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Un parallelo storico istruttivo

Una società nella quale le risorse vengono divise in maniera sempre più ineguale tra i pochi che hanno sempre di più e i tanti ai quali è lasciato sempre di meno

Walter Ferrari

La recente manifestazione Si Tav tenutasi a Torino sabato 10 novembre è stata paragonata dagli stessi organizzatori alla cosiddetta marcia dei 40 mila che segnò nel 1980, nel corso di un lungo sciopero degli operai Fiat, l’inizio della controffensiva padronale nei confronti del Movimento Operaio. Una controffensiva che ha avuto quale esito una epocale sconfitta sul piano ideologico, prima ancora che sul piano politico e sindacale, della classe operaia italiana. Non che siano venute meno le ragioni che sostanziavano le lotte operaie, anche se effettivamente non vi sono più le concentrazioni operaie di quegli anni e le partite Iva, con il loro carico di illusioni, hanno in molti casi sostituito il lavoro dipendente, sono semplicemente cambiati i rapporti di forza nella società.

Il parallelo tracciato tra la marcia dei 40 mila e la manifestazione Si Tav sta a testimoniare come quella offensiva sia tuttora in corso; il suo prodotto è una società nella quale le risorse vengono divise in maniera sempre più ineguale tra i pochi che hanno sempre di più e i tanti ai quali è lasciato sempre di meno, una situazione che non vale solo per l’Italia ma per il mondo intero.

Questo è sufficiente a stabilire la collocazione di quelle organizzazioni sindacali come la Cisl e la Fillea-Cgil che erano in piazza sabato per chiedere la realizzazione della Tav, perché anche le cosiddette Grandi Opere si basano sulla logica dei grandi profitti per pochi a scapito della generalità della popolazione come pure dei lavoratori e non solo dal punto di vista economico.

Ricordo che nel luglio scorso il sindacalista della Filca-Cisl distaccato presso il cantiere di Mules in Sudtirolo, ha denunciato al Tg3 le disagiate condizioni di lavoro dei quasi 500 operai occupati presso il cantiere per la realizzazione del tunnel del Brennero.

In particolare egli evidenziava l’insufficiente aerazione delle gallerie e i gravi rischi igienico-sanitari derivanti per i lavoratori dalla scelta di collocare in galleria sia l’impianto di frantumazione della roccia per ricavarne inerte che l’impianto di betonaggio per la produzione del calcestruzzo. La montagna che il tunnel attraversa è infatti costituita da roccia granitica con un’alta percentuale di quarzo, vale a dire di silice, alle cui polveri si mescolano gli scarichi dei motori diesel formando così una miscela particolarmente nociva per i polmoni di chi per 8 ore al giorno deve lavorare in questi ambienti.

Non mi risulta che i sindacalisti presenti in piazza a Torino parlando di lavoro abbiano speso nemmeno una parola rispetto alle reali condizioni di lavoro oggi; perché questi signori non scendono in piazza con altrettanto zelo per ottenere condizioni di lavoro migliori per gli operai impegnati nelle Grandi Opere che loro sostengono indispensabili?

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