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Compostaggio balordo

Paolo Mayr, Italia Nostra

Giustamente nauseati ed arrabbiati per gli odori disgustosi che provengono dall’impianto, constatando che, nonostante le promesse, nessun intervento decisivo veniva attuato, gli abitanti di Novaledo e di Levico sfortunatamente prossimi alla fabbrica, sono passati alle maniere forti, con la temporanea occupazione della strada statale della Valsugana.

Non si può dare loro torto. Innanzi tutto sembra incredibile che, dopo il fallimento dell’impianto di compostaggio di Ischia Podetti, che impestava la valle dell’Adige, si debba registrare un nuovo insuccesso, nonostante la presenza di ben nutriti organismi scientifici e di controllo in Provincia e nonostante esistano nel Nord Italia impianti di compostaggio di notevole potenzialità, che non danno alcun problema di carattere olfattivo; in questi si può stazionare e lavorare a poche decine di metri di distanza dalla struttura.

Certo sono grossi impianti industriali molto complessi, ma soprattutto ermeticamente chiusi, in tutti gli stadi di lavorazione, dove gli spazi interni sono mantenuti in leggera depressione rispetto agli esterni , in modo che i prodotti gassosi provenienti dalla fermentazione possano venir aspirati e trattati termicamente, abbattendo in tal modo la quasi totalità degli odori. L’impianto di Campiello appare dunque improponibile, in quanto molte lavorazioni avvengono all’esterno, come appare dalle documentazioni fotografiche riportate sui giornali.

E’ poi illogico, che dopo tanta puzza, il prodotto che ne deriva sia un "compost fuori specifica", ossia un "fertilizzante" con carico velenifero di metalli pesanti oltre i limiti, talché ha bisogno di almeno 3 anni di smaltimento sul terreno prima che sia ripetibile un altro spargimento.

Sulla situazione si è assistito ad un inspiegabile scarico di responsabilità tra autorità amministrative locali e Appa e Provincia, e ad un comportamento assai debole degli organismi di controllo. In effetti, pretendere di non fare puzza lasciando parte delle lavorazioni all’aperto appare velleitario, come pure tendere ad un prodotto di qualità con un impianto di modeste dimensioni.

E’ ora e tempo di non fare più esperimenti e di comportarsi in modo serio, soprattutto perchè la frazione organica rappresenta in peso circa 1/3 dei nostri rifiuti e quindi merita tutta la nostra attenzione.

A questo punto, poiché la raccolta differenziata sta andando piuttosto bene e potrebbe migliorare con ulteriori sforzi organizzativi e sviluppo sulla conoscenza, con atto di saggezza politica e di coraggiosa lungimiranza le autorità tecniche ed amministrative provinciali potrebbero decidere di rinunciare all’inceneritore.

L’area di Ischia Podetti, allora già da tempo adibita a discarica e destinata all’inceneritore, si presterebbe ottimamente per insediarvi un grosso, definitivo e razionale impianto di compostaggio per la produzione di fertilizzante, assieme ad una linea per il trattamento del residuo (quello che rimane dalla raccolta differenziata), anch’essa in depressione, per il recupero ulteriore di metalli e vetro e mineralizzazione del materiale organico, con obiettivo finale una massa inerte, destinabile a discarica o alla commercializzazione come combustibile (il noto C.D.R.).

Paolo Mayr, presidente della Sezione Trentina di Italia Nostra