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In morte dell’antico cimitero di Nago

Alessandro Tonelli

La distruzione dell’antico cimitero di Nago è un fatto così strano e ingiustificato, che richiede una indagine ad hoc. Questo piccolo camposanto risale al 1843, come indica la data riportata sul basamento della croce posta al centro, ed è delimitato da un muro secondo l’antica usanza. In origine era un orto e venne donato alla comunità dalla famiglia Sighele proprio a scopo cimiteriale. Rimasto in uso fino al 1972, costituiva, oltre ad una testimonianza storica, un angolo caratteristico di memoria e raccoglimento, a cui molti erano affezionati, tanto è vero che le tombe sono sempre state tenute in ordine dai privati. A questo proposito è interessante ricordare che alcune lapidi commemorative vi vennero collocate anche dopo che era entrato in disuso. Inoltre codesta area cimiteriale si trova nei pressi della chiesa di S. Rocco e dal 1959 è soggetta a vincolo di tutela indiretta, il che testimonia del pregio del manufatto e dell’importanza della sua conservazione. Con queste premesse, come è stato possibile arrivare a tanta devastazione?

Nel 1997, secondo il piano regolatore, la zona risultava ancora area cimiteriale. Due anni dopo mutava la sua destinazione d’uso in parcheggio pubblico, nonostante che, nei pressi, esistano soluzioni equivalenti. Come mai un così radicale mutamento?

La seconda "adozione del Commissario ad Acta" (arch. Sandro Flaim) del piano regolatore veniva approvata il 13 settembre 2003 dagli organi provinciali. Gli uffici del Servizio beni culturali della Provincia preposti alla tutela del patrimonio ne avevano preso nota? Sembrerebbe di no.

Da notare che nel periodo che va dal 1999 alla sua recentissima devastazione, il cimitero è stato totalmente trascurato dall’Amministrazione e considerato come supporto dei cassonetti dell’immondizia. Ben sette bidoni per i rifiuti sono stati collocati ai lati dell’ingresso. Con questo sistema si andava forse attuando quella strategia del degrado che si mette in atto quando si intende svilire un bene su cui si appuntano future speculazioni? Sta di fatto che si perviene alla distruzione dell’insieme cimiteriale grazie ad un procedimento che si basa su una serie di inspiegabili equivoci e senza l’autorizzazione del Servizio Beni Culturali. Le sequenze sono queste.

Il 17 luglio 2003 nelle case degli abitanti di Nago arriva la prima lettera del Comune che informa della "sistemazione" dell’area. Il 3 novembre 2003 il Comune invia una seconda lettera in cui spiega i dettagli delle esumazioni e i costi dei loculi, precisando che le lapidi e i monumenti funerari saranno allontanati. In altre parole si preannuncia la totale manomissione dell’area cimiteriale tutelata a norma di legge da ben 45 anni.

Poco dopo (l’11 novembre), la Giunta comunale incarica un ufficio tecnico privato di sviluppare un progetto di parcheggio sull’area, dato che "si ritiene necessario realizzare su tale area un parcheggio pubblico a causa della sempre maggiore fruibilità della zona, dovuta in parte anche all’utenza scolastica". Questo è quanto si legge nella delibera di Giunta n. 13 3/2003. A parte il fatto che l’utenza scolastica delle elementari è sempre la stessa da decenni, e che il nuovo polo scolastico si presuppone dotato di parcheggi, sarà comunque situato ad un chilometro di distanza dal cimitero. Nel novembre 2003 il progetto è portato a termine. La relazione ad esso allegata, liquidata sbrigativamente la storia del cimitero, omette di citare i monumenti, quali la Croce (1843), il cippo in memoria dei Caduti (1926) e non accenna nemmeno alle tombe monumentali. In compenso giustifica l’intervento distruttivo con "le sempre più onerose spese" e le "istanze dei cittadini". Da notare che il cimitero è in stato di abbandono da tempo, inoltre sia delle spese sia delle istanze dei cittadini non esiste traccia.

Ma quei morti davano tanto fastidio? Disturbavano il sonno di qualcuno? Il cimitero era piccolo, raccolto nelle sue antiche mura, con le sue lapidi, molte di pregevole fattura presenti sia sulla cinta muraria che nel camposanto, alcune ultracentenarie. Portava in sé la storia e il ricordo delle persone che hanno contribuito alla crescita del paese. Centosessant’anni di vita paesana.

