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Polonia, democrazia in pericolo

Sventata, col rinvio delle elezioni presidenziali, l’ultima manovra autoritaria del governo. Ma la situazione resta difficile.

Michal Golabek
Jaroslaw Kaczynski con Julia Przylebska, presidente del Tribunale costituzionale polacco.

Per motivi famigliari, vivo a Trento da qualche anno ma sono un cittadino polacco, di Cracovia. In questo periodo difficile stiamo soffrendo tutti. Alcuni di noi hanno subito la perdita di propri cari, altri hanno pagato il caro prezzo della chiusura delle attività, hanno perso il lavoro o i risparmi di una vita. Tuttavia, in questo percorso tumultuoso siamo rimasti uniti, fidandoci in gran parte delle istituzioni ufficiali e provando a salvare a tutti i costi il sistema sanitario di cui abbiamo cosi tanto bisogno adesso. Tralasciando il fatto che non avrei mai voluto essere testimone di un disastro di tale dimensione, vorrei dire che sono rimasto commosso in questi mesi dalla reazione sia del popolo sia del governo italiano che sta affrontando questa battaglia importante. Potrei dire che sono rimasto orgoglioso dei miei cari, dei miei amici e vicini.

Purtroppo, “orgoglio” è l’ultima parola che mi viene in mente quando penso alla politica recente del mio caro paese d’origine, la Polonia. Come è noto, nel 2015 il partito di estrema destra Prawo i Sprawiedliwo?? (Diritto e Giustizia), conquistò la maggioranza nel parlamento e cominciò progressivamente, all’inizio in modo tacito e poi in modo palese, a smontare le istituzioni democratiche, approvando delle leggi importanti senza le consultazioni civiche previste dalla Costituzione e votando atti legislativi soprattutto nelle ore notturne per evitare affollamenti sotto il Parlamento e sottrarre le notizie agli occhi vigili dei media indipendenti.

Il partito di maggioranza fu confermato nelle elezioni del 2019 e il sistema, già indebolito nei quattro anni precedenti, venne dominato da uno schieramento di persone mediocri ma leali al leader del partito, Jaroslaw Kaczynski. Per capire il meccanismo messo in gioco e sviluppato dal signor Kaczy?ski nell’arco degli ultimi cinque anni, devo cominciare dal momento in cui il suo partito si impadronì illecitamente del nostro Tribunale Costituzionale. Non racconterò tutti i dettagli perché avrei bisogno di scrivere un libro intero, ma mi concentrerò su alcuni esempi a mio parere eclatanti.

Le mani sulla magistratura

Magistrati di tutta Europa manifestano a Varsavia contro gli attacchi governativi all’indipendenza della magistratura.

Il partito perdente, Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica), nelle ultime sedute subito dopo le elezioni del 2015, nominò dei giudici del Tribunale che avrebbero dovuto sostituire coloro il cui mandato stava per finire.

La nuova maggioranza eletta, tuttavia, ribaltò la decisione del partito uscente senza nessuna norma legislativa che le permettesse di farlo e mise i “suoi” giudici nel Tribunale. Con la maggioranza nell’istituzione giudiziaria più potente del paese, fu eletta presidente una collega del signor Kaczy?ski, Julia Przyl?bska, che cambiò subito le normative interne del Tribunale ignorando la voce dei giudici indipendenti e togliendo loro il diritto di esaminare la conformità costituzionale delle leggi importanti scritte a favore dal partito governante. Allo stesso tempo, la televisione pubblica e l’ente che la controlla (il Consiglio Nazionale della Diffusione di Radio e Televisione), vennero ripulite dalle persone poco favorevoli al partito di maggioranza. Così, Prawo i Sprawedliwo?? ottenne il controllo del quarto potere, i media, ostracizzando tutti i politici dell’opposizione e i giornalisti di altri media indipendenti. Chi guarda la TV nazionale adesso, assorbe le informazioni di una realtà completamente diversa rispetto a quella reale. I portavoce del partito, come in Ungheria, presentano il Paese come fosse sotto assedio dal capitale tedesco e dall’esercito russo, alimentando le nostre storiche paure nazionali.

Il terzo nemico rimane l’Unione Europea che, a loro detta, fa di tutto per bloccare lo sviluppo dell’economia polacca. Tutti quelli che la pensano diversamente vengono dipinti come traditori della ragion di Stato, farisei e targowica (il riferimento è alla Confederazione di Targowica composta da magnati polacco-lituani, che portò la Polonia alla terza ed ultima dissoluzione nel 1795, dopo di che sparì dalla mappa dell’Europa fino all’11 novembre 1918).

