Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

2002, anno nero della caccia

Si è chiuso "l’anno nero" della caccia. Secondo il WWF, infatti, nel 2002 abbiamo assistito a un’autentica carneficina di specie protette come lupi, orsi, gatti selvatici, gru, rapaci e migliaia di passeriformi, sicuramente la peggiore nei 10 anni in cui è rimasta in vigore la legge nazionale sull’attività venatoria. Prese di mira anche le aree protette: i cacciatori illegali quest’anno non hanno risparmiato i parchi dei Monti Sibillini, dell’Abruzzo, del Pollino, dell’Aspromonte, del Circeo e perfino delle Dolomiti Bellunesi e diverse Riserve Naturali. Si tratta di uccisioni in violazione della legge, ma il boom di crimini contro la fauna, anche protetta, appare il frutto del clima creato dalle promesse di deregulation venatoria: in Parlamento prosegue l’iter delle proposte di aprire la caccia nei parchi e di rivedere totalmente la legge quadro trasferendo totalmente questa competenza, e quindi la gestione della fauna stessa, alle Regioni. Ricordiamo anche che questa stagione si è aperta sotto la nefasta influenza di una nuova legge, approvata a settembre in Parlamento, che consente alle Regioni di far sparare anche a specie finora considerate protette come fringuelli, storni, peppole, etc.

Denunciamo anche l’altissimo numero degli incidenti mortali di caccia: 41 le vittime di questa stagione venatoria, una cifra che conferma quella dello scorso anno (44) nonostante il numero sempre più basso di cacciatori che, secondo l‘Eurispes, calano in media di 60.000 l’anno. Di caccia, insomma, si continua a morire sebbene nessuno ne parli, e il rischio di incidenti aumenta, considerando anche le proposte di far entrare le doppiette persino nei parchi.

Quest’anno il numero di animali protetti, tra cui rapaci, cicogne, gufi, colpiti da armi da fuoco, ricoverati presso i nostri Centri di Recupero, è quasi raddoppiato, segno che l’accanimento contro la fauna si è fatta sentire più degli altri anni

L’accanimento contro specie protette e nelle aree protette il WWF lo ha mostrato con una Mappa dei principali "Crimini contro la Fauna" di cui si è potuto raccogliere la testimonianza: si scopre così che in questa stagione venatoria sono stati uccisi 2 orsi e a 1 cervo nel Parco d’Abruzzo, 1 gatto selvatico nel Parco Simone Simoncello, 1 aquila reale nel Parco dei Monti Sibillini, 2 bellissime spatole nella laguna di Orbetello, gran parte di uno stormo di gru che sorvolava la costa adriatica nelle campagne di Abruzzo e Puglia e, appena una settimana fa, due fenicotteri nel Parco del Circeo.

Un clima rovente che non puo’ che peggiore considerando le richieste di modifica della Legge Quadro sulla caccia (L. 157/1992).

In questa stagione venatoria i cacciatori hanno chiesto più spazio (caccia nelle aree protette), più tempo per sparare (prolungamento della stagione venatoria), più specie (caccia protetta, attraverso la distorta applicazione della nuova legge sulla caccia in deroga). Una situazione di deregulation che ha spinto le frange più "ragionevoli" del mondo venatorio a protestare, come nel caso della caccia nei parchi. Il progressivo attacco alla vigente legge quadro spinge verso il riconoscimento di una competenza totale da parte delle Regioni di tutta la materia e dunque la volontà di riorganizzare la caccia secondo le proprie egoistiche priorità, anche elettorali. Molte Regioni, incuranti della legittima chiusura del 31 gennaio, hanno prolungato la stagione venatoria al 28 febbraio (Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Marche e Calabria per i predatori, con tentativi poi annullati, in virtù di ricorsi degli ambientalisti, anche in Sardegna e Puglia); altre, incuranti delle tassative condizioni sul prelievo in deroga, hanno creato praticamente un regime permanente di caccia a specie protette come storno, passero, passera mattugia, fringuello, taccola, peppola, cormorano, tortora dal collare, ghiandaia (Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Veneto); altre ancora hanno mascherato con l’addestramento cani l’apertura tutto l’anno.

Il 2003 sarà cruciale per arginare e respingere definitivamente le richieste del mondo venatorio che si spingono ormai oltre qualsiasi possibile mediazione.

Una delle azioni promosse dal WWF è l’avvio di una petizione on line per dire no alla caccia nei parchi: fino ad oggi oltre 10.000 italiani, attraverso il sito del WWF Italia www.wwf.it, hanno inviato la propria protesta direttamente alle caselle e-mail dei capigruppo della maggioranza promotori della nuova deregulation sulla caccia. E in occasione della chiusura della stagione venatoria, il WWF ha anche organizzato diverse manifestazioni di protesta e conferenze regionali.

"Nel nostro paese la caccia continua a sottrarre un bene che è patrimonio di tutto il mondo: si continua a togliere alla natura animali senza che si conoscano ancora i dati sulle singole popolazioni per stabilire quanti esemplari di ogni singola specie possono essere abbattuti senza provocare danni" - ha dichiarato Fulvio Fraticelli, biologo e membro del Consiglio Direttivo del CISO (Centro Italiano Studi Ornitologici) e curatore generale del Bioparco - Continuiamo, cioè, a prelevare i soldi dalla banca senza sapere a quanto ammonta il nostro conto-capitale. Nessuna tregua, poi, per gli animali se si conferma la tendenza a prolungare la stagione venatoria fino alla fine di febbraio, come avverrà in 5 regioni. Questa scelta, combinata con il sempre più frequente anticipo del periodo riproduttivo per via dei cambiamenti climatici (alcune specie hanno i piccoli già da gennaio) avrà un effetto disastroso".

Inostri Centri di recupero della fauna hanno visto raddoppiare l’arrivo degli animali feriti dalle doppiette, ma per fortuna, a fronte di numerosi episodi di bracconaggio c’è da registrare un’aumentata sensibilità nei confronti della fauna selvatica da parte della gente comune. Molti animali sono arrivati proprio grazie alle segnalazioni di cittadini consapevoli dell’importanza della tutela e della conservazione degli animali selvatici. E’ il caso di un agricoltore di San Tammaro (Caserta), che arando il suo campo, ha trovato sotto le ruote del trattore una femmina adulta e 4 cuccioli di riccio e, invece di ignorarli, si è prodigato per consegnarli al CRAS della Campania per liberarli in una zona più tranquilla; o il caso dell’automobilista che poche settimane fa ha soccorso un capriolo ferito trovato lungo l’autostrada Roma-L’Aquila, consegnandolo alla sede del WWF.

Una sensibilità dimostrata anche dall’ultimo sondaggio realizzato in Piemonte dall’Istituto di ricerche Albors su un campione di 1.000 residenti che indica la netta contrarietà dei cittadini alla caccia senza leggi severe e in particolare all’ipotesi di cacciare nelle aree protette. La gente si oppone soprattutto alla possibilità, oggi concessa dal codice civile, di entrare nei terreni privati armati di doppietta anche senza l’autorizzazione dei proprietari. Sensibilità perfino verso il tanto "contestato" storno, un uccello che popola le nostre metropoli creando molti disagi: un’indagine sociologica realizzato dal Bioparco dimostra una sensibile contrarietà dei cittadini verso interventi drastici di riduzione della specie.

Articoli attinenti

Nello stesso numero:
Caccia: di male in peggio
Sergio Merz
In altri numeri:
Il significato della caccia
WWF del Trentino

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.