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QT n. 15, 13 settembre 2003 Servizi

Frigidaire: un blob lungo oltre 20 anni

Una storica rivista e i suoi protagonisti. A cominciare da Vincenzo Sparagna...

Negli scorsi numeri abbiamo tracciato la storia delle riviste underground (Ora e sempre underground) dalla loro nascita nei primi anni ‘60 fino ad oggi, intervistando alcuni protagonisti: l’artista Matteo Guarnaccia e due scrittori-editori, Angelo Quattrocchi e Marcello Baraghini. In questo numero e nel prossimo faremo un approfondimento sulla storica rivista Frigidaire, e su tre suoi protagonisti: l’editore (e molto di più!) Vincenzo Sparagna e quindi gli artisti Pablo Echaurren e Massimo Giacon.

Novembre 1980, dopo Cannibale e Il Male, giunge in edicola il primo numero di Frigidaire. L’editoriale di Vincenzo Sparagna, accompagnato da disegni di Andrea Pazienza e fotografie di Mario Schifano, titola - ed è un programma - "Viaggiare tra le merci".

Frigidaire: uno sguardo trasversale nel meglio e nel peggio degli anni ‘80 e ‘90, tra avanguardie e Sudamerica, nuove tecnologie e nuovi immaginari, mitopoiesi e perversione, arte e poesia, cinema e letteratura, scienza e fumetto sperimentale di artisti come Pazienza, Liberatore, Mattioli, Scozzari, Tamburini, Echaurren e Giacon. Non è dunque un caso che questa gloriosa rivista, saltuariamente ancora in edicola, crei discussione anche nel mondo della cultura, se è vero che il Mart di Rovereto, all’interno dell’ANS (Archivio Nuova Scrittura), ne possiede un’intera collezione.

Vincenzo Sparagna, napoletano, rivoluzionario per il mondo, un trascorso politico che va da Avanguardia Operaia ai radicali ai movimenti per i diritti civili, fu, nel 1978, uno dei protagonisti dell’avventura de Il Male, mentre nel 1980 fondò Frigidaire. Collezionista di denuncie (la sua non era satira da Drive In), in passato si è dilettato a collezionare identità: da Craxi a Scalfari, da Berlinguer a Montanelli, a molti altri nomi, veri, presunti o inesistenti. I suoi falsi editoriali, apparsi su false prime pagine di quotidiani, hanno creato imbarazzo e scompiglio nel mondo dei media, dimostrando che il falso, a volte, è molto simile al vero.

Com’è nata l’idea di Frigidaire e quale la continuità con l’esperienza de Il Male?

Vincenzo Sparagna.

"Il progetto Frigidaire nasce nel ‘79, dopo l’uscita dell’ultimo numero di Cannibale, quello con la copertina rossa e i fumetti americani underground. La serie in edicola di Cannibale era stata finanziata da Il Male, ma l’amministrazione aveva posto un veto alla sua continuazione, poiché, a differenza del Male, aveva perduto in pochi mesi decine di milioni, per le scarse vendite. D’altronde le energie contenute nei fumetti cannibalici erano strette nella gabbia del ‘genere’. Mentre Il Male, sempre dal mio punto di vista, stava diventando troppo satirico, troppo specialistico, pur nella sua grande libertà di impresa e invenzione. Mi pareva che così come i soli fumetti, per quanto rivoluzionari, anche la sola satira, per quanto strepitosa e provocatoria, fossero linguaggi che andavano messi a confronto, fusi con una comunicazione più ampia e ambiziosa, che non autolimitasse il nostro diritto, la nostra legittimità, il nostro ‘dovere’ di fare analisi ed esplicitare opinioni libere. Fu questa ricerca convergente, mia di una rivista più completa, e di Tamburini di uno spazio grafico e fumettistico più stabile e maturo, che ci condusse a progettare una nuova rivista, di cui vennero subito fatti partecipi Scòzzari e gli altri di Cannibale (Pazienza, Mattioli e Liberatore).Tamburini aveva in mente il nome: Frigidaire e ne fummo tutti entusiasti.

Il vero è il falso, il falso è il vero. Una tecnica di guerriglia culturale che ha dato vita a falsi giornali italiani, e anche stranieri, contro i regimi dell’est. Quale idea sta dietro questi plagi mediatici?

