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Emergenza freddo: non è finita

Eztn disobbediente eztn@altroadige.it

Nei giorni scorsi è stata deliberata dalla Giunta comunale l’apertura di una nuova struttura di accoglienza per senza fissa dimora, al Campo CONI di Trento. Contiene dieci posti letto e rimarrà probabilmente aperta per 30 giorni al massimo.

I nuovi posti letto (il cui utilizzo è subordinato al raggiungimento del "tutto completo" all’Opera Bonomelli e al dormitorio di Via Papiria) sono una risposta insufficiente a fronte di un fabbisogno di ospitalità che sconta scarsità di strutture e pesanti limiti delle stesse.

L’Opera Bonomelli, per esempio, è organizzata con orari estremamente rigidi e non è perciò utilizzabile da chi ha un lavoro che termina dopo le 22 (la struttura è aperta dalle 18.30 alle 7 della mattina successiva, con rientro obbligatorio entro appunto le dieci di sera).

Per quanto accetti clandestini, di norma comunica le identità degli ospiti direttamente alla questura, limitandone quindi l’accesso. Il periodo possibile di permanenza è molto ristretto, 20 giorni l’anno, ai quali se ne possono aggiungere altri 20 in presenza di ottenimento di un contratto di lavoro (cosa alquanto difficile da vedersi realizzata nei primi 20 giorni).

Un elevato numero di senza fissa dimora (se ne stimano più di100) deve quindi necessariamente scegliere di dormire fuori, all’aperto, in posti di fortuna. Opera Bonomelli, dormitorio di Via Papiria, Casa della Giovane non possono rispondere alle esigenze presenti. Ne soddisfano e ne coprono solo una parte.

Detto questo, riteniamo insoddisfacente l’ultima risposta data dall’amministrazione comunale, che risponde più ad esigenze mediatiche che di sostanza. Per ora si è scelto di non affrontare un vero dramma sociale nel modo che esso richiederebbe. La quantità numerica dei senza fissa dimora e la profondità del disagio dovrebbero portare a ben più coraggiose risposte. Si ha invece la spudoratezza di dichiarare pubblicamente che ulteriori strutture rischierebbero di attirare altri senzatetto da fuori provincia. E’ un paradosso. Ci si dice insomma che è più opportuno non realizzare politiche sociali di qualità perché risulterebbero troppo accattivanti! Che un approccio diverso, che realmente tenga conto delle persone, è pericoloso!

Siamo sconcertati da questo (s)ragionamento. La logica localistica per cui non si aprono nuove strutture è priva di visione, legata a titubanze e paure di corto respiro.

Non ce ne voglia l’amministrazione comunale. Il principio sotteso a questa scelta ci sembra in qualche modo non molto diverso da quello su cui si basa a livello nazionale la legge Bossi-Fini. Qui si lasciano molte persone senza un letto al caldo per dormire (scandaloso per i mezzi e le risorse di cui dispone la città), lì si fa di tutto per precarizzare, clandestinizzare, marginalizzare, escludere.

Ribadiamo: non siamo soddisfatti. Nessuna delle nostre proposte al colloquio dell’8 gennaio è stata presa in considerazione. Ci sono, e l’amministrazione lo sa, altre soluzioni praticabili, più consone ed aderenti alla realtà dei senza fissa dimora. Vanno da una diversa organizzazione delle Bonomelli di Trento e Rovereto fino alla possibilità di autogestione di spazi diversi.

L’amministrazione sappia che non rinunceremo a chiedere dignità e rispetto per tutti e continueremo a mobilitarci e ad essere molto attenti.