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La Regione e la Fuev

70 milioni di denaro pubblico ad una associazione dalle indubbie nostalgie razziste?

Nonostante la ferma opposizione di chi scrive e le argomentazioni anche scritte contrarie a questa decisione, la giunta regionale continua a finanziare la Föderalistische Union Europäischer Volksgruppen, la FUEV, con 70 milioni l’anno: molti, visto che non si sa esattamente come vengano spesi (ufficialmente per la normale attività) e che non si capisce quali vantaggi comportino per la comunità regionale (che paga). La Regione paga una quota attraverso la quale diventa socio dell’Union. La Provincia di Bolzano paga circa 20 milioni e ha in cambio una vicepresidenza; la Regione si associa senza avere un suo esponente nel direttivo.

L’associazione è stata negli anni scorsi ripulita dalle relazioni personali e finanziarie pericolose, che l’hanno caratterizzata per decenni, in parte per esaurimento generazionale e in parte per l’intervento delle autorità che han dovuto cedere alle pressioni esercitate nel Parlamento tedesco e dalla stampa che ha svolto una funzione di controllo attenta e approfondita.

Tuttavia manca ancora una chiara dichiarazione di discontinuità con un passato pieno di ombre. Il Manuale dei gruppi etnici, un testo razzista scritto dall’allora Presidente della FUEV insieme ad un secondo autore, è stato diffuso dall’associazione almeno per tutto il 1996, risultandone acquisti e vendite in bilancio, ben oltre dunque la affannate dichiarazioni di presa di distanza degli ultimi tempi. Chi ha detto che si tratta di "cose vecchie di almeno 50 anni" durante un dibattito in Consiglio regionale ha sbagliato i tempi! Ma si tratta del vicepresidente della Regione, che in questi giorni si vanta in numerose interviste dell’impegno di ingenti risorse della Regione "a favore delle minoranze tedesche nell’Europa orientale", mentre la legge regionale parla di minoranze in generale, non solo di quelle di lingua tedesca. La mancanza di discontinuità è confermata dalle spiegazioni evasive o addirittura non corrispondenti alla verità fornite dalla FUEV alla Regione in un carteggio dell’anno scorso. Dunque è grandemente inopportuno che la Regione spenda denaro pubblico in questa direzione.

Quali sono le caratteristiche organizzative della FUEV? L’assessore provinciale alla cultura di lingua tedesca, che è anche vicepresidente della FUEV, afferma che ne fanno parte i rappresentanti di 75 gruppi etnici. Fu, qualche anno fa, un ex-presidente della FUEV che mise in dubbio l’effettività della rappresentanza, in un’intervista al Dolomiten, dove si parla anche di "molti scheletri negli armadi".

Alla richiesta di spiegazioni sul fatto che l’associazione ancora diffondeva il vergognoso libro "Handbuch der Minderheiten", il manuale razzista sulle minoranze europee, il presidente della FUEV rispose: "Considero estremamente riprovevole e deplorevole che sotto l’egida della FUEV possano essere state rese pubbliche certe teorie della razza in un manuale pubblicato negli anni ‘70". Questa non è una presa di distanza, perché il manuale non fu solo pubblicato sotto l’egida della FUEV, ma fu scritto dal suo presidente di allora!

Diretta è la continuità della rivista della FUEV, Europa Ethnica con Nation und Staat, la rivista antisemita del Terzo Reich. Per chi non lo conosca, il numero 1 della rivista, del 1958, ha due editoriali. Il primo è redazionale e porta il titolo "Da Nation und Staat a Europa Ethnica. Europa Ethnica continua sugli obiettivi ideali di Nation und Staat". Un’affermazione che smentisce di per sé ogni tentativo di negare la continuità. Ma se ci fossero dubbi, il resto del giornale è occupato interamente dal secondo editoriale, ove si dichiara la linea di politica culturale della rivista. Lungo tre pagine, è scritto dal segretario della FUEV, e parla, fin dal titolo, degli obiettivi della FUEV. Il contenuto è un’esaltazione dell’attività dei Congressi dei popoli, tenuti fra le due guerre, quindi in periodo nazionalsocialista, a favore delle minoranze tedesche all’estero.

Anche un’altra affermazione della difesa, secondo cui fra Europa Ethnica e FUEV non vi sia mai stato alcun rapporto (salvo, affermò il nuovo presidente, durante la presidenza di Christoph Pan, il quale tuttavia smentì di essere stato lui l’iniziatore) è dunque falsa.

Negli ultimi anni l’attività si è concentrata nei nuovi paesi dell’Est europeo, dove manca purtroppo un sistema di mass media sufficientemente agguerriti per poter giudicare quanto accade.

Dunque esistono ragioni forti di opportunità per tenere lontana un’istituzione democratica dalla partecipazione come socia a un’associazione che meno di altre può contribuire a uno sviluppo democratico dell’Europa. L’Unione europea ha fra i suoi obiettivi uno sviluppo federale e un’attenzione verso le minoranze. Affinché lo sviluppo sia democratico queste ultime devono tuttavia diventare protagoniste del loro destino, attraverso forme di rappresentanza reale e diretta, che prevedano il diritto di parola e azione (per questo vedi anche le difficoltà incontrate dai Ladini delle Dolomiti, solo di recente ammessi a far parte della FUEV, dopo che a lungo la loro partecipazione è stata osteggiata) e non tanto attraverso un’associazione che è nata a suo tempo con scopi del tutto diversi e che ancor oggi, al di là delle generiche dichiarazioni statutarie, non si sa bene quali obiettivi concreti porti avanti.