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Un precedente rapper, Shiva (all'anagrafe Andrea Arrigoni, 800.000 followers), esibitosi a fine agosto alla Music Arena, non aveva suscitato proteste, nonostante che le sue canzoni siano piuttosto focose. Un esempio a caso, “Take4”: “Take 4, figlio di puttana / Il mio nome è Santana, voglio tutto il fumo / L'ultimo che ha sfidato la squadra / Gli ho cambiato nome, adesso è nessuno / Case trap mi han lasciato l'odore ma anche un talento e dei cerchi ventuno / Ciò che è mio non può essere tuo / Ora esco io prima del dio su Google / Coppo nuova whip, accendi i fanali / Corro sulla sheet come Dele Alli / Fotto queste bitch, diventan virali / Mi succhiano il cazzo, mi succhiano l'hype / Mi trovi su un Jeep coi sedili adatti / O in mezzo alla street con i miei soldati / Se ci conti in dieci, siamo die ci armati / No non scherzo un cazzo, vieni qui a sfidarci”.

Costui nei giorni scorsi è stato arrestato a Milano accusato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose, il tutto nell'ambito di una contesa nel mondo musicale tra la Santana Gang di Shiva e la Seven Zoo di Rondo da Sosa, collega rapper. Ma questo è un altro discorso: la vita privata non deve influire sul giudizio artistico; del resto, Caravaggio era un assassino...

Dell'altro musicista, al centro delle polemiche dei giorni scorsi, Niky Savage (Nicholas Alfieri, solo 200.000 followers), il Dolomiti ha pubblicato alcuni spezzoni, non sappiamo se facenti parte di un unico brano o estratti qua e là dall'opera omnia: “Sono pieno di t***". "Già da prima, le rosse, bionde e more, tro** (eheh)". "Ch*****e senza e ho rotto il loro cuore, cuore". "Mo la f***o forte così domani mi ama (wawa, wawa)". "La tratto da pu****a, corre fast, 'sta giaguara". "Sta saltando sul c***o già da un'ora". (gli asterischi non sono nostri). Parole che, come leggiamo su un sito specializzato, evidenziano “uno stile crudo, oscuro e introspettivo, caratterizzato da una voce rauca e dalla sporca "WaWa", un verso che diventerà presto la firma dell'artista”.

Niky Savage

Mancano pochi giorni alla sua esibizione al Teatro Sanbapolis quando partono, a grappolo, le proteste: Non Una di Meno, il Consiglio delle Donne, la Commissione Pari Opportunità, il Coordinamento Donne della CGIL, il Movimento per la Vita e vari esponenti politici chiedono, chi al Comune, chi al Centro Santa Chiara, la cancellazione dell'evento, perché "è inaccettabile che mettendo a disposizione uno spazio si avalli di fatto la cultura dello stupro, per di più a uso e consumo di adolescenti che andrebbero messi in guardia e allontanati da simili messaggi invece di offrirli loro come semplice e innocuo intrattenimento".

Federico Benatti, titolare della società DolceVita Eventi che ha organizzato la serata, obietta che "il programma era pubblico da un mese: perché tutti s'indignano solamente ora?”. E poi, cancellare il concerto senza una ragione cogente comporterebbe un danno economico rilevante e magari una querela da parte dell'artista.

Il Centro Santa Chiara, che ha concesso lo spazio, spiega che ormai gli 800 biglietti sono stati venduti e comunque “si è raggiunto il compromesso con l'entourage del trapper di non proporre i brani con i testi violenti”.

Più articolata la posizione del sindaco Janeselli, che conferma l'impossibilità pratica di bloccare l'evento, notando che il tutto esaurito dimostra - purtroppo - che questa musica, con relativi testi, incontra il gradimento dei giovani, che comunque per ascoltarla possono sempre indirizzarsi su You Tube. Piuttosto sarà il caso di promuovere delle iniziative, anche nelle scuole, “per un confronto con i trapper trentini e sul perché si spinga su temi violenti e un linguaggio non accettabile", Aspettiamo di vedere.

Resta il fatto che, non essendo possibile confidare soltanto nel senso etico degli organizzatori di concerti, dovrebbero essere gli enti pubblici che gestiscono gli spazi – in questo caso il Centro Santa Chiara - a valutare le richieste tenendo presenti diversi elementi e non soltanto l'appetibilità delle proposte in termini di riscontro di pubblico, e ancora prima discernendo fra arte e spazzatura.

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