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QT n. 3, 7 febbraio 2004 Servizi

Se il Comune aiuta la volpe a rubare

Presentata la relazione annuale del difensore civico. Fra le 1564 pratiche anche qualche curiosità: come quella volta in cui il Comune stabilì che un pollaio…

Se concordiamo con Aristotele nel definire l’uomo un "animale sociale", è nostro dovere interrogarci su come l’uomo si rapporti alla società, cioè su come il singolo individuo si confronti con le strutture sociali. Se da un lato la tradizione liberale classica ha sempre contrastato il potere dell’autorità statale (e anche locale) nei confronti dei cittadini, temendo che esso si trasformi in sopruso, dall’altro certe filosofie idealiste e utilitariste hanno visto nello Stato l’unico strumento in grado di realizzare il bene per i cittadini, ponendosi al di sopra di essi. Riassumendo in una domanda semplice: quanto e come può intervenire l’autorità nei confronti dei liberi cittadini?

Con lo sbocciare dei regimi democratici la domanda ha trovato diverse risposte, tutte tese a rintracciare una mediazione tra i diritti di libertà d’azione dei singoli e gli interventi dell’autorità politica. Autorità che nei secoli ha visto crescere una serpe subdola e pericolosa, la burocrazia. Dell’eccessivo potere dei burocrati e del rischio di una delegittimazione del più genuino spirito democratico, secondo cui il governo dovrebbe tendere maggiormente verso l’autogoverno dei cittadini, ci hanno già avvertito gli spiriti più illuminati (Piero Gobetti docet) e la questione per noi, figli di una Provincia Autonoma, dovrebbe essere pane di tutti i giorni. Per questo riveste una certa importanza il ruolo del difensore civico, che ha il compito di tutelare i "cittadini deboli" di fronte alle angherie dei poteri forti degli enti pubblici e talvolta pure di difendere i poteri deboli degli enti pubblici dalla presunzione di certi meschini "cittadini forti".

Ultimamente è scaduto il mandato del "nostro" difensore civico, il dott. Fabio Bortolotti, che nella consueta relazione annuale ha tracciato il bilancio di un altro anno di attività, speso per lo più tra cittadini disorientati nei cunicoli sinistri della burocrazia ed enti pubblici spesso sordi alle richieste ed ai solleciti di chiarimento. Nel grande circo della nostra amministrazione rilucono come scoppiettii di petardi ammuffiti i casi più disparati, a volte in bilico tra il tragico e il comico, tra il danno e la beffa. Ci si può imbattere ad esempio nell’inspiegabile rigidità della Questura di Trento e di un Comune trentino che senza apparente motivo si rifiutano di rinnovare il passaporto ad un figlio di emigranti trentini, finché una sentenza del TAR non si esprime dopo quattro anni a suo favore. "Ma chi mi paga le spese per i viaggi e alberghi nei quattro anni di attesa?" - si chiede giustamente il protagonista della storia, masticando amaro.

Boccone altrettanto indigesto quello che un altro cittadino ha dovuto ingoiare pagando una sanzione di circa 2.400 euro elevatagli dopo la denuncia di un solerte tecnico comunale per aver osato "sopraelevare una stradina di campagna di sua esclusiva proprietà di circa 30 cm, erigere un muretto di sostegno nei pressi dell’abitazione di campagna di circa 20 cm e cambiare la destinazione d’uso di un locale seminterrato nell’abitazione di una casa di campagna" senza specifica autorizzazione comunale. Oltre alla sanzione pecuniaria il malcapitato ha dovuto ripristinare lo status quoante, mentre i tentativi del difensore civico di fare chiarezza sull’accaduto (richiamando l’attenzione sull’opportunità di ricondurre l’intera questione ad un’analisi più ragionata "riformando sostanzialmente i provvedimenti adottati") sono caduti nel vuoto.

Ma il buonsenso è stato letteralmente brutalizzato da un’Amministrazione comunale che, di fronte alla richiesta di autorizzazione a costruire un pollaio da parte di un cittadino, ha imposto allo stesso di costruire la recinzione con "filo sottile zincato ad un’altezza non superiore a m. 1,50", nonostante ilrichiedente avesse fatto notare in sede di domanda che per evitare un possibile accesso alle volpi era necessaria una robusta rete metallica posta ad almeno 2 metri di altezza. Risultato: le volpi hanno fatto una scampagnata e si sono portate via 6 galline, 2 oche e 4 tacchini.

Chissà se l’astuto animale avrà accettato di condividere il lauto pasto in compagnia dei diligenti tecnici comunali…