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Il poeta e l’ assessore

Un bell’esempio esempio di democrazia: un cittadino ha un’idea e subito i governanti la esaminano. E’ andata così fra Panizza e Wilkinson?

Tempo fa, la prof. Caterina Dominici teneva su una tivù locale una rubrica in cui presentava l’opera di alcuni poeti locali; e non ebbe alcun pudore a portare in studio anche il marito David Wilkinson, con cui intessé una affettuosa, adorante, imbarazzante (per lo spettatore) conversazione. I due sono molto legati: lavoravano insieme al liceo "Da Vinci" (dove la Dominici era preside e Wilkinson lettore d’inglese), insieme hanno litigato con i colleghi di scuola, e quando lei se n’è andata ottenendo un comando ("ora segue mocheni e cimbri negli aspetti culturali"), anche lui ha deciso di cambiar lavoro. Dall’inizio dell’anno scolastico - c’informa l’Alto Adige - al "Da Vinci" il prof. Wilkinson si è fatto vivo solo con certificati medici, dopo di che, tramite l’assessore regionale del PATT Franco Panizza, si è proposto come "ambasciatore della Regione in Europa" per "iniziative che possano favorire i rapporti tra le regioni dell’ovest e dell’est Europa. L’intento principale di questa attività è quello di aiutare il consolidarsi dello sviluppo della democrazia all’interno delle regioni dell’est".

Un compito, come si vede, tanto impegnativo quanto vago e in definitiva di dubbia utilità: "E’ un po’ difficile da capire quale tipo di impiego il dotato poeta potrà trovare in piazza Dante" - commenta il giornale; e molto più brusca la presidente della Regione Margherita Cogo: "E’ un progetto che non approverò mai. Alla Regione non serve alcun ambasciatore".

Il poeta, in ogni caso, non è censurabile: persegue il proprio interesse e forse la propria vocazione. E’ curioso, invece, che di questo suo desiderio si sia fatto portavoce e paladino l’assessore Panizza (a meno che non si vada a malignare sulla comune fede autonomista dell’assessore e della Dominici); il quale Panizza però, appena si prospetta la mala parata (il categorico rifiuto della Cogo e l’ironia della stampa), prima minimizza il tutto: "Ho ricevuto... un progetto rivolto alle relazioni ed alla valorizzazione delle minoranze europee. Non avendo alcuna competenza in materia... ho solo passato loro il progetto perché mi fornissero la loro valutazione in merito, per poi eventualmente portare o non portare la questione all’attenzione della giunta. Tutto qui". Poi, ricordando le iniziative già avviate in questo campo, finisce per dimostrare involontariamente che di questo "ambasciatore" non c’è proprio bisogno: "La Regione è già impegnata concretamente sui temi dell’integrazione e sulla promozione delle minoranze linguistiche europee. Già sostiene le associazioni internazionali rappresentative delle stesse e molti sono i contatti con Slovacchia, Ungheria e Romania. Siamo anche in Alpe Adria dove esiste un apposito gruppo di lavoro sul tema".

"Area quindi non solo affollata, ma intasata" - commenta il cronista.

Ma se così stanno le cose, perché mai avanzare quella candidatura? La risposta di Panizza è abbastanza sorprendente: "Vista la vocazione europeista della Regione, ho ritenuto di proporre agli assessori competenti il progetto del prof. Wilkinson, anche se nessuna valutazione è stata fatta sulla competenza e sulla professionalità del docente". E ancora: "Ho semplicemente registrato una richiesta che mi è arrivata in qualità di assessore al personale e l’ho sottoposta, per competenza, ai membri della Giunta". E perfino: ‘Forse (l’ambasciatore) non ci serve, ma si valuti serenamente"

Se dovessimo credere a quanto dice l’assessore, ci troveremmo di fronte a una situazione davvero consolante di democrazia che funziona al meglio, dove un qualunque cittadino, convinto di poter dare un suo importante peculiare contributo alla comunità, elabora un progetto e lo sottopone a chi lo rappresenta nell’istituzione, e quest’ultimo subito ne coinvolge l’esecutivo perché se ne discuta.

Bello davvero: anche credibile?

Dalla storia, dunque, il Franco Panizza non esce granché bene, dimostrando quanto meno di difettare ancora in esperienza e astuzia. E anche Wilkinson non ha di che gioire, sia - ovviamente - come aspirante diplomatico che come poeta. Un giornalista dell’Alto Adige, infatti, tracciando il suo profilo, lo aveva citato come "l’unico poeta non italiano in lingua italiana ad aver vinto il premio di poesia ‘Città di La Spezia’", ma ecco un altro poeta, Italo Bonassi, ribattere che "fino ad oggi, 15 gennaio 2000, David Wilkinson non ha mai vinto il premio "Città di La Spezia"; dopo di che un lettore, premettendo un assai sbrigativo giudizio critico sulla sua opera ("Non è che i suoi scritti siano poi il massimo"), propone al suo posto, come ambasciatore della Regione in Europa, un altro scrittore, il più nostrano Renzo Francescotti.

A questo punto un nuovo dibattito potrebbe aprirsi; qualcuno ha altri nomi da proporre?

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