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Due notizie

La caccia al gallo forcello e gli aiuti mal organizzati

La prima: “Caccia al Gallo forcello, al via l'abbattimento di 409 capi”.

Ma perché?” - si chiedono quelli della Lipu. “Questi splendidi animali vengono uccisi solamente in nome delle tradizioni e per appagare il desiderio dei cacciatori, spesso per impagliarli. Sono uccelli che fanno parte dell’ambiente alpino che non fanno alcun danno all'ambiente o alle coltivazioni, non sono pericolosi per le persone e per la sicurezza, pertanto non ci sono scusanti per continuare in questa assurda caccia''.

Forse che si stanno moltiplicando eccessivamente come i cinghiali (introdotti, questi ultimi, proprio dai cacciatori)?

La situazione, a quanto pare, vede sì un buon indice di riproduzione dell'animale, ma d'altra parte in alcune aree è scomparso.

Insomma, quanti siano esattamente i galli forcelli non si sa: fino a qualche tempo fa esisteva un Comitato faunistico e una relativa commissione che valutavano la situazione stabilendo se e quanti animali si potessero destinare ai cacciatori, dopo aver valutato la popolazione delle varie specie zona per zona. Ma l'assessore Zanotelli ha soppresso questo organismo composto da esperti e a decidere attualmente sono proprio i cacciatori, insieme al Servizio faunistico.

E questa caccia potrà essere esercitata perfino nei parchi naturali, nell'Adamello Brenta come nel Paneveggio-Pale di San Martino, in aree protette che a questo punto non si sa più che cosa proteggano.

Il succo della seconda notizia, partita da un servizio del TG3, lo traiamo dall'Alto Adige di Bolzano: “Lo scorso marzo, poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, la Protezione Civile altoatesina e trentina si mobilitò, organizzando un convoglio per portare a Chisinau, in Moldavia, aiuti alimentari, giochi per bambini, vestiti, prodotti per l’igiene, lettini, coperte, tende, radiatori, lenzuola, prefabbricati per wc e materiale per l’allestimento di un campo profughi in grado di accogliere 500 persone. In quelle giornate concitate si temeva che dall’Ucraina un fiume di persone in fuga si riversasse nella confinante Moldavia. Ora, a distanza di mesi, arriva la notizia che quei container, pieni di materiale del valore complessivo di un milione e 800 mila euro, non sono mai stati aperti e giacciono a Chisinau”.

Non è esatto: come precisa un comunicato dell'Ufficio stampa della Provincia, quel materiale “è stato in parte allestito a Leuseni, al confine con la Romania”. “In parte”: tre container su diciotto. Un po' poco – sembrerebbe.

Questo apparente spreco nasce da una valutazione errata sull'afflusso in Moldavia dei profughi in fuga dall'Ucraina? Dalla troppa fretta?

I responsabili dell'operazione trovano tutto normale: “Già a marzo – spiega un responsabile della Croce Bianca altoatesina - sapevamo che l’allestimento non sarebbe stato una cosa immediata, ma ci si è preparati a farlo per un’eventualità che si spera non accada mai. Ma non ti puoi permettere di farti trovare impreparato: nella Protezione civile accade sempre così”.

E il nostro, onnipresente ing. De Col, capo della Protezione civile trentina, intervistato dall'Adige, ci fa anche una battuta: “L'abbiamo detto chiaramente già a marzo quando li abbiamo consegnati: se non li utilizzerete non ci offendiamo”. E prosegue spiegando che tutto quel materiale “sarebbe stato utile anche in caso di gravi emergenze o catastrofi naturali”. A cominciare dai terremoti, visto che – precisa l'Ufficio stampa della Provincia - “la Moldavia è un territorio ad alta sismicità”.

E poi – è ancora De Col che parla - “la Moldavia è lo stato più povero d'Europa. Il materiale che abbiamo portato rappresenta un aiuto davvero importante per loro. L'abbiamo fatto guidati dalla passione e dalla generosità. Stiamo raccogliendo altro materiale da donare alla Moldavia. Si tratta di oggetti che da noi sono superati, perché le normative cambiano e certe cose non sono più utilizzabili”.

Insomma, la roba – non tutta di prima qualità, a quanto dicono - è lì; che poi siano ucraini o moldavi, poco importa: qualcuno prima o poi ne beneficerà.

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