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QT n. 21, 11 dicembre 2004 Scheda

I trentini dallo strizzacervelli

Se l’aumento dei mali dell’anima fa tirare il mercato degli psicofarmaci, non c’è dubbio che crei anche agli psicologi un bel daffare.Tutto ciò è anche favorito dal fatto che i trentini hanno maturato una nuova consapevolezza nell’avvicinarsi alle unità operative pubbliche di psicologia, meno avvolte dall’alone di patologia: quello che in passato era bollato come il "servizio per i matti", per intenderci. Succede infatti - commenta il dott. Ranzati, ex-presidente dell’Ordine degli psicologi – "che la gente che non ha ricevuto informazioni precise tema di recarsi in questi servizi, per questo abbiamo istituito queste unità che abbiamo chiamato di psicologia e non di salute mentale, per non stigmatizzare."

Ma ci chiediamo: i servizi, in Trentino, sono sufficienti per accogliere utenti sempre più numerosi? Insomma, come siamo attrezzati per fornire risposte efficienti e diversificate?

Il servizio sanitario trentino - rammenta Ranzati - "è stato uno dei primi che ha aperto alla psicologia. Fino a 5 anni fa, però, avevamo il numero più basso di psicologi per popolazione, rispetto al resto d’Italia. Successivamente, sono state istituite le Unità operative di psicologia ed abbiamo iniziato ad avere un rapporto popolazione-psicologi abbastanza normale. Qui offriamo, quindi, la consulenza psicologica. Anzitutto la diagnosi, poi una proposta d’intervento, che può essere un intervento di colloqui oppure di psicoterapia, di breve, media, o lunga durata. (Per terapie brevi s’intendono quelle finalizzate a risolvere problematiche immediate e poco strutturate, con una durata che varia dalle 4 alle 8 sedute; le terapie medie, si aggirano sulle 24 sedute e sono indicate, ad esempio, per i disturbi ansioso-depressivi di entità medio-lieve; le terapie lunghe riguardano trattamenti per patologie complesse e hanno una durata di oltre 6 mesi, n. d. r.). I servizi vanno comunque rivisti nelle risorse umane: caso tipico è Rovereto, dove non riusciamo a seguire tutte le richieste."

Ma se il pubblico non ha risorse sufficienti per coprire tutte le richieste, il privato, si sa, ti accoglie celermente e con prestazioni più dispendiose. A tutt’oggi, in Trentino, sono 390 gli psicologi e psicoanalisti iscritti all’Ordine provinciale, di cui il 43% si dichiara libero professionista. E se diamo un’occhiata all’onorario, vediamo che il costo indicativo di una seduta si aggira sui 60 euro o più. Dunque, giacché la psicoterapia richiede spesso un cammino lungo (anche di anni) ed impegnativo, non solo per la volontà di indagare su se stessi, ma anche per la frequenza delle sedute, i soldi da sborsare sono molti.

C’è poi un altro problema: scegliere il professionista al quale confidare le proprie pene è tutt’altro che semplice. Insomma, la persona che incappa nei dolori dell’anima e decide di intraprendere un percorso di ascolto interiore, anziché ricorrere al sollievo immediato offerto dalle pasticche, si trova in una giungla.

Manca una politica in questo senso - sottolinea Pinkus: "Anzitutto non c’è un sostegno economico, poi la scelta del professionista è del tutto casuale: nel caso migliore ci si rivolge al medico di base che conosce un terapeuta. Ci sono diverse psicoterapie, ma ci vorrebbe un filtro per capire quali di esse possano dare un supporto adeguato. In altri Paesi esistono, anche nei servizi pubblici, dei professionisti che dopo una valutazione indirizzano al tipo di psicoterapia più efficace.

La psicoterapia e gli psicofarmaci sono un sostegno, ma entrambi devono essere diffusi con competenza e con il senso del limite".