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QT n. 2, 27 gennaio 2001 Cover story

La provvisorietà deve finire

...oppure dovremmo istituire ulteriori gabbie etniche per i 15.000 immigrati del Sudtirolo?

Vincenzo Passerini

Un sistema che impedisce ai bambini di una scuola materna di lingua tedesca di imparare una canzoncina di Natale in lingua italiana, è accettabile? No, non può essere accettabile. Oppure: può essere provvisoriamente accettabile qualora serva ad evitare cose peggiori. E infatti è stato questo finora il motivo nobile che in Alto Adige ha giustificato un sistema di gabbie etniche per nulla nobile e di per sé inaccettabile. Ma oggi ci chiediamo: questo sistema continua ad evitare cose peggiori o invece le sta producendo? O, comunque: non sta forse impedendo che nascano cose migliori?

Il prof. Eugen Galasso, del Movimento Obiettori Etnici: con il suo sciopero della fame ha posto il problema del superamento dell'apartheid sudtirolese.

Sì, la "provvisorietà" che finora ha giustificato questo sistema è andata oltre un tempo accettabile ed ora trascina se stessa, stancamente, pigramente, ostinatamente, quasi disperatamente nel nuovo secolo e nel nuovo millennio. Ma priva di un pensiero di futuro senza il quale le società muoiono.

L’acceso dibattito di questi ultimi mesi sul superamento dell’apartheid sudtirolese, ripreso in Trentino da Fabbrini, rivela che il tempo della provvisorietà è scaduto, e che è venuto invece il tempo di dare un nuovo futuro alla convivenza in Sudtirolo.

Se non ora, quando? - verrebbe da dire. E infatti c’è un convergere di condizioni favorevoli che spinge a por mano con forza alla Grande Riforma:

- il sistema della proporzionale etnica non funziona più e deve essere continuamente aggirato con deroghe per impedire la paralisi di importanti servizi pubblici ed attività;

- la piena collocazione nella nuova Europa di Italia ed Austria non può tollerare la persistenza di un sistema che impedisce la libera circolazione delle persone e la parità di diritti a prescindere da una appartenenza etnica;

- lo stesso sistema economico tende a cancellare barriere, privilegi etnici, isole speciali, e questo vale anche per il Trentino che pure a chiamato a dar vita alla sua Grande Riforma;

- la presenza di migliaia di immigrati (15.000 circa in Sudtirolo, e 12.000 in Trentino) ha portato nel giro di pochissimi anni alla nascita di nuove minoranze linguistiche, di cui per la verità pochi ancora si rendono conto, destinate a consolidarsi, a dare vita ad ulteriori ed inedite minoranze con il risultato, ovvio, per quanto ancora rimosso, di una esigenza di tutela che nemmeno i più reazionari potranno disconoscere nel momento in cui esalteranno un modello sociale e politico che tutela delle minoranze. D’altronde, le vecchie minoranze locali invecchiano, le nuove sono molto giovani: è pensabile moltiplicare le gabbie etniche, alimentare percorsi paralleli e non comunicanti di gruppi sociali siffatti? Non è pensabile.

Un’ultima annotazione. Che l’accettazione di un sistema di gabbie etniche fosse provvisoria dovrebbe valere particolarmente per i cristiani. La cristallizzazione della fede cristiana in una dimensione etnica ha prodotto terribili tragedie nel cuore dell’Europa. E guardiamo con angoscia al fatto che troppi cristiani siano ancor oggi sensibili ai richiami xenofobi e razzisti, etnici e reazionari.

Non c’è più né giudeo, né greco, gridava Paolo, sulla scia di Gesù che rompeva, suscitando scandalo, tutte le barriere della società del suo tempo in nome di un altro tempo, un’altra umanità. E se rinuncia alla ricerca di questi cieli nuovi e queste terre nuove, che resta della fede cristiana?

Vincenzo Passerini è consigliere regionale dei Democratici di Sinistra.