C’era poi anche il vincolo ambientale o indiretto istituito nel 1959 e debitamente intavolato, vincolo con valore di legge, cioè il divieto di introdurre qualunque modificazione ambientale senza l’autorizzazione della Soprintendenza. Contro di esso non bastavano le opinioni: ci voleva un’astuzia. Arriviamo così al punto più sconcertante della vicenda.

Nell’autunno 2003 appare sui quotidiani locali un articolo che denuncia il rischio di cancellazione del cimitero. Il 3 novembre io stesso informo i Beni Culturali di quanto si sta preparando e chiedo l’avvio di un’indagine storica affinché si eviti che il cimitero sia distrutto per farne un parcheggio. Alla richiesta allego una documentazione fotografica e il tutto viene protocollato dall’ufficio pubblico.

A distanza di un mese circa inizia il gioco delle parti tra il Comune e il Servizio Beni Culturali. In data 15 dicembre 2003 il vicesindaco reggente Flavio Pompermaier invia al Servizio Beni Culturali un’istanza per restauro di un immobile, tutelato in base alla legge 1.6.1939 n.1089, cui allega il progetto dell’intervento. Vi si contempla in maniera inequivocabile non il restauro, ma il completo stravolgimento dell’area tutelata, con la distruzione delle tombe, degli elementi decorativi e monumentali e l’abbattimento delle mura e degli alberi. A tale progetto grafico si unisce una relazione tecnica dal titolo: "Opere di esumazione dell’area cimiteriale", in cui l’Amministrazione, confermando il progetto di cui sopra, si dichiara intenzionata "a procedere alla soppressione dell’area cimiteriale in oggetto". A conclusione del tutto, si evidenzia come il piano regolatore comunale classifichi beffardamente l’area cimiteriale in parte come "verde privato", in parte come "parcheggio pubblico". Il Servizio Beni Culturali. che pure dovrebbe essere allarmato, non fa pervenire al Comune risposta alcuna. Il Comune torna alla carica il 10 febbraio 2004 nella persona del responsabile dell’ufficio tecnico arch. Renio Zulberli per informare il Servizio Ceni Culturali che si procederà quanto prima alla sola esumazione delle salme, senza manomissione dei manufatti vincolati. A che scopo? L’operazione non appare sensata solo se finalizzata alla distruzione del luogo? Del cimitero antico rimangono il monumento ai Caduti della Grande Guerra, la Croce e alcune lapidi sui muri perimetrali che ormai contornano una desolante spianata. A ciò il Dirigente dal Servizio Beni Culturali arch. Sandro Flaim, risponde il 19 febbraio lavandosene le mani, "poiché i lavori prospettati", cioè l’eliminazione delle salme, "non riguardano specificatamente i manufatti che costituiscono il bene vincolato, né si configurano quale modificazione ambientale", di conseguenza "non compete allo scrivente il rilascio della richiesta autorizzazione". Al Difensore Civico, che ha richiesto il suo parere, l’arch. Flaim nega perfino di aver ricevuto "documentazione progettuale, anche se preliminare e sommaria". Cosa non vera: egli aveva restituito il documento al Comune, proprio in allegato alla comunicazione del 19 febbraio.

Ma non è finita. A richiesta dello stesso Difensore Civico il vicesindaco risponde in data 11 marzo: "Solo una rivisitazione dell’area con nuove e diverse destinazioni d’utilizzo su cui peraltro l’Amministrazione sta lavorando, richiederà una preventiva e formale autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione a mezzo della Soprintendenza per i Beni Architettonici", ignorando che già è cambiata la destinazione d’uso dell’area. Ma se è così cosa intende dire?

Si arriva così alla conclusione grottesca della vicenda. Il 29 marzo scorso si apriva il cantiere comunale e si iniziava la demolizione delle tombe, le cui lapidi belle o brutte indistintamente. finivano frantumate in un cassone. E i due responsabili di zona preposti alla tutela del patrimonio? Lo scrivente, lo stesso giorno, informava i Beni Culturali dell’inizio dei lavori, precisando che non si trattava affatto di esumazioni, ma della sistematica distruzione delle tombe; e chiedeva che venisse bloccato il cantiere. Invano: iI cantiere è terminato, come previsto, l’8 aprile.

Mentre scrivo, penso che nella Provincia di Trento le campane a morto non ci avviseranno della dipartita di un membro della comunità, ma dell’arrivo di un parcheggio.