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QT n. 4, aprile 2017 Monitor: Arte

Luigi Facchinelli: “Apocalisse”

I colori dell’ultimo libro Sala S.Giovanni, sacrestia del Duomo di Trento.

La parola Apocalisse evoca in gran parte di noi immagini terrificanti, indipendentemente dal fatto di essere credenti o meno. L’ultimo libro della Bibbia cristiana, nonostante sia stato letto da pochi, è stato la fonte, a torto o a ragione, di movimenti millenaristici in attesa della fine del mondo, e di visioni dell’ira divina che hanno alimentato anche la produzione artistica, specie tra Tardo Medioevo e Rinascimento (pensiamo ai casi di Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio), ma si sono sedimentate nell’immaginario collettivo fino all’epoca contemporanea.

E perciò suscita una specie di salutare stupore la mostra del ciclo pittorico di Luigi Facchinelli dedicato all’Apocalisse, in una chiave di gioia e di speranza.

Avvertiamo, in questa rilettura positiva e luminosa di un libro tanto “pittorico” quanto cifrato ed enigmatico, il riflesso di un approccio per certi versi opposto a quello della tradizione tridentina, e non è un caso che le opere raccolte in questa mostra siano state presentate da Marcello Farina, amico di Luigi, suo sensibile interlocutore.

Luigi è scomparso qualche anno fa, lasciando molte opere, tra le quali questo lavoro che esce per la prima volta dalle sue cartelle, qualcosa di inedito anche sotto il profilo della cifra stilistica.

Artista che lavorava moltissimo, senza affannarsi a moltiplicare le esposizioni, ha espresso una pittura dal forte tratto lirico-simbolico, un lessico di forme che sono alla soglia dell’astrazione ma restano legate al mondo naturale, un sentimento dei contrasti vitali che cerca una sintesi nell’emozione cromatica. E ciò anche in opere di lungo e vasto impegno, quali sono quelle dipinte sulle pareti interne del Centro Martini di Trento.

In questo ciclo, la preziosa ricerca sui rapporti di colore, per affinità e per contrasto, usa sovente uno schema compositivo a fasce orizzontali parallele, una sorta di spartito musicale sul quale si dispongono i personaggi e le azioni della grandiosa narrazione visionaria dell’autore dell’Apocalisse.

C’è una corrispondenza, sembra, piuttosto attenta tra il testo e l’immagine, ma non una preoccupazione illustrativa o dottrinaria. In vari punti, anzi, avvertiamo un’interpretazione personale, un inserimento di ciò che è a noi contemporaneo, come lì dove appaiono, gettati nell’abisso, i simboli novecenteschi delle dittature sanguinarie, ma anche quelli del fanatismo religioso d’ogni tradizione.

Chi ha una certa familiarità con il suo modo di dipingere, trova nelle opere esposte un tratto figurativo al quale non è abituato; ma bisogna dire che qui è un valore aggiunto: nel quale tra l’altro emerge la capacità di rielaborare in modo originale taluni passaggi di storia della pittura, non solo Chagall che lui amava, ma anche il Tullio Garbari della seconda fase, una forma di primitivismo, l’impianto corale e il sapore narrativo di certe pagine miniate.

Immagini come la donna partoriente e il drago, la pietra grande come una mola gettata in mare (la caduta di Babilonia), perfino il versamento delle coppe dell’ira divina sulla Bestia e i suoi adoratori, assumono connotazioni quasi fiabesche, sviluppandosi tra l’alto e il basso, e riflettono la convinzione profonda che l’armonia cosmica sia destinata a prevalere sulle forze mortifere che pure vogliono spadroneggiare nel mondo.

Secondo Chagall, che dedicò all’Apocalisse delle famose vetrate, la straordinaria qualità visiva e la ricchezza di presenze simboliche di quest’opera ne faceva per un pittore un soggetto molto attraente: ma anche una disperazione, a causa della predominanza del colore bianco. Ecco, si può dire che Luigi è andato in un certo senso a scomporre il bianco nelle sue componenti, attraverso le quali ha ottenuto il tono di luminosità anche emotiva che cercava, quello che riesce a portare a sintesi i molti contrasti di cui è pervasa l’Apocalisse: il mondo terreno e il soprannaturale; la lotta e la contemplazione; il difficile presente nell’impero romano, e le prospettive future; la punizione della Bestia e dei suoi adoratori, e il mondo nuovo per quelli che le hanno resistito.

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