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QT n. 11, 31 maggio 2003 Fumetti

Consigli per gli acquisti

Qualche avvertenza per i collezionisti.

Chiedendo ad amici e conoscenti, girando nei mercatini di mezza Italia, inserendo richieste nelle rubriche di posta dei vari periodici ed intessendo una vasta rete di corrispondenza, mi trovo ora ad avere archiviato oltre 50.000 periodici non solo per ragazzi, ma anche riviste illustrate che spaziano dalla fine del 1800 ai giorni nostri: materiale ante-fumetto come il Giornale dei Bambini con la prima apparizione di Pinocchio, Per terra e per mare diretto da Emilio Salgari, il Corriere dei Piccoli dal 1908, La Domenica dei Fanciulli e su, su fino al Tex di Bonelli e Galeppini, Martin Mystère di Castelli ed Alessandrini, Berserk e Ken il guerriero, passando per l’Avventuroso, l’Audace, Gim Toro, Robinson, l’Uomo Ragno, Batman e così via.

"Corriere dei piccoli", 1909.

Non contento di questo, ho collezionato anche Giochi dell’Oca e di percorso, archiviandone attualmente oltre 450, e poi figurine, santini, cartoline della città di Trento... Penso si possa parlare di una sostanziosa emeroteca personale.

In tutti questi anni di ricerca e frequentazione di mostre e convegni, ho avuto modo di conoscere centinaia di collezionisti, editori, disegnatori. Di questi ultimi, di quelli a me più cari, possiedo anche un certo numero di tavole originali: da Pratt a Bertoletti, da Mordillo a Bonvi, da Canale ad Alessandrini.

A proposito di questo illustratore, va detto che tra tutti gli artisti attualmente in attività è quello con il maggior numero di tavole realizzate. La sua collaborazione spazia dal Corriere dei Ragazzi dove iniziò la sua attività, alla Fleetway, Cepim, Bonelli (chi non conosce Martin Mystère?), Bagheera, Michel ed altri. L’ultimo suo lavoro, "Oltremare", sta uscendo, quasi in contemporanea, in Francia ed in Italia. Da appassionato di bel disegno vi consiglio di cercare, se riuscite ancora a trovarlo, il primo dei tre volumi in cui si articolerà la storia.

L’acquisto di materiale da collezione, sia che riguardi giornali, francobolli, mobili, quadri od altro, è un punto molto delicato. I listini che si ricevono per posta o via Internet riportano cifre anche molto differenti tra loro, per cui l’unico suggerimento possibile è di ricordare che i soldi sono vostri e se la cifra che vi chiedono vi sta bene, comprate pure: la soddisfazione di entrare in possesso della tessera mancante al vostro mosaico non ha prezzo. Tuttavia non mi sembra il caso di accendere un mutuo sulla casa per acquistare una collezione di giornali...

Quanto allo stato di conservazione di certe collane di alto antiquariato, bisogna a volte accontentarsi. Completare una collezione degli anni ‘30 o ‘40 "da edicola" come chiedono spesso i collezionisti, è un’utopia. Gli anni trascorsi, la qualità della carta e degli inchiostri di stampa hanno portato tanti esemplari d’epoca a un decadimento generale, con bruniture, macchie, fragilità, sbiadimenti. Il giornale dimostra gli anni che ha: se si pretende il nuovo bisogna rivolgersi alle ristampe anastatiche, ove esistono, ed accontentarsi. Anche il sottoscritto ha ripiegato su tale materiale piuttosto che lasciare dei buchi vuoti sugli scaffali.

Mi venne proposto, un paio d’anni fa, di cedere un giornale che non avevo doppio in cambio di un altro che mi avrebbe permesso di completare una collezione: non accettai, perché avrei chiuso un buco aprendone un altro, e dopo qualche mese trovai sia il numero che mi mancava sia quello che mi veniva richiesto in cambio. L’attesa era stata compensata.

A volte si trovano in vendita collezioni di giornali mancanti soltanto di un paio di numeri. Fate attenzione, perché potrebbe trattarsi proprio dei numeri chiave di quella serie, quasi impossibili da recuperare sciolti. Può così succedere che poi il collezionista incauto sia costretto a ricomprare tutta le serie per avere il fatidico numero mancante, o sborsare per quell’unico pezzo quanto speso per tutti gli altri messi assieme.

Il primo numero di una collana attira molti collezionisti. Anch’io di certe pubblicazioni recenti ho messo in archivio solo il n°1 ed anche altri lo fanno. Alcuni lo acquistano per semplice curiosità gettandolo poi nel cestino, e questo porta immancabilmente ad una minore disponibilità sul mercato e ne alza il prezzo. Non è però detto che il n°1 rappresenti il pezzo più raro di una raccolta. Sovente hanno quotazioni più sostenute gli ultimi della serie, il che risulta evidente se si pensa al perché una certa collezione chiude i battenti. Se è calato l’interesse, è probabile che l’editore abbia anche diminuito gradualmente le tirature per cui ci sono in circolazione meno esemplari stampati.

Può anche succedere che per qualche errore di tiratura o per problemi tecnici ci siano meno numeri di una certa data. Classico è l’esempio di parecchi periodici del luglio 1943. La caduta del fascismo portò a problemi, chiusure, disservizi, per cui molti esemplari di quei giorni sono spariti dal mercato.

"Pinocchio", 1938.

Molto curioso storicamente per capire come funzionassero le cose durante il periodo bellico è il caso del giornale Intrepido. Il n° 34 del 1943 è uscito in due versioni: una parte delle copie è regolarmente a colori, una parte è stampata solo in bianco e nero. I due numeri successivi sono stampati in solo bianco e nero. Una scritta all’interno spiega che le bombe hanno distrutto la tipografia, ma che le cose torneranno normali al più presto. Infatti il n° 36 è regolarmente a colori. Con il n° 42 comunque l’Intrepido cessa le pubblicazioni, che saranno riprese nel 1945 da una redazione di Roma. A guerra terminata, l’Intrepido riapparirà anche a Milano ripartendo dal n° 1. Abbiamo così due diverse edizioni dello stesso giornale, una stampata a Roma, l’altra a Milano. Nel ‘46 l’edizione romana cesserà e quella milanese si riallaccerà alla precedente. Possedere entrambe le edizioni di questa testata non è facile.

Per oggi mi sento di darvi un ultimo suggerimento: il collezionismo deve essere, prima di tutto, divertimento. Se praticato con questo spirito sarà un piacevole passatempo, un modo per fare cultura, un sistema per sentirsi sempre giovani. Parola di collezionista

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