Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

G8: contro l’economia della violenza

La violenza economica che permea i rapporti fra i paesi potenti e gli altri comprende anche la violazione dei diritti degli animali ed un ulteriore peggioramento del loro status, intrecciato al peggioramento delle condizioni di vita degli esseri umani. L’ impostazione neoliberista del mercato globale risponde alla sola logica del profitto e trascura i bisogni effettivi degli esseri viventi.

Riteniamo i G8, e le multinazionali che ne influenzano la politica, i principali responsabili di tale situazione; per questo ci opponiamo ai meeting dei G8, proponendo i lineamenti di un’etica nonviolenta.

Dal punto di vista politico-economico, i governi del G8 perseguono una globalizzazione neoliberista che mette da parte i diritti dei più deboli, esseri umani e non umani, per assecondare gli interessi finanziari dei grandi gruppi privati che hanno in mano il mercato alimentare, chimico e farmaceutico.

Dal punto di vista sociale, quei governi rappresentano la parte del mondo i cui consumi si concentrano pesantemente sullo sfruttamento e sulla morte di milioni di animali provenienti da tutto il mondo, proponendo un modello sociale fortemente consumista ed aggressivo verso le forme di vita del pianeta.

L’ intreccio di più elementi, quali l’abbandono di regole sul lato della produzione e dello scambio, la corsa a produrre ai minori costi possibili, la spinta ai consumi, l’induzione "forzata" ad esportare per il ripagamento del debito estero, determina una situazione inquietante di cui elenchiamo alcuni aspetti evidenti.

1. L’elevato consumo di carne e prodotti animali che da tempo caratterizza le scelte dei consumatori occidentali si fonda su grandi importazioni di carne e mangimi anche dai paesi della fame, con effetti sociali ed ecologici devastanti, compreso l’aumento della povertà, delle ingiustizie sociali e dell’insicurezza alimentare. Ben conosciuti sono la distruzione forestale in Centramerica e America Latina causata dalla trasformazione in pascoli di milioni di ettari di foreste, e la sottrazione di proteine e calorie vegetali al diretto consumo umano dei più poveri, il cui potere d’acquisto si riduce per via dell’aumento dei prezzi di tali risorse, a causa della grande richiesta come mangimi. E’ di poche settimane fa l’appello di un attivista colombiano, che si batte per i diritti dei contadini, all’Unione Europea affinché non aumenti l’importazione di carne dalla Colombia, dove gli allevatori latifondisti, collegati con gruppi paramilitari, continuano ad espandere con la violenza i propri pascoli sottraendoli ai piccoli contadini. Molti problemi simili, anche di squilibrio del sistema ecologico, sono provocati dagli allevamenti di pesci e crostacei, in particolare quelli di gamberetti presenti in Asia.

2. Le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio impediscono a un paese di discriminare le importazioni sulla base dei processi e metodi produttivi. Ciò può impedire a un paese che ha leggi a protezione dei cosiddetti "animali da reddito" di difendersi dall’invasione di prodotti animali (carne, uova, pellicce) a basso costo realizzati in Paesi che quelle leggi non hanno. Ciò riguarda in particolare l’Unione Europea, che pur con molti limiti ha varato, ad esempio, una normativa che decreta la fine degli allevamenti in batteria delle galline ovaiole. Un provvedimento che sarà svuotato di significato il giorno in cui l’Europa verrà invasa da uova di batteria provenienti da altri continenti.

3. La deregulation, l’espansione del commercio internazionale, l’esaltazione della competitività e la corsa a produrre ai minori costi determinano un crescente flusso di animali vivi, parificati a merci, attraverso i cinque continenti. Ciò provoca grandi sofferenze per gli animali trasportati in condizioni inaccettabili su lunghe distanze e rischi per la sicurezza alimentare.

4. La McDonaldizzazione (imposizione di un modello unico alimentare) anche nei paesi in via di sviluppo, dove per i poveri persiste la fame, sta provocando un aumento del consumo di carne e conseguentemente della zootecnia distruttiva. Oltre ai danni ambientali, ed alla lunga sanitari, collegati a questa svolta nella produzione e nei consumi, si sottraggono proteine vegetali al diretto consumo umano e si perdono altri pezzi di sovranità alimentare; è previsto infatti che il Sud del mondo raddoppierà l’importazione di cereali per alimentare il proprio bestiame.

5. I consumatori occidentali sono i destinatari di gran parte dei flussi di animali esotici vivi e loro parti, in violazione delle norme Cites, la convenzione che regola il commercio internazionale di specie animali e vegetali in via di estinzione, con gravi rischi di scomparsa delle specie.

6. L’ ingegneria genetica, essenzialmente finalizzata a incrementare i profitti delle multinazionali, sta modellando una società ancora più meccanicista nella quale la produzione alimentare e la ricerca in campo medico sono finalizzate solo a determinare "esclusive di mercato" ed alla brevettazione oligopolistica di un patrimonio genetico che invece appartiene a tutti gli abitanti del Pianeta.

Riteniamo quindi che i G8 non abbiano le carte in regola per proporsi come maestri e la sola voce dell’Unione Europea risulta troppo debole nel sostenere le proprie posizioni a garanzia del benessere animale.

La nostra proposta alternativa, per chi non vuole che il pianeta assomigli sempre più ad un grande e insostenibile macello, contiene i seguenti elementi:

a) Evitare di importare carne, cereali e pesce da quei paesi del Sud dove ciò significa povertà ulteriore per contadini espropriati e fame per i poveri. Condurre campagne per la riduzione del consumo di prodotti animali ed a favore del vegetarismo nei paesi occidentali.

b) Sostenere il diritto dell’Unione Europea a non importare prodotti animali provenienti da produttori che non garantiscono gli stessi livelli (pur minimi) di protezione degli animali, senza discriminazioni per paese, ma piuttosto per produttore (esiste un precedente a cui appellarsi: l’Omc ha alla fine concesso agli Usa di non importare crostacei pescati con modalità che possono provocare la morte di tartarughe). Imporre la possibilità di etichettare prodotti sulla base del benessere animale.

c) Riscrivere i trattati commerciali in modo che la protezione del benessere animale abbia la priorità sulle mere considerazioni commerciali.

d) Lavorare per impedire l’esportazione di animali vivi sulle lunghe distanze.

e) Migliorare i controlli e incentivare le pene relative alle zoomafie internazionali.

f) Disincentivare l’avvio della zootecnia ed acquacoltura intensiva nei paesi del Sud del mondo; contestualmente promuovere, a titolo di cooperazione allo sviluppo, progetti per la produzione di proteine e nutrienti vegetali indirizzati al diretto consumo umano; inserire nei progetti di cooperazione internazionale l’attenzione per il benessere animale.

g) Operare per l’immediata moratoria di qualunque tipo di ricerca, pubblica o privata, che porti alla modificazione genetica di esseri viventi, riconsiderare tecniche e obiettivi che siano incruenti nei confronti degli animali e realmente utili per tutti gli esseri viventi, attuare un severo controllo nei confronti delle aziende impegnate nel settore biotech in modo che rispettino la moratoria.

Parole chiave:

Articoli attinenti

Nello stesso numero:
Anti G8: è di moda, ma non solo…

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.