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La doppia vita del martire

Le lapidi sulle due case dove nacque Cesare Battisti: in via Rizzi (a sinistra) e in piazza Duomo (foto tratta dall’Adige).

La storia parte incasinata fin dal principio. Infatti il titolo di prima pagina (Trentino, 3 maggio: “C’era una volta Cesare Battisti. La casa natale cade a pezzi”) viene subito smentito dall’articolo relativo, dove, citando un libro di Aldo Gorfer, si dice che Battisti nacque in un’antica casa-torre in via Rizzi, non in quella casa Gerloni di piazza Duomo di cui si lamenta il grave stato di degrado. Nei due giorni successivi il Trentino seguita a dare ampio rilievo alla notizia, facendo però scomparire l’iniziale schizofrenia, e casa Gerloni viene battezzata definitivamente come casa natale del martire. Del resto, non c’è forse, murata in quel palazzo, una lapide a confermarlo?

Ma la dissociazione ritorna il 6 maggio, in occasione di un’intervista allo storico Vincenzo Calì, che parla di “una torre romana, quella dove è nato Battisti”, mentre ad illustrare il pezzo il giornale persiste a pubblicare la foto di casa Gerloni.

A questo punto L’Adige, fin lì silenzioso, approfitta dell’improntitudine del quotidiano concorrente e cala l’asso: un intervento di Maria Garbari (“Ma quella non è casa Battisti”), che irride “tanto rumore sollevato a causa della corta memoria storica, della superficialità di chi dovrebbe essere addetto ai lavori, o dell’indifferenza” e invita a “documentarsi sempre prima di assumere iniziative che potrebbero risolversi solo in una brutta figura”. La lapide allora? “Era stata posta sull’antistante casa Gerloni (i due edifici fanno parte dello stesso vasto blocco di fabbricati, n.d.r.) per ragioni di prestigio, ritenendo casa Bellesini una casupola rispetto alla costruzione signorile prospettante piazza Duomo”.

Ma il Trentino non è disposto a fare autocritica nemmeno sotto tortura e allora L’Adige gira il coltello nella piaga con un intervento di Renzo Francescotti, che parla di “falso storico”, ricorda come anche nella “casupola” di via Rizzi ci sia - correttamente - una lapide che la indica come luogo natale di Battisti, e se la prende pure con l’assessore Panizza, “che si ostina a considerare casa Gerloni come la casa natale di Cesare Battisti”.

L’Adige chiude definitivamente i conti l’11 maggio, mettendo fotograficamente a confronto le due case e le due lapidi e sottolineando il ridicolo della doppia nascita dell’eroe: “In base al principio che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, hanno dimenticato la lapide in via Rizzi. Risultato, un comico doppione. L’eroe ha visto il sole di Trento in due case diverse: nella povera magione di via Rizzi e nella nobile casa Gerloni”. Il bersaglio di questa ironia è formalmente l’amministrazione comunale fascista, responsabile dell’installazione della seconda lapide, ma evidentemente la vittima immediata è il Trentino, ripetutamente bastonato, ma mai nominato, come da ipocrita fair play fra i due concorrenti.

A questo punto, il fracasso è eccessivo perché si possa continuare a far finta di niente. Così due giorni dopo il Trentino cerca di cavarsela parlando di “una lapide che con qualche approssimazione ricorda come in quell’edificio sia nato Battisti”. La classica toppa peggiore del buco. Ancora una settimana deve passare perché il Trentino si rassegni, pubblicando finalmente una fotografia della vera casa natale, quella di via Rizzi. Ma non è una resa incondizionata: mentre il lungo articolo prosegue nella trattazione delle beghe condominiali che impediscono un restauro del palazzo di piazza Duomo, la didascalia della foto, dopo un sofferto “La casa natale di Cesare Battisti”, prosegue con un enigmatico “Il compendio Gerloni si affaccia su piazza Duomo e piazza Verzieri”. Forse a voler dire: vabbè, comunque è nato in una casa lì attaccata!

Resta la singolarità di quel “compendio”, chissà se traduzione dell’inglese “compound”, oppure termine notarile per indicare l’insieme di un’eredità. Certamente espressione ambigua per intorbidare le acque e cercare di nascondere una brutta figura.

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