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Campagna elettorale

Gli spot elettorali: tutti uguali e disastrosi. Quando si vuol vendere un politico come un formaggino, ma non si ha il coraggio di andare fino in fondo.

Per scongiurare ingiuste accuse di qualunquismo, premettiamo un atto di fede: non è assolutamente indifferente che vinca questo o quel candidato e quindi andremo a votare, come sempre.

Domenico Fedel, con la sua lista “Autonomia Integrale”, è stato il primo a partire con la propaganda, ma purtroppo è rimasto escluso dalla competizione elettorale.

I partiti non sono tutti uguali, ma soprattutto da che vige il sistema bipolare si è creata una strana schizofrenia: nel dibattito quotidiano volano - incessanti - sarcasmi, insulti e veleni, ma poi, nella propaganda elettorale, tutto si attenua in affermazioni prudentemente generiche, in ovvietà su cui è impossibile non concordare e che velano le differenze e le specificità.

Cominciamo con lo spoglio degli spot trasmessi in uno stesso giorno da una Tv locale considerando tre temi di particolare rilevanza. Nel campione, si noterà, mancano - non per nostra strumentale omissione - le posizioni di alcune forze politiche che in quel certo giorno non hanno trasmesso spot (Udeur, Rifondazione, DS, ecc.); siamo comunque convinti che la loro presenza non avrebbe modificato il risultato.

1. L’ambiente

- "Valorizzazione e protezione ambientale, perché il territorio è un bene naturale ed economico da salvaguardare per le future generazioni".

- "Se vuoi vivere in un Trentino che sappia valorizzare il proprio ambiente naturale…".

- "Diritto… all’ambiente per uno sviluppo sostenibile".

- "Lo sviluppo e l’ambiente sono compatibili se mettono al centro la persona".

Tutti ambientalisti, insomma: nell’ordine, lo SDI, come Trentino Autonomista, come i Verdi , come la Margherita.

2. La sanità

- "I cittadini si aspettano servizi sanitari migliori".

- "La sanità dev’essere finalizzata al malato".

- "La sanità trentina cerca una nuova dimensione per il bene di tutti".

- "Una sanità più giusta e più umana verso chi soffre".

- "La salute e il benessere di ogni persona è l’obiettivo di una sanità che non spreca risorse" .

Responsabili di queste strazianti banalità sono rispettivamente UDC, Lega, AN, Lista Taverna e Margherita. Il cittadino che volesse scegliere valutando le rispettive posizioni, cosa ne ricaverà?

3. L’Autonomia e la pubblica amministrazione

- "Vogliamo che il nostro Trentino continui ad autogovernarsi… Un Trentino dove l’autonomia non venga diretta da Roma".

- "Abbiamo spalancato porte e finestre per portare nelle istituzioni energie nuove, coerenza morale e trasparenza".

- "Una pubblica amministrazione più efficiente".

- "L’Autonomia è un bene per tutti, dobbiamo difenderla".

- "Vogliamo tutelare e rafforzare il sistema delle autonomie e soprattutto rafforzare il ruolo del Trentino".

- "Vogliamo rinnovare il Trentino e la sua Autonomia".

- "Una politica restituita al territorio, restituita alle persone".

Nell’ordine, slogan di Margherita, Verdi, Lista Taverna, Patt, AN, Trentino Autonomista, UDC, in cui l’unica differenza che si percepisce è quella fra chi vanta i successi conseguiti (e dunque è attualmente al governo) e chi vuole cambiare le cose. Ma gli obiettivi perseguiti appaiono gli stessi.

Peggio ancora sono certe espressioni (nemmeno slogan) alle quali è obiettivamente impossibile attribuire un qualunque significato: "Insieme possiamo affrontare grandi sfide" (PATT), "Insieme per crescere" (Lista Taverna), "Camminiamo insieme" (Forza Italia)…

A questo mascheramento generale fa parzialmente eccezione la Lega, per via di alcuni suoi chiodi fissi che anche in campagna elettorale necessariamente emergono: il numero chiuso per gli immigrati, la contrarietà al Corano nelle scuole, ecc. AN si scopre solo allo slogan finale ("Voltiamo pagina per sconfiggere la sinistra"), i Verdi per un accenno ai diritti degli animali e l’UDC - ma già qui occorre avere una certa dimestichezza con le vicende politiche – quando vanta la propria moderazione.

Seguendo la propaganda televisiva (e non parliamo delle angoscianti "tribune politiche", condotte da giornalisti il cui solo pensiero è non mettere in difficoltà i candidati per non sembrare di parte) colpisce il divario abissale fra la raffinatezza delle immagini e la pedestre rozzezza del parlato. Non a caso gli spot più brillanti sono quelli (uno del PATT, l’altro dei diessini di Bolzano) che si limitano, con la musica e le immagini, a trasmettere un’atmosfera, a suggerire un senso di appartenenza. Pura suggestione, insomma, come nella gran parte della normale pubblicità.

