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QT n. 12, dicembre 2012 Trentagiorni

Grazie, Ago!

Roberta Corradini

Più di trecento persone accomunate dalla stessa stima e da un’enorme commozione. La capacità di unire di Agostino Catalano si è rivelata anche in occasione della sua ultima uscita pubblica.

Un cittadino, un marito, un padre, un amico, un compagno, un mentore, un lavoratore, un avvocato, un politico... Ma soprattutto un uomo. L’umanità di Agostino Catalano era percepibile in ogni suo sguardo, sorriso, gesto, azione, parola.

Ci sono nani che s’innalzano sulle spalle dei giganti, ma in questo caso il mortale di grande statura era lui, a combattere contro il potere, in grado di vedere le cose più lontane, avvicinandole. Perché lui il mondo l’aveva visto da più parti, geografiche ma soprattutto sociali.

Il filo rosso della sua storia si srotola dal profondo Sud dell’Italia, lungo la costa occidentale, fino all’autonoma Provincia trentina, ma raggiunge anche Stati lontani, come Israele (dove però sarà fermato all’aeroporto), Brasile (Porto Alegre), Venezuela (Caracas) e Kenya (Nairobi) e crea un nodo solido in Colombia (Aquitania nel Boyacà), dove nascono le sue tre figlie.

Appena può è in prima fila per manifestare a favore dei diritti.

Nato il 27 febbraio 1956 a Calatafimi, Palermo, passando per Roma si trasferisce ventenne a Torino, dove lavora come custode in un museo e dove qualche anno dopo nasce il primo figlio. Arrivato a Trento, lavora all’Archivio di Stato, conclude gli studi universitari e si laurea in Giurisprudenza. Lasciato il lavoro statale, inizia la sua carriera di giuslavorista: non semplicemente un avvocato del lavoro, ma un avvocato di chi lavora schiacciato da una subalternità.

Difensore con la passione per la politica, diventa segretario provinciale di Rifondazione Comunista, consigliere comunale e poi consigliere provinciale.

Il suo pugno alzato non era mai usato per violenza e si apriva spesso per tendere la mano a chi ne aveva bisogno o per accarezzare chi amava. Numerose le sue battaglie sociali, civili, sindacali, lavorative, politiche, nelle aule consiliari e del tribunale, nelle strade e nelle piazze, per una giustizia sociale, contro i padroni, i soprusi, le prevaricazioni.

Alzava poco i toni, ma la sua voce si elevava forte, onesta, appassionata a parlare di diritti civili e sociali.

Tre anni fa fu colpito dalla leucemia, contro la quale lottò ancora una volta con forza, determinazione, dignità. Sembrava avercela fatta e da un anno e mezzo aveva ripreso le sue battaglie per un mondo migliore.

Dopo l’estate questo avversario infido e spietato si è ripresentato e ancora una volta lui, circondato dall’amore della sua famiglia, lo ha fronteggiato. Ma questa volta la sua temerarietà, la sua ironia, la sua forza non sono state sufficienti.

Il suo cuore coraggioso, forte, generoso, onesto, tenace, ironico, creativo, il cuore che ha messo in tutto ciò che ha fatto, ha smesso di battere nella notte tra venerdì e sabato 17 novembre. La partecipazione e la commozione al suo funerale dimostrano il contributo umano, professionale, politico che questo piccolo grande uomo ci ha dato. Grazie Ago!

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