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Chi troppo e chi niente

Mostra di Segantini: qualcuno può andarci anche nel giorno di chiusura, qualcun altro mai...

Lucio Dalla, a Trento per un concerto, vorrebbe visitare la mostra di Segantini a Palazzo delle Albere. E’ lunedì, giorno di chiusura del museo? Non fa niente: per l’illustre ospite la mostra è ugualmente accessibile, anzi per seguirlo nella visita si rinvia la seduta del Consiglio di amministrazione del Mart, prevista per quel giorno, e a fargli da guida provvede la direttrice Gabriella Belli.

Raccontando l’episodio, il cronista dell’Alto Adige, secondo un’abitudine alquanto provincialotta della stampa locale, va in cerca di tutti i possibili legami col Trentino del famoso personaggio, e la sua messe è abbondante, anche se ibrida: "Lucio Dalla non è nuovo alle Albere. Fu ospite in occasione della mostra sul Romanticismo. Non solo: si sa che proprio i lavori di un artista dolomitico, il bellunese Corona, lo hanno colpito assai. E chissà che nella sua bella casa di Bologna... non alberghi anche l’opera di qualche artista trentino. D’altronde... Dalla coltiva un logico rapporto di consonanza artistica con Danilo Eccher, il trentino che da qualche anno dirige la Galleria d’arte moderna della città emiliana. E Dalla, infine, fu interessato spettatore della mostra che aveva tra i protagonisti Elisabetta Alberti, giovane artista trentina..."

Non abbiamo qui lo spazio per riportare il lungo resoconto della visita fatto dal giornalista, che segue riverente i due vip riuscendo ad afferrare poche, preziose battute: "Ad un tratto cogliamo la domanda: ‘Era ideologizzato Segantini?’"; ma non si sa cos’abbia risposto la direttrice. Più compiutamente veniamo informati di "una dotta dissertazione sulle possibili letture di uno dei quadri in mostra. La Belli propende per Schiele, Dalla arriva ad intravvedere un possibile accostamento con Grosz". E via così, fino ai saluti finali, in occasione dei quali, alla richiesta del cantautore di poter avere il catalogo, la Belli lo rassicura: "Glielo abbiamo già fatto avere in albergo".

Saranno, le nostre, delle fissazioni egualitarie fuori moda, ma non ci piacciono simili comportamenti di favore nei confronti di persone che - per notorietà e reddito - già godono di tutta una serie di privilegi rispetto ai comuni cittadini.

La storia ci suona un po’ fastidiosa, dunque, e tuttavia non ne avremmo qui parlato se appena tre giorni dopo - venerdì 11 febbraio - non avessimo letto sullo stesso giornale il dignitoso, amaro sfogo di Graziella Anesi, presidente della cooperativa "Handicrea", persona da sempre impegnata nella difesa dei diritti di cittadinanza dei disabili, che indirizza alla direttrice del Mart l’ennesima denuncia (anche QT ne parlò a più riprese, a partire da anni ormai lontani) sulla persistente inaccessibilità del palazzo delle Albere per chi si muova su una sedia a rotelle.

Graziella voleva visitare la mostra (in un giorno di apertura, per carità, e pagando), ma "al momento di fare il biglietto vengo informata che non esiste per le persone disabili alcuna possibilità di accedere al piano dove sono esposte le opere, in quanto il fiore all’occhiello della cultura trentina, restaurato e rinnovato più volte, non ha né ascensore né pedana elevatrice".

Conclusione: "Non credo si possa comprendere cosa si prova in queste circostanze. Il problema, comunque, non è di come colui che non lo vive lo immagina, ma piuttosto per quanto ancora si dovrà vivere questa esclusione, mentre la mentalità diffusa della società che ci circonda considera una questione superata l’eliminazione delle barriere architettoniche. E’ noioso sentir parlare di leggi non applicate, soprattutto se, per propria fortuna, di quell’applicazione non se ne sente necessità e urgenza... Mi creda, lo è ancor di più per coloro che si impegnano da decenni per l’integrazione delle persone con handicap, spendendo il loro tempo, costruendo, proponendo, elaborando, discutendo; ma siccome i miracoli sono rari, sempre disabili sono e sempre disabili restano, e quindi apprezzati e garantiti, ma esclusi.

Più volentieri essi parteciperebbero, se solo fosse loro consentito, a una vita fatta anche di incontri, convegni e mostre, anziché spendere energie in discussioni e rinunce che probabilmente per molti sono fastidiose parentesi alle quali, spero, sia almeno imbarazzante rispondere".

Accanto alla lettera di Graziella Anesi c’è la risposta di Gabriella Belli: una lettera piena di pathos ("Ho letto con rabbia e sofferenza la Sua lettera... La rabbia mi sale dal profondo del cuore... Conosco da vicino le questioni che riguardano il disagio delle persone disabili...") con cui la direttrice si discolpa: il Consiglio di amministrazione del Mart ha presentato diversi progetti per sbarrierare le Albere, che però sono stati tutti respinti. Dunque, la colpa è di qualcun altro. E il discorso, in attesa della prossima lettera di protesta, è chiuso.

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