Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Processare gli OGM?

Da circa 100.000 anni l’homo sapiens (e prima i suoi antenati) mangia cibi geneticamente modificati per mutazioni o altri eventi naturali, senza inconvenienti, (salvo quello gravissimo della "mucca pazza", che però non è dovuto a modificazioni genetiche). Solo da pochi anni, quando l’intervento su piante e animali è diventato volontario e scientifico, è sorto un tale allarme che ha scosso l’opinione pubblica ed ha portato alla costituzione di organismi di controllo. In Italia per esempio e in Europa, le procedure per valutare la sicurezza di un alimento da OGM sono fissate da direttive dell’Unione Europea. Alla base della valutazione c’è il principio della equivalenza sostanziale: il cibo GM deve derivare da modificazioni non sostanziali di un analogo alimento non OGM, già utilizzato per la nutrizione umana e riconosciuto come sicuro.

In secondo luogo per accertare la sicurezza di un cibo GM vi è la sua valutazione tossicologica. L’autorizzazione alla commercializzazione per uso alimentare può essere concessa solo se è stato dimostrato che la modificazione genetica non causa aumenti del rischio per la salute, né perdita o alterazioni delle caratteristiche nutrizionali, rispetto al cibo di riferimento.

Uno dei casi che ha suscitato più allarme è stato quello delle "patate di Pusztai". Nel 1999 sulla rivista Lancet apparve uno studio di Arpad Pusztai e Stanley Ewen secondo cui la somministrazione di patate GM produce effetti tossici sullo stomaco (vedi Le Scienze, gennaio 2004, n° 425, pag.63, Zuccato e Fanelli). Se vero, le patate di Pusztai sarebbero state il primo caso accertato di nocività alla salute provocata da cibi GM. La questione diede luogo a polemiche e ad un ampio dibattito che coinvolse associazioni di consumatori e commissioni scientifiche, soprattutto britanniche. Le analisi dimostrarono che Pusztai e il suo collega avevano torto. Gli esperimenti vennero ripetuti e non fu evidenziato alcun effetto negativo.

Allo stato attuale si può concludere che non vi sono elementi di rischio per la salute umana da cibi OGM. Tuttavia le modifiche sempre maggiori introdotte dalle tecniche genetiche più recenti possono giustificare controlli più rigorosi. Il criterio guida potrebbe essere: libertà assoluta di ricerca, commercializzazione controllata. Si tratta di decidere cosa mangeremo tra 10 o 15 anni, di creare strumenti per la lotta alla fame in paesi in via di sviluppo, e di evitare che ciascun Paese decida per conto suo.

Oggi il 99% delle coltivazioni GM è concentrato in 4 Paesi (Stati Uniti, Argentina, Canada e Cina) ed è costituito da soia, mais, cotone e colza; ma nei prossimi anni la superficie occupata da OGM è destinata ad aumentare vertiginosamente.

Nessun processo sarebbe accettabile verso i cibi GM. Ciò che occorre è una organizzazione mondiale che abbia poteri effettivi per la ricerca e i controlli.