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IRSR: un anno di gioco al massacro

Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale: combinati troppi danni, si spezza l'asse Molinari (assessore) - Cavagnoli (presidente) - Scaglia (preside di sociologia). Per l'Istituto c'è un futuro?

Riprendiamo la penosa vicenda dell’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale (IRSR), scuola improntata a due obiettivi: la formazione di educatori e assistenti sociali e l’educazione permanente (in particolare i corsi dell’Università della Terza Età).

L'assessore provinciale all'Istruzione Claudio Molinari (Margherita).

Obiettivi molto legati al territorio, e anche l’IRSR lo è, in maniera forse molto "trentina": è cioè costituito da una pluralità di soci, all’interno dei quali troviamo, oltre ad alcune persone fisiche rappresentative del Trentino sociale di anni fa (alcuni nomi: Zita Lorenzi o Agnese Fiorentini), anche una pluralità di istituzioni, dalle ACLI al Comune di Trento, ai Musei, all’università, ecc.).

Ora si ripropone una ridefinizione del ruolo dell’Istituto, soprattutto perché una parte rilevante dei suoi compiti - la formazione degli educatori sociali - è diventata competenza dell’Università.

E qui salta fuori il pasticcio. L’assemblea dei soci, che deve eleggere il consiglio d’amministrazione, lo scorso anno registra un duro intervento del rappresentante della Provincia, dott. Paolo Cavagnoli, che afferma di avere "un mandato dall’assessore competente" (Claudio Molinari) per far svoltare l’Istituto: in particolare, sostituire l’attuale direttore, Giampiero Girardi, rimediare al deficit di bilancio (250 milioni nell’ultimo esercizio) e incrementare i rapporti con l’Università, per fare dell’IRSR una sorta di "piccolo Censis trentino", che studi i bisogni socio-assistenziali per fornire le indicazioni sugli interventi da effettuare.

Il direttore dell'ISRS Giampiero Girardi: quello da licenziare assolutamente; perchè, non si sa.

Cavagnoli si esprime con franchezza brutale; ma rappresenta il socio che caccia i soldi: viene così eletto presidente, anche perché gli altri soci non hanno progetti alternativi, se non continuare con la routine.

Ma i nodi vengono ben presto al pettine: del progetto di riposizionamento dell’Istituto Cavagnoli non discute con nessuno (si capisce solo che intende farlo orbitare nell’area di influenza baronale del preside di sociologia Antonio Scaglia); e le esternazioni sulla stampa del presidente hanno un oggetto, unico e mai motivato: rimuovere il direttore, diventato, non si capisce perché, un ostacolo decisivo.

Insomma, tutta la cosa puzza di mera operazione di potere, creazione di un feudo da parte dell’asse Molinari-Cavagnoli-Scaglia.

Il disegno non va in porto. Da una parte per la resistenza del direttore Girardi, che non ha nessuna intenzione di fare l’agnello sacrificale, e per la dura opposizione che a questo punto gli altri soci dell’IRSR fanno al presidente e alla Provincia, che pensano di potersi comportare da padroni delle ferriere. Dall’altra crolla la credibilità di Scaglia, che viene trombato due volte: proposto dal rettore come membro del cda dell’IRSR, viene respinto dagli altri soci; propone lui a Sociologia di istituire un nuovo corso di laurea in collaborazione con l’IRSR, e il Consiglio di facoltà glielo boccia.

Il fatto è che la fumosa idea di creare un "piccolo Censis" non convince proprio nessuno: un istituto di ricerca sociale c’è già, si chiama Università, riceve cospicui finanziamenti, non si vede proprio perché se ne debba fare un piccolo asfittico doppione.

A questo punto l’asse Molinari-Cavagnoli-Scaglia si spezza. O meglio, l’assessore Molinari constata che il proconsole Cavagnoli non ha fatto altro che coalizzare tutti contro la Provincia, e che il partner Scaglia conta poco anche a casa sua. E quindi, ormai inservibili, li butta a mare.

Rimane irremovibile sul siluramento del direttore Girardi, per cui anzi, ha parole particolarmente aspre (e si continua a non capirne il perché); per il resto, inversione di rotta: Cavagnoli a casa, il "piccolo Censis" è una fesseria, l’IRSR verrà retto da un cda a termine (sei mesi) con al suo interno i pezzi grossi: Molinari stesso, i presidenti di ACLI, Charitas, ecc, col compito di predisporre un documento sulle linee del futuro dell’Istituto. Come dire: dobbiamo cambiare, non sappiamo come; intanto per un anno abbiamo giocato a sfasciare tutto.

La proposta forte in realtà viene ora dall’Università. Al posto di Scaglia il rettore ha nominato Carlo Borzaga, incontrando subito il gradimento degli altri soci dell’IRSR. Borzaga, docente ad Economia, si occupa di modelli di welfare e politiche sociali; ed ha fama di docente-manager, di realizzatore.

Può essere la persona giusta per riposizionare l’IRSR, in particolare nel compito dell’educazione permanente, già oggi svolta egregiamente attraverso l’Università delle Terza Età, snobbata invece da Cavagnoli; ed ampliabile ad altri ambiti, ad iniziare dai terzomondiali.