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Il cielo non aspetta

Ottocento Comuni europei (55 del Sudtirolo) per un futuro climaticamente sostenibile.

I cambiamenti climatici conseguenti all’inquinamento porteranno già nelle condizioni attuali ad una modifica profonda della vita sulla terra, e se non si ferma il trend, le conseguenze saranno incalcolabili. L’intensificarsi dei fenomeni naturali di carattere catastrofico - precipitazioni straordinarie, uragani, slavine, inondazioni, anche in paesi come la Svizzera - sono da attribuirsi al mutamento del clima e al generale surriscaldamento della Terra. Ed è solo l’inizio.

L’ha spiegato il meteorologo dell’Istituto Max di Amburgo Harmut Graßl, nel suo intervento al Congresso per il decennale dell’Alleanza per il clima, a Bolzano fra il 16 e il 19 maggio scorso. Graßl ha perorato la causa del rispetto del Protocollo di Kyoto, che impegna i paesi del Nord del mondo a ridurre drasticamente le loro emissioni inquinanti, in modo che quelli del Sud possano a loro volta svilupparsi senza che la diffusione indiscriminata del modello distruttivo che caratterizza i paesi industrializzati porti al collasso della Terra. E non c’è molto tempo, è stato ribadito nel corso della conferenza. "Il cielo non aspetta...": questa frase di Hans Glauber, iniziatore dei Colloqui di Dobbiaco e presidente dell’Ecoistituto di Bolzano, ha fatto da sfondo alla manifestazione.

Più di ottocento comuni (55 della provincia di Bolzano) ed altri enti europei hanno aderito finora a questo sodalizio che ha per scopo la diffusione di strategie per un futuro climaticamente sostenibile. I comuni portano avanti progetti di riduzione delle emissioni inquinanti. E’ un’iniziativa che nasce dal basso e introduce in una rete virtuosa l’impegno di molti comuni, dando loro un significato globale, pur richiedendo un impegno molto locale.

Il Congresso, frequentato da centinaia di persone, è diventato un avvenimento per la presenza di personaggi noti del mondo ambientalista internazionale, e anche per i seminari che hanno esaminato soprattutto esempi e aspetti del turismo sostenibile, i rapporti fra la tutela del clima e del suolo.

Uno spazio importante ha preso la relazione di Helmuth Hammer, dell’assessorato ai Lavori pubblici di Monaco di Baviera, che ha parlato della decementificazione del suolo come di un compito delle amministrazioni comunali. Un problema che si pone in modo forte anche in Sudtirolo, dove l’eccessiva impermeabilizzazione è causa di inondazioni.

Edwin Vasquez ha tenuto con il fiato sospeso l’assemblea, raccontando nella sua veste di coordinatore per l‘ambiente e le risorse naturali della COICA, le esperienze dei popoli del bacino amazzonico, depredati delle loro risorse e del loro ambiente di vita, che viene distrutto o derubato dagli appetiti delle multinazionali per la ricchezza e la diversità biologica conservata proprio dai popoli indigeni. Lo stesso presidente venezuelano dell’organizzazione non è potuto venire al congresso per ragioni di rappresaglia politica.

Il bacino amazzonico è suddiviso in molti paesi, e in quasi nessuno i popoli indigeni sono rappresentati nei rispettivi parlamenti o vengono ascoltati dai governi che decidono o affidano alle imprese internazionali il destino delle vaste ricchezze dell’area.

Fuori della sala, una composizione di cento tavole di un metro quadro l’una, dell’artista berlinese Michael Müller: su ognuna delle tavole dipinte da Müller nei suoi lunghi soggiorni in Amazzonia, rappresentazioni della vegetazione della foresta vergine e una parola scritta: cento tavole e cento parole, cento modi di dire "verde" nelle lingue parlate nel bacino del grande fiume sudamericano.

Interprete della complessità del tema del congresso, con la sua straordinaria capacità di collegare i fili della conservazione della natura con i diritti delle persone in una visione del futuro, il globale con il locale, è stato Wolfgang Sachs, dell’Istituto di Wuppertal per il clima, l’ambiente e l’energia.

La sua riflessione è partita dalle parole Begrenzung e Entgrenzung, il contrasto fra lo stabilire confini e cancellare i confini. Il luogo perimetrato è quello della politica e della cultura, quello senza limiti è quello della globalizzazione che tende a cancellare cultura e politica.

Ha esaltato la funzione del confine, e facendo l’esempio di come guardando un quadro di Paul Cézanne si veda in esso molto dinamismo e lo si trovi insieme molto attraente, ha concluso che "il limite è lo strumento con cui si intensifica il significato".

Il simbolo del congresso era una foto del globo terrestre, il pianeta azzurro. Da questo ha preso spunto Wolfgang Sachs nell’illustrare in cinque punti più uno le sue tesi sul pianeta azzurro e la contraddizione della globalizzazione, con i suggerimenti corrispondenti per evitarne i pericoli. Ecco qui di seguito la sintesi delle cinque ricette:

1. Un’economia intelligente, che esalti la produttività non del lavoro ma delle risorse, offrendo servizi anziché oggetti di consumo.

2. Una velocità cauta: la messa in rete del mondo con Internet farà aumentare la mobilità, occorre dunque sviluppare una mobilità fisica che sia consapevole dei limiti della persona, del corpo.

3. Distanze più vicine: la mobilizzazione della natura è la premessa della mobilità delle persone e quindi si devono incentivare le economie regionali, con minori spostamenti obbligati.

4. Il benessere del tempo al posto del benessere delle merci: il lavoro venga in futuro adattato al tempo e non al guadagno; il tempo sia sovrano; meno soldi e più tempo aiutano anche a ridurre la disoccupazione;

5. Vivere meglio invece di possedere molto: non si può ottimizzare la soddisfazione materiale e immateriale contemporaneamente.

E’ una sintesi che non fa giustizia al relatore (con cui chi scrive si scusa, oltre che con le lettrici e i lettori), ma dà un’idea della complessità del pensiero ecologico unito alle questioni sociali delle contraddizioni fra Nord e Sud. Ma un’immagine chiara viene dalle conclusioni.

Sachs ha affermato che l’immagine del pianeta azzurro è un’illusione, perché non si vedono gli esseri umani e le loro dinamiche e l’ultimo punto era indicato come "una questione di ospitalità". "Saranno capaci gli esseri umani di creare una terra ospitale?" - è stata la sua domanda.

E ai tecnici, ai politici dei Comuni, agli ambientalisti ha detto: l’ecologia ha poco a che fare con la protezione degli uccelli, ma ha come obiettivo la giustizia. E come compito quello di creare le condizioni per la cittadinanza mondiale e un benessere non oligarchico.

Per un momento l’atmosfera è sembrata non quella di un congresso organizzato dalla provincia di Bolzano, assessorato all’ambiente, ma quella che caratterizzò, finché è esistita, la Campagna Nord-Sud, di cui in sala era presente Jutta Steigerwald, che ne è stata l’anima.

Nelle orecchie è rimasta la citazione da Johannes Rau, che cerca una strada nuova per un socialismo moderno, che sia consapevole della questione della limitatezza delle risorse naturali: "La giustizia non ha a che fare con il dare di più, ma con il prendere di meno".

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