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“Banca dell’Euregio”? No, Cosa nostra

I retroscena della mancata fusione fra Hypo Tirol e Cassa di Risparmio di Bolzano.

Finalmente, gli squallidi retroscena della guerra della "Banca dell’Euregio" (cioè della silurata fusione fra Hypo Tirol e Cassa di Risparmio di Bolzano) vengono alla luce. E pare che la talpa risieda fra i vertici dei popolari, più precisamente nel quartier generale della cordata van Staa-Eberle, la quale, essendosi impadronita della guida del partito con una risicata maggioranza, ora vuol far fuori, una volta per tutte, l’odiato capitano Weingartner.

L’Echo, mensile di informazioni del Tirolo, è uscito il 25 aprile con un numero speciale con "i piani segreti degli autoproclamati padroni della Hypo", ed ha pubblicato un sacco di documenti riservati che almeno in parte non possono provenire che dalla stanza dei bottoni del vicecapitano e assessore alle finanze ed all’economia.

Come ciliegia sulla torta, i giornalisti dell’Echo hanno anche rivelato che il boss della Hypo, il dott. Prader, non è nemmeno dottore secondo il diritto austriaco, e questo titolo lo usa abusivamente (un reato da 700 a 14.000 euro di ammenda). In realtà, si è diplomato in statistica nel 1987, il che ne fa un "magister". Poi, come sudtirolese, questo diploma lo ha fatto "nostrificare" all’università di Venezia, e in Italia, dunque, è un "dott.", ma quando si attribuisce quel titolo in Austria, secondo il ministero competente, è un impostore. Fatto che sembra gli uomini del Capitano sapessero sin dall’inizio della sua carriera come direttore della Hypo.

Ma non è questo che Thöni, presidente del consiglio di amministrazione della banca, già presidente degli industriali tirolesi e grande amico di Weingartner, aveva in mente quando scrisse la famigerata lettera in cui parlò, testualmente, di "intrighi mafiosi" intorno alla banca della Provincia. Egli si riferiva ai siluri di Eberle ed amici contro la "soluzione Euregio". Ed ora toccherà al procuratore stabilire se intrighi mafiosi ci sono stati davvero, oppure se Thöni è un calunniatore.

Fatto sta, in ogni caso, che certi padri padroni hanno amministrato la Hypo come se fosse una proprietà privata, anziché proprietà dei contribuenti. Documenti alla mano, i giornalisti dell’Echo questo fatto lo provano ampiamente.

La Hypo prima era una fondazione, cioè apparteneva, per così dire, a se stessa; la fondazione, poi, faceva parte del patrimonio della Provincia. Quando fu ristrutturata come Spa nel 1997, furono creati due livelli: la società di proprietà (la Hypo-Anteilsverwaltung), con un proprio consiglio di amministrazione (il cui presidente è passato, con armi e bagagli, nel campo di van Staa e Eberle), che risponde direttamente al presidente della Giunta e poi al Consiglio provinciale, e che possiede il 100% delle azioni della società di gestione; e poi la banca vera e propria, la Hypo Spa, il cui consiglio di amministrazione è presieduto dal nostro Thöni.

Il dott. Prader, oltre ad essere ammnistratore delegato della banca, siede anche nel consiglio di amministrazione della fondazione privata, creata nel 1998 (del tutto legalmente) per gli affari ed il patrimonio privato del signor presidente degli industriali Thöni (le fondazioni private, in Austria, visto quanto si risparmia sulle tasse, sono il miglior modo per organizzare i grandi patrimoni). E guarda caso, la banca, qualche mese dopo, ha dato un prestito sostanziale (6 milioni di euro) alla Thöni Industriebetriebe (Imprese Industriali) Srl. Insomma, l’amministratore delegato della banca firma un prestito all’impresa dell’amico, la cui fondazione privata l’amministra lui stesso, l’amministratore delegato, che poi viene controllato dal consiglio di amministrazione presieduto appunto dall’amico che ha ricevuto il prestito. Il quale, qualche anno dopo, sparge accuse di intrighi mafiosi contro chi non è d’accordo con quel particolare modo di gestire il patrimonio pubblico.

Quando Weingartner e Prader, segretamente, negoziarono con Bolzano per creare la Banca dell’Euregio, il Consiglio provinciale non ne seppe nulla. Anzi, la direzione della banca (all’insaputa perfino del consiglio di amministrazione della società proprietaria, il cui presidente andò su tutte le furie quando finalmente seppe di questi piani) elaborò dei progetti per concludere l’affare senza una decisione del Consiglio. Weingartner aveva sempre dichiarato che tali progetti non furono mai discussi, nemmeno pensati. Ora, i documenti usciti non si sa bene da dove e come, provano il contrario: i piani esistevano, e contro il rischio di una possibile illegalità (il tentativo di eludere una decisione del Consiglio provinciale) mettevano in guardia perfino lo studio legale incaricato di sviluppare la strategia.

Il magnifico sindaco di Innsbruck, da sei mesi in qua, è presidente dei popolari tirolesi. Per il Consiglio si voterà probabilmente nell’autunno del 2003. Lui, le elezioni le vuol vincere come Capitano in carica. Ma Weingartner sembra non voglia cedere il posto.

E’ dietrologia sostenere, come fa qualcuno, che la lotta finale per il potere democristiano è iniziata, e senza esclusione di colpi?

Non si sa ancora chi vincerà. Una cosa, però, è sotto gli occhi di tutti: i popolari, il patrimonio della provincia lo gestiscono sempre come "cosa loro". Con o senza il Consiglio. Il che non dipende dalla costituzione o dalle leggi provinciali: dipende soltanto da chi comanda il partito.