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QT n. 8, settembre 2010 Trentagiorni

Una valle ostaggio del turista-Juve

Anche quest’anno la Juventus ha trascorso il suo ritiro estivo a Pinzolo. E anche quest’anno la sua presenza ha generato poche luci e molte ombre. Interessante, a tal proposito, è analizzare i dati presenti nel rapporto che l’assessorato di Mellarini ha prodotto nel maggio scorso e riferito al ritiro 2009 (scaricabile da www.ufficiostampa.provincia.tn.it). Si scopre così che fra i turisti pernottanti in Rendena e nelle Giudicarie Centrali durante il periodo del ritiro, ben il 65,7% appartiene alla cosiddetta categoria “turista-Juve”, ovvero quella tipologia di turista che arriva in valle con il solo scopo di seguire la squadra del cuore.

Secondo i dati forniti dall’assessorato il turista-Juve è generalmente più giovane rispetto al turista tradizionale (38,9 anni di media), è meno colto (pochi i laureati), meno disposto a prolungare le ferie oltre i quattro giorni e soprattutto non nutre particolare interesse per le attrattive del territorio (a differenza del turista tradizionale, che sceglie la vacanza in Trentino proprio in virtù delle sue bellezze naturali). Inoltre, il turista-Juve spende un po’ di più per dormire e mangiare, e soprattutto spende (e molto) per acquistare i gadget bianconeri.

Di fronte ad un profilo del genere viene da chiedersi se questa tipologia di turista “mordi-urla-fuggi” sia il futuro migliore per il nostro turismo. Prima di lasciarsi andare alla facile retorica mellariniana per cui vanno bene tutti, barbari compresi, purché paghino, sarebbe opportuno mettere in luce alcuni aspetti. In primo luogo il dato presente nel rapporto secondo il quale almeno il 13% dei turisti affezionati alla Rendena non gradisce affatto la confusione generata dalla presenza della squadra (mettersi sulle strade della Redena durante i weekend del ritiro significava mettersi in coda dietro centinaia di tubi di scappamento fumanti).

E poi c’è quello che il rapporto non racconta, ma che durante lo scorso luglio è uscito sui giornali e ci è stato confermato da testimoni diretti, ovvero il clima di tensione che si respirava per le vie di Pinzolo quando gruppi di tifosi (spesso alterati dall’alcol) si lasciavano andare a fastidiosi schiamazzi o ad aggressioni. Come è capitato ad un giovane diciannovenne rendenero che per aver difeso “a parole” un altro valligiano circondato da cinque ultras, ha dovuto darsela a gambe per evitare il pestaggio. C’è stato perfino qualche esercente che nel periodo del ritiro ha chiuso il proprio locale in anticipo per paura delle risse causate dai tifosi.

Infine, val la pena riflettere sulla ricaduta “culturale” del turismo calcistico. Più di un operatore ha confermato che praticamente nessun turista-Juve è andato alla ricerca dell’offerta culturale proposta dalla valle, dato che l’unica fonte di interesse gravitava soltanto tra il campo di allenamento e l’albergo che ospitava i giocatori.

Eppure, nessuno ora ha il coraggio di alzare una voce forte e decisa contro questa forma di turismo, perché in fondo l’interesse economico degli alberghi da poche notti e delle pizzerie di strada conta più di tutto il resto.

Vecchia storia quella della sottomissione delle nostre valli all’interesse del guadagno spicciolo. Senza alcuna considerazione per un territorio che non è abitato soltanto da albergatori dalla “bocca buona”, ai quali vanno bene i barbari, purché in possesso di un unto bancomat.

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