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La vera Grande Opera

Il riassetto idrogeologico e il riordino del territorio per scongiurare il tracollo dell’economia dei luoghi votati al turismo

Luigi Francesco Traverso

Ho fatto fatica ma, convinto da mia moglie, siamo andati a “fare una visita”, ad un paio di luoghi del cuore che hanno subito la devastazione dalle intemperie.

Non ho vergogna a dirlo: abbiamo pianto alla Capannina di Pinè e abbiamo pianto al Passo del Redebus. Le immagini televisive e le fotografie non rendono l’idea. Non ho fatto nessuna foto e nessuna ripresa video. Non ne ho avuto né la voglia né il coraggio. Aver visto l’Inferno di tronchi e rami spezzati dove c’era un Paradiso mi è sembrato impossibile. Ho visto tronchi strappati dalla radice e catapultati a terra, ne ho visto altri spezzati a metà ed ancora in piedi. Ho visto zolle alte come due uomini divelte con le radici degli alberi stramazzati al suolo. Ho fatto fatica a riconoscere quei luoghi e quelli che erano un tempo quei boschi. Ho visto che una mano ha risparmiato la maggior parte delle abitazioni e questo è il lato positivo. Ho contato oltre centoventi cerchi in un larice abbattuto dalla violenza del vento e tagliato per liberare la strada.

Tutto questo è niente rispetto all’amarezza che provo nel pensare che non io, ma nemmeno i nostri pronipoti, potranno vedere quei luoghi nella bellezza in cui li abbiamo visti e goduti noi. L’uomo non è, per fortuna, in grado di dominare questi fenomeni, ma sono convinto che, purtroppo, qualche colpa, noi umani, che ci definiamo esseri superiori, l’abbiamo.

Forse una delle grandi opere di cui non si parla o almeno che non si intende realizzare, è proprio il riassetto idrogeologico e il riordino del territorio. Una grande opera per il Trentino, piuttosto che interrare la ferrovia a Trento, sarebbe quella di ripulire tutte le aree che hanno subito la devastazione, in tempi brevi, per ridare un minimo di normalità a quei siti e per scongiurare il tracollo dell’economia di quei luoghi votati prevalentemente al turismo.

Forse varrebbe la pena iniziare non a parlarne, ma fare qualche cosa di concreto per violentare meno il Pianeta Terra, che non è nostro!

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