Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

I molti modi della prevenzione

Scuola e famiglia contro la devianza giovanile.

Mancuso Charlotte

All’interesse di Transcrime per i fenomeni criminali si accompagna l’intento di prevenirli. La scoperta e l’analisi delle disfunzioni della società sono infatti uno sforzo vano, se ad esse non segue l’elaborazione di criteri atti ad evitarle. Così, fra gli studi connessi all’Osservatorio per la sicurezza nel Trentino, si sta analizzando il ruolo preventivo che la scuola e la famiglia possono svolgere nei confronti della devianza e della criminalità di giovani e adulti.

Queste due agenzie di socializzazione sono responsabili di gran parte della condotta dei membri della società. Tuttavia, è solo da qualche tempo che si sono sperimentate politiche di prevenzione della criminalità focalizzate in maniera specifica sulle istituzioni scolastiche e su quella familiare. In particolare, per quel che concerne la scuola, due sono le tipologie di prevenzione cui si fa riferimento. Una è quella classica, che vede in solide basi educative la miglior forma di assicurazione contro la diffusione di modelli di condotta devianti. L’altra, più specifica, si risolve nella progettazione di pratiche che prevengano episodi di devianza e criminalità entro le ore e le strutture scolastiche.

Ma cosa si intende per prevenzione? Da un lato, si può prevenire un comportamento deviante/criminale ostacolandone l’attuazione pratica. Dall’altro, si può fare prevenzione impedendo già il concepimento mentale dell’atto indesiderato. Rispettivamente, possiamo parlare di prevenzione ex post ed ex ante facto.

La famiglia, per definizione, è l’istituzione che meglio può prevenire ex ante, socializzando i giovani al rispetto di regole e valori imprescindibili per la società. La scuola può affiancarsi ad essa completandone l’iter educativo ed operando prevenzione ex ante ed ex post. Essa, da un lato, ha il potere di confermare o di correggere la socializzazione primaria intrapresa in famiglia; dall’altro, informa buona parte della socializzazione secondaria visto che, durante l’infanzia e l’adolescenza, i soggetti vi trascorrono molto tempo.

Entro il circuito scolastico è possibile non soltanto la promozione di meccanismi relazionali socialmente accettabili, ma anche l’identificazione, dunque il riadattamento, di tendenze interattive anomale già sviluppatesi nei giovani. Così, oltre a rivelarsi un ottimo luogo per "educare bene" fin dall’inizio i membri della società, la scuola favorisce la diagnosi precoce di squilibri comportamentali già devianti o probabili precursori di devianza. Le istituzioni scolastiche, cioè, possono impegnarsi nella prevenzione di lungo raggio, insistendo sui valori cui orientare l’agire.

Ma il circuito educativo può prevenire la criminalità in altri due modi. Prevenzione di corto raggio è l’intervento nell’istante appena precedente un episodio di delinquenza. Consiste nell’ostacolare fisicamente gli attori o nel farli desistere dall’atto deviante per mezzo di "sanzioni minaccia". Negli USA e in Scandinavia questo tipo di prevenzione si avvale, ad esempio, di tecniche quali la presenza di telecamere nei cortili delle scuole, di "studenti-guardiani" nei momenti ricreativi e di poliziotti in divisa e metal detectors all’ingresso delle scuole. Tali accorgimenti aiutano, di certo, a prevenire il peggio, ma solo poco prima del fattaccio, e senza intaccare le motivazioni che stavano per condurre all’atto indesiderato.

A metà strada tra questo livello di prevenzione e quello descritto per primo (lungo raggio) - il quale non è altro che il processo educativo per definizione - sta la prevenzione di medio raggio. Più difficile ma anche più promettente, si basa sull’osservazione delle condotte dei giovani studenti, soli o durante le interazioni con altri. L’obiettivo è individuare sintomi di disagio che possono preludere a (o derivare da) condotte devianti. Ne sono un esempio la tendenza alla lite per futili motivi, gli accessi collerici improvvisi ed immotivati, l’incapacità di attenersi a regole che altri rispettano.

Alcune scuole statunitensi hanno ottenuto sensibili diminuzioni nei reati commessi durante le ore scolastiche applicando strategie di monitoraggio di questi fenomeni. Nel contempo si sono innalzati i livelli di rendimento scolastico. Se l’Italia sperimentasse da subito alcune di tali tecniche preventive a livello scolastico, probabilmente fenomeni quali "bullismo" e "baby gang" sarebbero scoraggiati sul nascere e non avrebbero il tempo di trasformarsi in piaga sociale.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Baby-gang: tra disagio e disinformazione

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.