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QT n. 4, aprile 2016 Trentagiorni

V.I.A opaca

Oltre vent’anni fa l’Unione Europea imponeva ai Paesi membri la Valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) sui grandi progetti. La Provincia di Trento legiferava in materia in largo anticipo sullo Stato italiano, grazie alla sensibilità dell’allora vicepresidente della Giunta Provinciale Walter Micheli. Ma in questi ultimi anni si sono messe più volte le mani sulla legge, tanto da svilirla negli scopi. Per fare questo, specialmente nell’era Dellai, come del resto avviene oggi, si è sempre fatto riferimento alla necessità di sburocratizzare, snellire le procedure. Obiettivo che anche noi condividiamo, ma c’è modo e modo per realizzarlo. Ad oggi, ed anche con la nuova riforma, solo una ristrettissima parte di popolazione (ordini professionali?, mondo politico?) riesce a sapere per tempo quali progetti vengano depositati negli uffici della V.I.A.

La pubblicità è ridottissima, inefficace; per sostenerla non si usano nemmeno gli strumenti informatici.

Ad ogni riforma della legge si riducono i tempi per le osservazioni, i dirigenti dei vari servizi vengono nominati sulla base della fiducia (leggasi fedeltà) riscontrata presso il politico di turno, e avere accesso a documenti tanto complessi è una impresa.

Quest’ultimo passaggio presuppone la perdita di diversi giorni di lavoro ed i documenti vanno letti solo all’interno degli uffici, perché è vietato fotocopiare questi documenti, particolarmente impegnativi da valutare. In poche la prole, la procedura pubblica della V.I.A. è stata ridotta ad una farsa.

Nonostante la presenza delle associazioni ambientaliste nella Conferenza dei servizi, questi uffici rimangono opachi, e le associazioni, se pure informate, vengono coinvolte a procedimento praticamente concluso, quando si tratta di arrivare al traguardo della discussione.

In Trentino non si è mai cercata veramente la semplificazione burocratica, è sufficiente raccogliere in merito le osservazioni di un qualunque studio professionale. L’unica preoccupazione del mondo politico è quella di rendere sempre più difficile il controllo sugli atti da parte di cittadini o comitati. Per poi lamentarsi quando sui territori, vedasi centraline, piste di sci, bacini di innevamento, impianti energetici a base di biomasse, nuova viabilità, esplodono i conflitti.