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Tempo di Avvento

La polemica più pesante era esplosa nel 2007, ma era cominciata ancor prima: “I trentini non rispettano il calendario dell’Avvento e partono quando vogliono” - lamentavano quelli del mercatino natalizio di Bolzano. Replica trentina: “Siamo in un contesto diverso, mediterraneo”. Risposta bizzarra ad una lamentela surreale: l’Avvento (le quattro settimane di preparazione al Natale) in teoria sono un tempo dedicato alla preghiera e al digiuno in attesa del Messia; ma oggi rimane forse un legame fra la concitazione di questi finti villaggi del consumo obbligatorio e l’atteggiamento parco e meditativo di chi dovrebbe prepararsi alla nascita del Messia? Viene in mente Berlusconi che invita alla sobrietà...

Nei giorni scorsi il dibattito è ripreso: “Il loro (quello di Trento, n.d.r.) non è un mercatino di Natale, è un mercato!” - dicono gli uni. “Loro subiscono l’influsso della cultura tedesca, noi no” - gli si ribatte. E si rilancia, passando finalmente dalla diatriba cultural-teologica al vero terreno, quello della concorrenza: “Da noi vengono in tanti anche dalla Toscana!”. Replica irridente: “Sono quelli che hanno finito la benzina”.

I devoti commercianti altoatesini, è ben vero, sono partiti tutti (da Bolzano a Bressanone, da Merano a Brunico, a Vipiteno) al momento giusto: il 26 novembre. Però chiuderanno bottega il 6 gennaio, quando l’Avvento sarà finito da un pezzo. Come la mettiamo? I trentini, al contrario, cominciano alla spicciolata: chi il 13 novembre (Pergine), chi il 20 (Trento), chi ai primi di dicembre; e sgomberano le piazze (più correttamente, liturgicamente parlando), prima di Natale; tranne Levico, dove l’evento si conclude solo con l’Epifania, dopo quasi due mesi di vendite.

Morale della storia: non c’è ormai più nessuno che abbia ancora voglia di lamentare il degrado tutto consumistico del Natale, dunque perché continuare a fare riferimenti pelosi a un evento liturgico - l’Avvento - di cui la maggioranza dei frequentatori dei mercatini probabilmente sa poco o nulla?

Conclusione: l’ambaradan di luminarie, casette e pullman turistici (abbiamo letto perfino di uno sfiancante tour europeo dei mercatini con tappe a Stoccarda, Strasburgo, Zurigo e Livigno, 4 giorni a 329 euro) cominci pure quando si vuole, anche a ottobre se il gioco vale la candela.

Ricca di suspense e certamente più appassionante di questa contesa interregionale è la trattazione giornalistica del fenomeno: un’attenzione pressoché quotidiana all’andamento degli affari e al numero di pullman arrivati nelle varie località (“Gh’è pù mercatini che rotatorie”- ha commentato “Supermario” Cagol). Un’attenzione che segue l’influenza delle vicende climatiche sull’afflusso dei visitatori, ricordando periodicamente gli obiettivi finali che gli organizzatori si sono prefissi, come le almeno cinquecentomila persone che dovranno assolutamente venire a Trento perché si possa parlare di successo. Un obiettivo che sarebbe stato più facile raggiungere se i gestori delle casette avessero accettato di prolungare l’apertura oltre le 19.30. Fortunatamente sono giunti in soccorso i bar della zona che, dopo la chiusura del mercatino, andranno avanti fino alle 22 con l’happy hour: “Per offrire un’opportunaità ai giovani, che altrimenti non sanno dove andare”.

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