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L’intolleranza delle leggi

I missionari comboniani

Il documento dei missionari Comboniani incatenati per nove giorni davanti alla Prefettura di Caserta come estrema protesta contro la violazione degli elementari diritti umani degli immigrati non ha fatto molto parlare. D’altronde, sia da parte della Chiesa ufficiale che dei cittadini, dei fedeli, dei giornali e della televisione, cosa era lecito aspettarsi? "Se la clandestinità è un crimine, se la legge dice che l’immigrato è portatore dei peggiori mali, è normale che le persone siano spinte a rimuovere il problema e a delegarlo alle forze dell’ordine perché lo risolvano. Ma allora questa umanità lacera e affamata proprio non ci riguarda? Come può uno Stato cavarsela con una legge e dirsi civile quando dimostra disprezzo verso questi uomini? Quando li tratta come bestie e risponde alle loro suppliche con minacce, represssione, carcere e cannonate?

L’immigrato è un uomo che soffre, che piange, che tende la mano; certo - come anche gli italiani - che commette delle infrazioni o delinque, ma non per questo è diverso. Accogliamolo - almeno - per convenienza, dato che ne abbiamo bisogno.

Antonio Marchi

Documento dei missionari Comboniani sui diritti degli immigrati

Al presidente della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Senato, al Presidente della Corte Costituzionale.

Noi, comunità di Missionari Combonianí ( p. Giorgío, p. Franco, p. Claudio e fratel Nicola), da anni presenti a Castel Volturno (Caserta), territorio che soffre contraddizioni e problematiche enormi senza una prospettiva per il futuro, dal 4 giugno siamo incatenati all’inferriata del Palazzo della Prefettura e della Questura di Caserta (poi rimossi forzatamente dalla polizia, ci siamo spostati sul marciapiede di fronte al Palazzo) come gesto di protesta e di denuncia, ma soprattutto di proposta, che nasce dalle modalità con cui l’operazione denominata "Alto impatto" viene condotta, da alcune settimane, nella provincia e in particolare a Castel Volturno.

Tale operazione è condotta dalle forze dell’ordine che stanno rastrellando la zona per colpire - così dicono - spacciatori e trafficanti di prostituite. Di fatto vengono colpiti, in particolare, africani/e che non sono nel giro della malavita ma che hanno la sola colpa di non avere ancora ottenuto il permesso di soggiorno. La nostra iniziativa ha trovato immediato appoggio e stretta collaborazione da parte della comunità religiosa dei padri Sacramentini, delle Suore Orsoline del S. Cuore di Maria - Comunità Rut, presenti nella Diocesi di Caserta e di sacerdoti diocesani, oltre al consenso partecipativo di varie associazioni ecclesiali e laiche.

Da tener presente, tra l’altro, l’assurdo della legge Bossi-Fini, che trasforma un illecito amministrativo (la condizione di irregolarità) in reato penale, con tutte le conseguenze sul piano della repressione e della sanzione. Infatti la nuova procedura di allontanamento nei confronti di immigrati clandestini prevede l’espulsione con accompagnamento immediato; e qualora non sia possibile trattenere lo straniero presso un centro di permanenza o siano decorsi i termini, il Questore ordina di lasciare il territorio dello Stato entro 5 giorni. La mancata ottemperanza dell’ordine senza giustificato motivo comporta l’arresto da 6 mesi a un anno. Si è introdotto così un meccanismo di criminalizzazione. Se la condizione di clandestinità non costituisce di per sé reato, il mancato allontanamento spontaneo dallo Stato fa scattare l’ipotesi di reato. Nei fatti, sempre più frequentemente, l’amministrazione non tenta neppure di allontanare lo straniero: preferisce lasciarlo uscire libero dalla Questura, sapendo che entro 5 giorni è destinato a commettere un reato (ovvero la permanenza illegale in Italia). A quel punto, non si procederà più per rintracciare un clandestino, ma per catturare un criminale.

Papa Giovanni Paolo Il ci ricordava, pochi anni fa, come "il migrante irregolare si presenta come quel forestiero nel quale Gesù chiede di essere riconosciuto. Accoglierlo ed essere ospitali è dovere di ospitalità e fedeltà alla propria identità di cristiani" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale del migrante, 25.1.1995). Proprio in nome di questa fedeltà, che è giustizia e carità, noi missionari Comboniani insieme a religiosi e religiose appartenenti ad altre congregazioni non possiamo non osservare le condizioni di estrema precarietà, di sofferenza e di emergenza in cui versano tanti nostri fratelli e sorelle immigrati. Si tratta di una condizione che è il risultato di un rifiuto egoistico che, in nome dell’appartenenza nazionale o del possesso di un particolare passaporto, discrimina gli esseri umani. Come osservava ancora Giovanni Paolo II, "purtroppo, non mancano tuttora nel mondo atteggiamenti di chiusura e perfino di rifiuto, dovuti a ingiustificate paure e al ripiegamento sui propri interessi. Si tratta di discriminazioni non compatibili con l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa" (Omelia per il Giubileo del Migrante, 2.6.2000).

