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QT n. 3, marzo 2024 Servizi

Dirigenti PAT, le strane scelte di Fugatti

Dalla sanità all'avvocatura, passando per il dirigente generale De Col che si fa "uno e trino".

Maurizio Fugatti è davvero un datore di lavoro da sogno. Sorvoliamo sull’aumento spropositato concesso da pochi mesi alla sua capo di gabinetto, Serena Gatti, passata da 5.500 a 7.800 euro al mese. Una persona che evidentemente il presidente ritiene molto preziosa, tanto da assegnarle uno stipendio che arriva a tre quarti di quello di un dirigente generale.

Ma che dire della sollecitudine con cui Fugatti ha voluto risolvere i problemi del dirigente della sanità, Giancarlo Ruscitti? Il problema del dottor Ruscitti, il quale, ricordiamolo, è un tecnico esterno e quindi aveva un contratto che scadeva con la fine della legislatura, è che gli manca poco più di un anno alla pensione. E allora, quando qualche settimana fa si è messo in moto il valzer dei dirigenti come d’uso dopo ogni cambio di giunta, su Ruscitti, dalla giunta, è uscita la “narrazione” che doveva rimanere al suo posto perché gli mancava solo un anno alla pensione. Implicito: vorrete mica mandarlo via adesso e costringerlo a trovarsi un altro incarico? Lo metteremmo nelle peste!

Premesso che dubitiamo fortemente che il dottor Ruscitti abbia problemi a trovarsi un incarico, considerate le competenze, l’esperienza e la rete di contatti per cui il dirigente viene regolarmente magnificato proprio da Fugatti & Co, c’è un piccolo dettaglio che tutti hanno fatto finta di non vedere.

Ed è che i problemi personali del dottor Ruscitti hanno prevalso su quelli della sanità trentina. La quale avrebbe avuto estremo bisogno di avere fin da subito un dirigente che potesse lavorare a pieno ritmo, sapendo di avere davanti cinque anni e quindi di poter sviluppare dei progetti. Invece restiamo tra color che son sospesi (perché uno che se ne va in pensione tra un anno, pur con tutta la buona volontà, non mette in pista nuove cose). Poi il cambio di dirigente ad un terzo di legislatura comporterà ovviamente dei rallentamenti e il tempo che il nuovo responsabile avrà davanti non sarà ottimale per ottenere risultati.

E l’assessore alla sanità, Mario Tonina? Ha deciso di ingoiare una decisione presa da altri, visto che è apparso abbastanza chiaro - anche se mai detto esplicitamente - che avrebbe preferito avere un altro dirigente per i suoi uffici.

Lasciateci a questo punto essere sospettosi. Ma è davvero la pensione il motivo per cui Fugatti ha voluto tenersi Giancarlo Ruscitti alla sanità? Ci permettiamo di dubitare, considerato che giusto da poco lo ha anche riconfermato nel consiglio di amministrazione di Sanifonds, il fondo sanitario integrativo provinciale. Il che dice di una precisa volontà politica di tenere Ruscitti ben dentro il sistema della sanità trentina. Con buona pace di Tonina. E poi c’è un altro giro di valzer che lascia piuttosto basiti. Riguarda il dirigente messo a capo dell’Avvocatura provinciale.

Mandato a casa l’avvocato Bernardi (altro tecnico esterno, ma per lui si è fatta valere la regola della fine legislatura), alla guida degli avvocati della Provincia viene messo Enrico Menapace. Avvocato anche lui ovviamente, ma con pochissima esperienza forense. Secondo il suo curriculum, l’avvocato Menapace ha calcato i corridoi del tribunale solo dal 1994 al 1997. Un po’ poco.

E non solo nei fatti, anche dal punto di vista delle regole. Perché gli anni di esperienza erano requisito fondamentale fin dal concorso fatto qualche anno fa per scegliere il dirigente dell’ufficio. Il concorrente doveva, a pena di esclusione, essere avvocato abilitato a discutere cause in Cassazione. Ovvero avere, secondo le regole dell’ordine professionale, almeno 12 anni di lavoro nelle aule.

Giancarlo Ruscitti

Non mettiamo in discussione le competenze professionali di Menapace (che comunque negli anni da dirigente provinciale si è occupato di tutt’altro), ma una cosa è certa: quando la Provincia dovrà andare a discutere cause in Corte Costituzionale, in Cassazione o in Consiglio di Stato, Menapace non potrà fare niente, perché l’abilitazione come cassazionista è richiesta obbligatoriamente per le cosiddette giurisdizioni superiori. Quindi saranno gli altri avvocati provinciali, suoi sottoposti, a dover firmare - con la conseguente responsabilità professionale - gli atti delle cause in cui saremo coinvolti.

E infine parliamo del superdirigente Raffaele De Col.

Nominato dirigente generale della Provincia, da Fugatti l’ingegner De Col ha avuto (o si è tenuto, vedetela come volete) anche la responsabilità di protezione civile e corpo forestale.

Quindi il giorno in cui, dio non voglia, cadesse un’altra Stava, De Col dovrebbe diventare uno e trino: sul campo a dirigere operazioni di soccorso e contemporaneamente in piazza Dante a gestire affari complessi e delicati.

Qui non ne facciamo una questione di competenze, ma di banale buon senso: uno solo di questi compiti, anche in situazione normale, bastava ed avanzava per impegnare le forze di una persona. Tre insieme sono davvero troppi e comportano l’ovvio rischio di svolgere male tutti e tre.

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