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Cittadini o borghesi?

Il 23 aprile, elezioni amministrative ad Innsbruck. Con molte possibili sorprese

Il 23 aprile, finalmente, andremo alle urne per eleggere il nuovo consiglio comunale. A livello nazionale, si tratta dell’ultimo test prima delle politiche di novembre; un test importante, visto che i verdi – già primo partito in città nelle europee, ma con una partecipazione abbastanza bassa – secondo tutti i sondaggi sono allo stesso livello dei grandi partiti "storici, diventati partiti medi anche loro. La lista conservatrice-civica della sindaca, i popolari tradizionali, i socialdemocratici ed i verdi sono quotati attorno al 20- 23%, con un margine di errore statistico vicino al 5%; cioè nessuno è certo di vincere.

Ma una cosa è certa: per la prima volta i verdi si candidano al governo di una città capoluogo e propongono agli elettori anche un candidato-sindaco.

Nella città universitaria di Friburgo, nostra gemella, i verdi già hanno il sindaco, con verdi, rossi e bianchi nel consiglio allo stesso livello di seggi, e con maggioranze variabili. La differenza è che a Innsbruck il sindaco non viene eletto direttamente, ma dal consiglio dopo le elezioni, e non è detto che chi ha la maggioranza relativa abbia anche il sindaco; ad esempio, è possibile formare una maggioranza in consiglio coalizzando le due liste più forti, con l’aggiunta di qualche lista minore, per eleggere il sindaco.

Secondo i popolari, siamo in una situazione di emergenza. Un governo rosso-verde (in realtà poco probabile, vista la decennale vocazione dei socialdemocratici alla cooperazione coi popolari e la pressione del partito provinciale, partner minoritario nella giunta provinciale, e vista anche una forte concorrenzialità fra rossi e verdi) vorrebbe dire, dando retta alle paure del Capitano, che arriverebbero i cosacchi ad abbeverare i loro cavalli nelle fontane del duomo. Insomma, sarebbe il tramonto della civiltà tirolese. Dunque, occorre difendere la maggioranza "borghese" costi quel che costi, magari al prezzo di unirsi con le due liste xenofobe, nazionaliste e qualunquiste vicine ai Freiheitliche, Finora, però, nessuno si è degnato di spiegare cosa significhi, per il ventunesimo secolo, questo concetto novecentesco (borghesia).

Si tratta, semmai, di un equivoco. Il tedesco, unica fra tutte le lingue civilizzate, conosce solo la parola "bürgerlich", la quale può significare sia "borghese" che "cittadino". La differenza fra "bourgeois" e "citoyen" – o, allo stesso livello, "bourgeois" e "citizen" in inglese - scompare. La società civile non è di casa nella nostra lingua tedesca.

I verdi, però, insistono proprio a definirsi come partito di questa società civile, che difende valori tradizionali come la solidarietà, la lotta contro l’esclusione sociale di ceti marginalizzati, i diritti civili, ed allo stesso tempo partito di una modernizzazione europea, sulla linea di un’economia di mercato "social-ecologica"; insistono a definirsi un partito della sinistra liberale, magari libertaria. Non si tratta di contrapporre mercato e "sociale": il problema è governare il mercato, stabilire delle regole grazie alle quali il mercato funzioni in modo non distruttivo per l’ambiente e per la giustizia sociale.

"Ma finiamola con queste sciocchezze - gridò il sottoscritto alla sindaca in pieno consiglio - Quanto ad essere ‘bürgerlich’, io lo sono quanto te e più di te".

Se la civiltà è un valore, non può prevalere il conservatorismo, un governo autoritario che non tiene conto dei movimenti della società civile, che crede ciecamente nella creatività del mercato per risolvere tutti i problemi sociali, che esclude dalla vita urbana i giovani ribelli, gli emarginati, i gay, i "drogati", gli immigrati e via dicendo, vedendoli solo come problemi di ordine pubblico anziché parte, con tutti i diritti, di una civiltà urbana non sempre idillica, ma veramente democratica, ricca perché diversificata, europea, solidale.

In verità, e lo sa bene sia il Capitano che la sindaca, i verdi in città sono forti nei distretti dove, vent’anni fa, i popolari dominavano incontrastati. Ci sono dei distretti dove una maggiorana assoluta bianca è diventata una maggioranza relativa verde. Prima i figli dei cittadini "medi", accademici, impiegati, funzionari, poi la mamma, poi la nonna, ed infin fine anche i padri hanno cambiato campo.

Non c’è un abisso tra i valori social-cristiani, e quelli di di una tradizione "sussidiaristica" e poco statalista, una volta cari ai popolari, oggi tipica dei verdi.

Lo si vide a Bregenz, capitale della provincia più occidentale dell’Austria, quando dopo un’impasse elettorale i popolari, in meno di una settimana, riuscirono a formare una maggioranza con i verdi, dandogli il vicesindaco con i dicasteri dell’urbanistica, del traffico, dell’ambiente e delle politiche per le donne e gli immigrati. Stessa cosa per la giunta provinciale dell’Oberösterreich.

Si tratta di ben altro che di ideologie e spettri novecenteschi. I popolari hanno paura di non essere più soli nella stanza di comando, di non poter continuare una politica conservatrice, reazionaria, di dover aprire al ventunesimo secolo. Di diventare, insomma, un partito qualsiasi, come tutti gli altri, anziché il "Partito-Stato" del Tirolo.

Vedremo, in aprile, se fra i cittadini prevarrà la paura, o il desiderio di cambiamento.