Pertanto, non possiamo più tacere davanti alla moltitudine di non garantiti che sperimenta ogni giorno di più le conseguenze di leggi ingiuste e le applicazioni restrittive e inumane di quelle stesse leggi. Nessuno di noi può ritenersi estraneo rispetto a questi fratelli e sorelle immigrati secondo quanto suggeriva il Concilio Vaticano II: "Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni uomini creati a immagine di Dio" (Nostra aetate, 5).

E’ di questo nostro comportamento da autentici fratelli che il mondo ha bisogno ed è per questo che ci sentiamo personalmente interpellati a intervenire. Occorre superare le mistificazioni e le paure che rendono la realtà dell’immigrazione un problema, addirittura esclusivamente un problema di ordine pubblico da affrontare con la repressione. L’emigrazione va invece riconosciuta come occasione di ricchezza e di Grazia, vero segno dei tempi, del nostro tempo presente. Senza però dimenticare che essa è anche la conseguenza dell’ingiustizia planetaria, della pessima distribuzione dei beni della terra. Oggi le merci e il denaro sono liberi di circolare, ma non le persone. E’ quell’ingiustizia che condanna a morte i cittadini dei Paesi impoveriti spingendoli forzosamente a partire in condizioni di gravissimo rischio personale.

Noi, firmatari di questo documento, senza far venire meno il servizio di assistenza e talvolta di supplenza delle istituzioni nella accoglienza dei migranti, comprendiamo che tale servizio non è sufficiente e che è nostro compito risvegliare e mobilitare le coscienze con scelte coraggiose che implichino impegni strutturali di giustizia sociale direttamente ispirati al Vangelo. Infatti, la Chiesa Madre e Maestra ci indica che "nella Chiesa nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in nessun luogo" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale del migrante, 25.07.1995). Nessuno può quindi sentirsi estraneo o sottrarsi a questa responsabilità che l’ora presente rende urgente e gravissima.

Per questi motivi chiediamo l’impegno da parte degli organi competenti su questi punti che riteniamo irrinunciabili per la tutela della dignità umana dei migranti:

1. Il reale e concreto potenziamento degli uffici per stranieri di tutti gli organi competenti (Prefettura e Questura), a fronte dell’ingente numero di pratiche da affrontare, attraverso:

- il decentramento territoriale degli uffici nelle aree maggiormente interessate dalla presenza dì immigrati;

- l’ampliamento dell’organico e l’impiego di personale specializzato (mediatori culturali);

- una gestione migliore e più umana delle file e degli appuntamenti attraverso l’utilizzo delle tecnologie onde evitare estenuanti attese.

2. Garantire i diritti legati alla famiglia:

- favorendo la semplificazione ed accelerazione delle procedure di ricongiungimento familiare e in particolare superando l’ostacolo dell’autentica dei documenti attestanti i rapporti di parentela, unicamente da parte delle autorità consolari italiane, del paese di origine del richiedente;

- estendendo la tutela della maternità, a tutela dell’unità familiare.

3. Diritto di Asilo. Attraverso una riforma complessiva, recependo la normativa internazionale e il dettato costituzionale e garantendo di fatto l’esercizio del diritto d’asilo. L’uso spropositato dei Centri di permanenza temporanei, l’impossibilità di fatto di opporre ricorso in caso di esito negativo della richiesta e la conseguente espulsione immediata del richiedente sono un caso unico nella legislazione europea.

4. Procedure di regolarizzazione. Viste le centinaia di migliaia di lavoratori stranieri in attesa di convocazione da parte delle Prefetture, e prevedendo ancora tempi lunghi per il completamento dell’esame delle pratiche, è necessario:

- prevedere un permesso temporaneo di rientro nel paese di origine di fronte a situazioni di particolare gravità quali lutti, malattie di familiari, ecc.;

- prevedere la possibilità di dar corso al rapporto di lavoro in caso di subentro di un nuovo datore di lavoro;

- tutelare il diritto del lavoratore ad ottenere un permesso di soggiorno per ricerca di una nuova occupazione rispetto a situazioni di truffa perpetrate dal datore di lavoro.

5. Politiche di integrazione. E’ necessario richiamare le Amministrazioni locali ad attuare politiche di integrazione e non semplicemente singoli interventi, a partire dalla conoscenza quantitativa e qualitativa del fenomeno, dallo sviluppo di servizi di accoglienza, dei servizi sanitari, degli alloggi, collaborando col volontariato e l’associazionismo che da anni, soli, hanno maturato esperienza sul campo. Senza un impegno responsabile delle istituzioni locali non riusciremo a realizzare una società multiculturale fondata sul rispetto delle diversità e sulla partecipazione di tutti alla vita democratica.

Si chiede a Vescovi, sacerdoti, Congregazioni e singole Comunità religiose l’adesione inviando un fax o un’e-mail presso l’Ufficio Pastorale Giovanile di Caserta allo 0523-214554 o all’indirizzo cpg@casertagiovani.org

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