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QT n. 8, settembre 2009 Trentagiorni

La foglia di fico dello yogurt

L’onorevole leghista Maurizio Fugatti sembra aver fatto del “made in Trentino” una bandiera. Oggetto del contendere, ultimamente, è stato uno yogurt venduto sui nostri scaffali col marchio Coop e reo di essere prodotto in Francia. Per questa ragione Fugatti ha proposto una sorta di embargo a simili prodotti nei nostri supermercati.

Il contrasto all’importazione del prodotto francese potrebbe essere interessante, ma soltanto a due condizioni:

1) che lo yogurt possa essere realizzato anche in loco, evitando così il trasporto ed i relativi costi ambientali.

2) che la produzione locale sia di qualità uguale o superiore rispetto a quella estera.

Per quanto riguarda il primo punto non ci sono problemi. Relativamente al secondo, invece, emergono delle difficoltà, poiché spesso si spaccia il “made in Trentino” come sinonimo di qualità certificata. Cosa che è tutta da dimostrare e che rappresenta la vera sfida per gli apparati produttivi locali. Recentemente, di fronte alla proposta di legge del PD che vorrebbe introdurre nelle mense pubbliche l’obbligo di utilizzare almeno il 50% di prodotti biologici, alcuni contadini hanno storto il naso, poiché attualmente il Trentino non è in grado di rispondere a questa richiesta e, per farlo, dovrebbe rivoluzionare l’attuale apparato agroalimentare, che non considera il biologico un obiettivo primario.

Non si può, perciò, nascondersi dietro la foglia di fico del “made in Trentino” solo per evitare il confronto con le realtà fuori provincia più avanzate. Non si può neppure farsi scudo delle legittime proteste ambientaliste solo quando fa più comodo.

Se all’onorevole Fugatti sta a cuore il benessere del proprio territorio, perché non ha promosso l’autoproduzione dello yogurt, che non danneggia l’ambiente con trasporti inutili e consente di gustare un alimento qualitativamente migliore? Forse perché ciò implicherebbe l’accettazione di una politica antiproduttivista che ai leghisti e al suo popolo farebbe rizzare i capelli in testa. E allora meglio usare le foglie di fico, per nascondere le solite incoerenze.