"I giornali falsi nacquero prima come falsi dei grandi giornali italiani, la Repubblica, Il Corriere dello Sport, L’Unità, Il Corriere della Sera e via via gli altri. Parodia e rovesciamento, ironia e verità, profezie sparate come notizie (senza bisogno di controprove), desideri in movimento: queste le caratteristiche dei nostri primi falsi del ’78 e ‘79. Tuttavia l’idea mi sembrava così rivoluzionaria da poter essere estesa e usata quasi a cambiare la realtà cambiandone la rappresentazione. Per questo, in occasione della visita del Papa in Polonia, nel giugno ’79, pensai a realizzare un falso di Trybuna Ludu, l’organo del partito comunista al potere in Polonia. Ci lavorai praticamente da solo, con l’ausilio di un giovane polacco che abitava a Firenze (Wlodek Goldkorn, poi divenuto giornalista de l’Espresso). Pensai, ovviamente, a far crollare il regime polacco, con la notizia dello scioglimento del Poup (il partito al governo) e l’elezione di Wojtyla a re di Polonia. Il tutto era condito in una salsa satirico-surreale: il Poup si scioglieva per un misterioso raffreddore che aveva stravolto la vita di tutti i suoi membri; i leaders scrivevano feroci autocritiche per autodenunciare le barbarie del regime, eccetera. Diffondemmo il falso in Polonia clandestinamente (io e il fotografo Sandro Giustibelli) e riuscimmo a fuggire prima che la polizia polacca ci arrestasse. Questo fu l’avvio. L’anno dopo raccolsi in una singolare redazione internazionale una gran parte della dissidenza sovietica e preparai un falso della Pravda, con l’annuncio della fine dell’Urss. "Né unione, né socialiste, né sovietiche, solo repubbliche. La Russia ha sconfitto i demoni", questo il titolo. In prima pagina l’ideologo Suslov si autodenunciava e denunciava il regime e l’orribile dittatura dell’Urss. A questo falso collaborò un giovane lituano esule, Savik Shuster. Nell’83 con Savik, nel frattempo divenuto (con Frigidaire) sempre più maturo come giornalista e scrittore (adesso dirige Radio Free Europe a Monaco), preparammo il falso di Stella Rossa, il giornale dell’Armata Rossa, con la notizia della fine della guerra e (ancora) dello scioglimento dell’Urss, e andammo a distribuirlo ai soldati sovietici impegnati in Afghanistan, nonché nell’est europeo e in molti paesi occidentali, in milioni di copie. Collaborarono ancora una volta quasi tutti i dissidenti in esilio, in particolare il battagliero Vladimir Bukovski, la scrittrice Natalia Gorbanievskaia e il grande scrittore Vladimir Maximov".

Falsi d’autore e identità multipla, come ad esempio Luther Blissett: quali le differenze di queste due sfide allo status quo mediatico?

"Questa tecnica di comunicazione guerrigliera, proprio per la sua natura di strumento offerto ai piccoli contro i grandi e i potenti, è uno strumento importante e permanente della comunicazione autonoma. In tal senso il nome multiplo può essere una variante interessante dei ‘falsi nomi’ da me adottati, che erano anche falsi stili, false confessioni, false rivelazioni… Tuttavia i nomi falsi e il nome multiplo sono forme diverse. Nei primi vedo una gestione scanzonata, leggera e ironica, giocosamente guerrigliera dell’identità. Invece il nome multiplo, talvolta, può slittare verso il nome collettivo, o la firma collettiva, che è una cosa molto più seriosa, più ‘partitica’ e assai meno guerrigliera. Il problema non è nascondere la nostra identità, ma rivalutarla rispetto a dei sistemi totali che ci espropriano della parola".

Al di là del mito, qual è stato il tuo rapporto umano ed editoriale con Andrea Pazienza?

"Andrea era un grande artista (sempre positivamente e umilmente dubbioso sulle proprie invenzioni, ma anche sicuro della propria vocazione o, se si vuole, ossessione), ma soprattutto era un amico affettuosissimo, cui mi legavano comuni, o simili, sensibilità. Andrea infatti (unico tra i frigideriani) ammirava sinceramente i miei disegni fantastico/mostruosi non meno di quanto io fossi incantato dall’inarrivabile armonia leonardesca dei suoi. Lui stimava il mio decisionismo e la mia serietà ironica di direttore/scrittore/attore, almeno quanto io mi inchinavo e godevo della sua impagabile capacità di scoprire linguaggi, storie e prospettive. Da ciò nacque anche l’invenzione comune (nel 1985) dell’arte maivista, che poi è rimasta l’unica definizione valida di tutte le nostre imprese artistico/politico/editoriali. Che altro dire senza scrivere un libro? Amavamo tutti e due Totò, eravamo meridionali, ci incantavano i grandi illustratori della Scala D’Oro, i libri d’avventura, le donne (che amavamo entrambi con una disperazione e una passione dolorosa). Insomma Andrea era un confidente e amico, il mio pupillo direi, vista la differenza d’età (aveva dieci anni di meno), anche rispetto agli stimatissimi e carissimi Tamburini e Scòzzari. In lui ritrovavo quel mistero della poesia e dell’arte che avevo già conosciuto in mio padre, una specie di altra dimensione della sensibilità, un’umiltà, un amore per la bellezza in sé e la poesia in sé… Ma dovrei dire tante altre cose…".

Qual è il rapporto tra Frigidaire e l’arte?

"Come ho detto, l’arte per noi è stata sempre arte maivista, vale a dire un incrocio imprevedibile, ma illuminante, di stili e immagini senza padrini e senza rispetto per mode, critici, gallerie, avanguardie, retroguardie, arte alta, arte bassa, fumetto, illustrazione, quadri, fotografia... Questa nostra autonomia spiega anche la vicinanza con un nomade della critica come Achille Bonito Oliva (mio amico dai tempi in cui ero un adolescente commesso di libreria a Napoli), a sua volta teorizzatore del superamento delle avanguardie storiche, della messa in parallelo delle immagini e delle invenzioni estetiche. Del resto l’immagine di Achille nudo, sul n. 6 di Frigidaire, era il manifesto comune di una critica ironica ad ogni seriosità antiartistica, ad ogni mercantilizzazione stupida dell’immagine. Noi viaggiavamo lucidamente tra le merci, anche tra le merci artistiche; ABO, pur conservandosi differentissimo da noi, ha intuito la novità di questa trasversalità creativa".

La satira e Berlusconi?

"Su Berlusconi vale ancora il marchietto di un porco con il simbolo del dollaro, disegnato da Scozzari e pubblicato su Frigidaire nel 1985, con la scritta mia: "Berlusconi ? No, grazie". Mancavano nove anni alla famosa ‘discesa in campo’..."