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QT n. 4, aprile 2011 Monitor: Libri

Cielo nero

Prima della fucilazione. Giacomo Sartori, Roma, Gaffi, 2011, pp. 214, euro 16

È probabilmente la prima volta che uno scrittore indaga sulla figura di Galeazzo Ciano, marito di Edda Mussolini, la figlia preferita del Duce: difatti su quest’uomo, che è passato dall’amare il suocero al tradirlo il 25 luglio 1943, ancora oggi sappiamo poco. Giacomo Sartori con “Cielo nero” ci racconta quello che è successo dopo il famoso voto al Gran Consiglio del fascismo, in cui Ciano “tradì” Mussolini. Per lui le conseguenze furono terribili: credendo di raggiungere la Spagna con l’aiuto dei tedeschi, venne in realtà condotto alla prigione degli Scalzi a Verona, dove aspettò di essere processato.

Il libro ripercorre gli ultimi mesi di vita di Ciano: ogni capitolo ha come titolo la data del giorno in cui si svolgono i fatti narrati e, per l’11 gennaio 1944 (giorno della fucilazione di Ciano), viene specificata persino l’ora.

Sartori riesce al tempo stesso a far rivivere la Storia e dar voce ai sentimenti; in particolar modo nel racconto della storia d’amore tra Ciano e Felizitas Beetz, maggiore dell’Ufficio per la Sicurezza del Reich, che aveva il compito di farsi consegnare i diari del genero di Mussolini, che potevano compromettere gli alti gerarchi nazisti. È grazie a Felizitas che Edda, assieme ai propri figli, riuscì a salvarsi raggiungendo la Svizzera, portando con sé i diari, tutt’oggi importantissimi per la ricostruzione di quei delicati momenti storici.

“Cielo nero” sembra un omaggio a questa donna, presentata alla stregua dell’eroina dell’Horace di Corneille, straziata com’è tra il dovere e l’amore travolgente per Ciano, che la spingerà a far di tutto per salvarlo. Sartori tratteggia un personaggio complesso, che però non riesce ad entrare in sintonia con il lettore: le lunghe descrizioni psicologiche della donna appaiono piuttosto fredde e a tratti snervanti; una traccia evidente che dimostra come l’autore tenti, con scarso successo, di descrivere queste emozioni così contrastanti. L’intero testo, costituito in gran parte dal racconto del narratore, con poco spazio lasciato ai dialoghi e all’azione, non possiede un ritmo scorrevole: in particolar modo un uso eccessivo della paratassi crea uno stile frammentario e spezzato, che peraltro è forse efficace nel suggerire il sentimento di precarietà vissuto dai protagonisti. Le frasi brevi e le lunghe descrizioni creano un clima di attesa nel lettore; un’attesa che viene tradita, ma che forse ricalca l’animo con cui Ciano e Felizitas attesero invano quella grazia che Mussolini non concesse.

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