All’insegna del pressapoco
Titoli, articoli e locandine: tre esempi di giornalismo non proprio inappuntabile.
La locandina è quella dell’Alto Adige di venerdì 15 gennaio, il cui solo difetto è di non mantenere le promesse: "Gardolo in rivolta. Bande di cani tendono agguati ai residenti" - vi si legge infatti, e lo stupore che si prova di fronte a una simile notizia è più che sufficiente a indurre all’acquisto del giornale. Che gli aggrediti siano esclusivamente "residenti" e non - poniamo - meridionali di passaggio, magari è un pensiero che va al di là delle intenzioni del titolatore; ma "bande" di cani che "tendono agguati" sono due concetti ben precisi: le bestie di Gardolo hanno messo in piedi un’organizzazione strutturata e cosciente, grazie alla quale sono in grado poi di attuare delle strategie di attacco articolate basate sulla sorpresa. Per quali scopi, non è detto.
Ahimé, non è così, e basta il titolo dell’articolo per degradare la notizia: "Branco di cani nei campi di Spini. Allarme nel quartiere. Aggredito un passante". Il ridimensionamento, come si vede, è brutale: la "rivolta" è solo "allarme", le "bande" sono in realtà un banale "branco" e gli "agguati" normali "aggressioni", anzi una sola aggressione.
Il titolo è quello che apre, in prima pagina, l’Alto Adige del 14 gennaio e si riferisce alle reazioni suscitate in Trentino dalla diffusione del programma del centro-destra in tema di assistenza, con la poco cristiana proposta di privilegiare i residenti rispetto agli altri cittadini, cioè agli stranieri.
Il titolo (che bello se rispecchiasse la realtà!) è perentorio: "Il Trentino indignato"; ma via via che si procede nella lettura, l’ampiezza così unanime di quel "il Trentino" si restringe purtroppo sempre più. Fin dalle prime parole del pezzo, dove si precisa che a indignarsi è una parte, sia pur importante, della nostra realtà provinciale: "Il mondo cattolico insorge e respinge il programma della coalizione di centro-destra" (dove, detto fra parentesi, non si capisce in che consista esattamente l’insorgere di questi cattolici: ma già, se non c’è rivolta o insurrezione, la notizia non sa di niente).
Il lettore un po’ avveduto, comunque, a questo punto è ancora sospettoso: visto che a mettere assieme quel bel programma si sono strizzati il cervello fra gli altri anche dei personaggi come Morandini e la Conci che non perdono occasione per esibire la loro fede, siamo proprio sicuri che tutti i cattolici non siano d’accordo con quella proposta vergognosa?
Contrario è decisamente don Francesco Malacarne, direttore della Caritas, e "come lui - aggiunge il giornale - anche la maggioranza dei parroci"; vogliamo crederci (anzi, avremmo sperato una quasi unanimità, almeno da loro), ma questa "maggioranza", in realtà, è testimoniata concretamente da due sole persone: i parroci di Canova e di Cristo Re.
Facendo i conti, l’Alto Adige ha sentito il parere di tre persone, dopo di che le ha battezzate d’autorità come interpreti dei sentimenti di tutto il Trentino.
L'articolo proviene anch’esso dall’Alto Adige, in data 10 gennaio, e il contenuto è esposto, stavolta, in termini sobri: "Atto vandalico nella piazza centrale di S. Martino di Castrozza. Gesù Bambino senza mani. Ignoti amputano nella notte la statua del presepio." "Lo sconcerto della gente e dei turisti" - dicono titolo, occhiello e sommario. Il pezzo precisa quindi: "Natale con lo sfregio nel Primiero, dove ignoti, con il favore della notte, hanno sfregiato la statua di Gesù Bambino (...) I vandali..., muniti di sega, hanno tagliato le mani a Gesù Bambino. (...) La scorribanda ha creato sconcerto tra gli abitanti (...) Ad agire sarebbero state più persone. I vandali, probabilmente aiutati da qualche ‘palo’..., hanno sollevato dal letto di paglia la statua di Gesù Bambino. Con una sega gli ignoti hanno amputato le due braccia della statua..., portandosi via i due pezzi di legno (...) L’atto vandalico ha suscitato sconcerto (per la terza volta, n.d.r.). Conclusione: "Appare difficile potere risalire agli autori".
Immediata, l’indomani, la retromarcia: "Subito risolto il mistero del presepio. Le mani erano in sacrestia. Il parroco: il freddo le ha staccate dal Gesù Bambino". Dunque, "l’allarme lanciato - e ieri riportato dal nostro giornale - non aveva motivo di essere".
E qui anzitutto va dato atto all’Alto Adige di aver avuto la correttezza di rettificare la notizia, come pure non c’è da scandalizzarsi se ogni tanto capitano infortuni di questo genere, che peraltro non sempre dipendono dalla negligenza del cronista ed il nostro è appunto uno di questi casi, tanto che anche i carabinieri si erano attivati per risolvere il mistero.
Dunque non ci sarebbe problema, se il giornale avesse riportato la notizia col modesto rilievo che meritava, senza debordare con ipotesi basate su deduzioni gratuite che, a cose chiarite, acquistano il sapore del ridicolo.
Che fine hanno fatto, insomma le "più persone", il "palo", la "sega"?