dei condannati è morto da tempo e un altro è latitante, si è fatta una nuova vita in Giappone dove pare abbia avuto, negli affari, molta fortuna. Impensabile che lasci la nuova patria per venire in Italia a scontare la pena. Anche il terzo, poi, non è in condizioni di salute da affrontare l’ergastolo e non sconterà una pena superiore agli arresti domiciliari. Fermo restando che gli avvocati hanno già dichiarato che andranno in appello, passerà molto tempo e poi si vedrà. Un quarto imputato ha collaborato con la giustizia e quindi è stato assolto. Sono fatti che creano nei cittadini profonda costernazione.

A tutt’oggi è difficile stabilire come sono andate le cose. Tuttavia sembra legittima qualche perplessità sull’iter giudiziario per cui, dopo 32 anni, non sappiamo ancora la verità. Tuttavia una cosa è la cronaca, una cosa il senso profondo dello Stato e quindi della legge. Platone, nel Fedone, ci narra la storia del processo per il quale Socrate fu condannato a bere la cicuta. Il filosofo sapeva di essere del tutto innocente. Tuttavia, mentre i suoi discepoli Scimia e Cebete lo pregano di lasciare Atene e rifugiarsi in un’isola ospitale, Socrate risponde che, così facendo, metterebbe in dubbio le leggi, il fondamento della stessa Atene e della Comunità dei cittadini che su di essa si basano. Per questo beve la cicuta e continua a filosofare finché il veleno non ha fatto il suo effetto. I romani dicevano: Salus rei publicae suprema lex est. E tutti sappiamo che anche i tribunali romani non sempre emettevano sentenze di assoluta giustizia.

Del resto nella storia della cultura greca sono molti i poeti, i filosofi o i politici che hanno dovuto cambiare sede per salvarsi la pelle. Spesso l’artista si inventa leggi e moralità fuori dall’abitudine, ma viene giudicato eretico e paga le conseguenze. Con piazza Fontana il distinguersi delle decisioni dei tribunali è d’obbligo. Quella orribile sera 17 morti e ottanta feriti. Per feriti si deve intendere spesso atroci mutilazioni: storpi per tutta la vita, ciechi, monchi, zoppi, ridotti alle stampelle. Tutta questa gente è stata, in un certo senso, privata di una sentenza che riconosca la loro pena. Stabilendo l’idea dello Stato sopra le parti e quindi il rispetto che dobbiamo a noi stessi, particelle dello Stato medesimo, possiamo tuttavia rilevare che sarebbe ora che per piazza Fontana, magari lo stesso Presidente della Repubblica pretendesse una risposta definitiva ed adeguata. Dopo piazza Fontana ci furono altre stragi. Brescia: Piazza della Loggia. Bologna: stazione centrale (sulla lapide dei caduti c’è anche il nome Serravalli) nome romagnolo, forse un lontano parente, in innocente sparito in una nuvola di fuoco ad opera di manigoldi che ancora non hanno pagato.

Poi ci fu il treno Italicus, il ferimento di Togliatti, la morte di Pier Paolo Pasolini e così via enumerando. La democrazia ha resistito dove gli uomini di potere hanno miseramente fallito.

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