Questi messaggi arrivano in ogni casa, rafforzando l’odio verso i “nemici della patria” sia interni che esterni, indottrinando e condizionando il popolo. Avendo già nelle mani il Tribunale Costituzionale e i media, il partito Prawo i Sprawiedliwo?? cominciò a licenziare la classe dirigente delle aziende statali, sostituendo l’interesse economico con il cosiddetto interesse nazionale.

Nelle elezioni del 2019 la maggioranza fu confermata grazie soprattutto ad una ridicola elargizione di fondi statali, effettuata, senza tener conto del crescente debito pubblico, anche a famiglie non bisognose, alla TV pubblica e a minatori che già guadagnavano stipendi superiori alla media nazionale, e ignorando invece il motore della economia nazionale, ovvero le piccole e medie imprese (soprattutto grazie al programma “500+”, che elargisce mensilmente ad ogni famiglia con uno o più figli minorenni circa 150 euro in contanti a figlio, indipendentemente dallo status economico della famiglia).

Il Coronavirus e le elezioni

E cosi siamo entrati nel 2020, l’anno delle elezioni presidenziali e del caos causato dal Covid-19. La diffusione del virus ha rivelato l’incapacità da parte del partito in carica di governare in maniera coerente, logica e soprattutto umana. Come tanti governi di destra nel mondo, all’inizio della pandemia anche Prawo i Sprawiedliwo?? non credeva alla pericolosità del virus e a quello che avrebbe potuto causare nelle settimane successive.

Quando l’epidemia è arrivata in Polonia, è diventato subito chiaro che l’arroganza del governo, che ignorava da un paio di anni la disperata invocazione dei medici che chiedevano di aumentare le risorse per migliorare l’equipaggiamento degli ospedali pubblici, ha cominciato a provocare un tributo di vite dei cittadini. Proprio ora, quando tutte le energie e le risorse del governo avrebbero dovuto concentrarsi nello spegnere i focolai del Covid-19 nel Paese, fermare l’aumento dei contagi e fornire ai medici l’attrezzatura di prima necessità, basando le loro azioni preferibilmente sul modello tedesco, il parlamento e il governo lavoravano su come proseguire con le elezioni presidenziali, previste a maggio, visto che l’attuale presidente Andrzej Duda, un personaggio leale a Kaczy?ski, poteva ancora contare, secondo recenti sondaggi, sul 45-52% dei voti.

Ma l’organizzazione ed attuazione delle elezioni secondo il piano di Prawo i Sprawiedliwo?? avrebbero violato direttamente le norme costituzionali, la sicurezza pubblica e in particolare il principio del voto segreto. Infatti il voto per corrispondenza tramite posta, secondo l’emendamento approvato dal parlamento all’inizio dell’aprile di quest’anno, prevedeva che il voto fosse valido solo se sulla carta elettorale il votante avesse indicato il suo codice fiscale (il cosi detto numero PESEL). Inoltre, non era stato previsto nessun meccanismo per far votare i cittadini polacchi residenti all’estero.

A maggio, in un momento cioè caratterizzato dall’emergenza sanitaria, se l’unico modo per votare fosse stato andare al Consolato Polacco a Milano, non lo si sarebbe potuto fare, perché lo Stato italiano vietava di farlo per chi abitasse al di fuori della Lombardia, e comunque lo sconsigliava vivamente, visti i rischi di contagio.

Come se ciò non bastasse, una procuratrice distrettuale, dopo aver ricevuto un atto ufficiale che denunciava l’attuale governo perché non rinviava le elezioni, mettendo così a rischio vite umane, è stata sospesa dal suo supervisore solo per aver avviato l’iter per esaminare tale denuncia, nonostante avesse seguito le leggi che la obbligavano a farlo, e nonostante il fatto che la denuncia, dopo la prima fase dell’investigazione, poteva comunque essere respinta d’ufficio, se il procuratore non avesse trovato motivi concreti per andare avanti.

Poi la forza degli eventi ha avuto la meglio e all’ultimo momento, tre giorni prima delle elezioni, le presidenziali sono state rinviate a data da destinarsi. Ma i problemi rimangono tutti sul tappeto.

Una democrazia delicata

A partire dal 1989 la Polonia, come altri paesi del blocco dell’Europa dell’Est, piano piano riprese la strada della democrazia. Si liberò dal diktat del suo grande fratello e fece un lavoro eccezionale per creare istituzioni basate sullo stato di diritto; però, essendo una democrazia giovane, rimane tuttora molto fragile e indifesa di fronte a leader carismatici con aspirazioni autoritarie.

Oggi mi auguro, visto che abbiamo da poco celebrato qui in Italia la festa della liberazione dal fascismo, che quando un giorno l’opposizione riprenderà il potere in Polonia, non segua le orme di Prawo i Sprawiedliwo?? e non venga attirata dalla voglia di cementare il potere, ma si concentri sul rafforzare prima di tutto i fondamentali meccanismi democratici.

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