La sedicente novità di queste elezioni: il partito di Clemente Mastella e il suo giovane profeta, Carmelo Lentino.

La politica come merce? E’ una perversione, d’accordo, ma dicono che funzioni. I politici però non si rassegnano fino in fondo, rifiutano di essere equiparati a un formaggino, vogliono condire le immagini con le loro parole e così rovinano tutto. Che senso ha scervellarsi sull’estetica delle immagini quando poi arriva un candidato che muovendosi goffamente e con un pesante accento dialettale parla di "sfide"? La politica ha scelto di vendersi come un detersivo? E allora abbia il coraggio di farlo fino in fondo.

I più moderni, in tal senso, sembrano quelli della lista "Leali al Trentino", che nel loro spot televisivo si affidano completamente al gioco di parole (leali - le ali), con un susseguirsi di slogan che non dicono niente ma che suonano bene: "Diamo le ali al lavoro e alla nostra economia"; "Leali con i sogni dei giovani"; "Diamo le ali alla giustizia"; "Diamo le ali al sistema economico trentino".

E’ evidente che questa tiritera, priva com’è di qualunque contenuto, non è in grado di persuadere nessuno, ma il suo obiettivo è un altro: marcare comunque una presenza lasciando del prodotto un ricordo gradevole. Si dirà che una tale forma di comunicazione politica è ripugnante e non ha nulla a che fare con la democrazia. E’ vero, ma dicono che funzioni. Quando vent’anni fa vedevamo le conventions dei partiti americani, coi coriandoli e le ragazze ponpon, ci scandalizzavamo; adesso facciamo pressappoco le stesse cose, e ci sembra tutto normale.

Per raggiungere quel modello ci manca però ancora un po’ di esperienza; e così capita di vedere manifesti come quello del forzista Veronesi, ripreso di spalle mentre tenendo per mano una bambina si incammina verso un boschetto. Lo slogan, nulladicente, è "Camminiamo insieme", ma meglio si adatterebbe all’immagine qualcosa come "Non accettate caramelle dagli sconosciuti", con sotto il logo di Telefono Azzurro.

L’altro importante elemento di sedicente modernizzazione e democratizzazione delle campagne elettorali è la discesa del candidato fra la gente. Niente più comizi, considerati manifestazioni autoritarie, ma incontri simpaticamente informali, colloqui a tu per tu, distribuzione personale del materiale propagandistico, concessione di autografi.

Tutto questo naturalmente dura l’espace d’un matin, il breve momento della campagna elettorale, dopo di che il politico, se eletto, tornerà a blindarsi nella sua torre: niente più incontri al bar commentando le notizie davanti a un caffè (Dellai), né scorrerie in camper "per tutte le vallate invitando la gente a discutere sulle cose da fare per i prossimi 5 anni e distribuendo personalmente santini e biografie autografate" (Andreotti).

Lungi dal rappresentare un avvicinamento dei cittadini alla cosa pubblica, queste iniziative tendono a costruire tanti minuscoli culti della personalità: vedi i Lorenzo’s Boys, i nomi dei candidati sulle magliette quasi fossero delle rock star, la cura delle coreografie... insomma, la tendenziale sparizione della politica. Ancora una volta, il candidato come un prodotto da supermercato. Come Alessia Marcuzzi, che non ha particolari competenze in materia, fa la testimonial di uno yogurt, così l’ex attaccante della nazionale Paolo Rossi "si è messo a disposizione del consigliere provinciale uscente (Claudio Taverna, n.d.r.) per sostenerlo nella campagna elettorale". Il quale Taverna, transfuga di AN e assoluto outsider nella competizione elettorale, ci tratta da popolo bue anche in un altro modo, rilasciando ai giornali dichiarazioni assurde alle quali lui per primo non può credere: "Non ho bisogno di apparentarmi con qualcuno. Mi basta un voto in più di Dellai e Andreotti e posso fare la mia giunta... Io corro per vincere, non per un posto in Consiglio… Penso di vincere… ".

La politica tende a sparire: Carlo Andreotti inaugura la campagna elettorale a Transacqua intrattenendosi con un centinaio di convenuti, ma "non si è parlato di politica - racconta il cronista - e questo... per stare nel tema dell’incontro: ‘Una amichevole castagnata per trascorrere una serata in compagnia’. Per l’incontro politico c’è tempo". Nel caso in questione è anche andata male: il candidato del centro-destra è arrivato con un’ora di ritardo e le castagne erano bruciate e anche marce. Tutti hanno comunque ricevuto la loro copia della "Andreotti Story".

Ancor più significativa l’altra iniziativa dello stesso Andreotti, l’opuscolo con le "spiritose" foto del candidato che interpreta le varie problematiche trentine, ivi compresa la disabilità, con il bavoso anziano in carrozzella che palpeggia l’infermiera che lo imbocca: un esempio di frivolezza e cattivo gusto che ci richiama alla memoria i manifesti del Berlusconi operaio.