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Alberto Burri: tutta la grafica

La grafica di Burri, dai rari volumi di Emilio Villa, Saffo, Ungaretti fino alle sperimentazioni che lo hanno accompagnato lungo l’arco della sua carriera artistica.

Fino alla fine del mese di giugno in una sala degli ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello sarà possibile vedere l’opera completa della grafica di Alberto Burri, intesa dal grande artista umbro non come un prodotto minore e di facile divulgazione, ma diverso e parallelo rispetto ai dipinti.

Questo lavoro rappresenterà una sfida tecnica audace e continua nella concezione ed esecuzione, supportato dai più importanti ed innovativi stampatori, primo tra tutti Enrico Castelli che, servendosi come torchio di una macchina per produrre paste alimentari, riuscì a realizzare una "Muffa" nel 1957 e una "Combustione" nel 1959 sia con la litografia che con l’acquaforte. Seguirono i rapporti con altri due geniali stampatori, Valter ed Eleonora Rossi della Stamperia 2RC di Roma: le incisioni che si susseguirono dal ‘62 all’83 risultarono quelle "più vicine alla pittura, quasi da scambiarsi con essa", a parere di Vittorio Rubiu. I Rossi riuscirono in modo egregio a restituire l’effetto della plastica combusta e le variazioni del bianco attraverso l’uso dell’acetato, una plastica trasparente ed incolore.

Alberto Burri, "Cretto bianco e nero", 1976.

Diane Kelder invece spiega molto bene il procedimento della simulazione perfetta dei "Cretti": "Con una spatola l’artista applicava una particolare mistura di colla e gesso sulla matrice, che con il calore si spaccava e creava una superficie difforme, scoprendo allo stesso tempo parti negative della spessa lastra di bronzo, utilizzata come matrice, trattata poi con vernici impermeabili. In un secondo momento, veniva incisa a morsure nell’acido fino a raggiungere in profondità rilievi e scanalature; questa operazione durava settimane".

Dal 1969 in avanti sarà la volta dei formati inusuali (cm 95x95) come più tardi l’uso della fiamma direttamente sulla lastra a creare degli effetti lunari.

Il cruccio per Valter Rossi - insormontabile a prima vista - di rendere quella impalpabilità dei processi di combustione dei neri vellutati di Burri, fu risolto con sistemi empirici come l’uso di sabbie e colle, ma soprattutto con l’intuizione di riportare rame sulla lastra anziché asportarlo per rendere sfumati i punti che creano l’acquatinta.

Secondo noi sono proprio i ricordi dei rapporti incredibili con questi geniali stampatori a restituirci il sale dei processi complessi di creazione e a rendere particolarmente interessante questa esposizione (avrebbero fatto bene i curatori della mostra a fornire queste succose informazioni al pubblico selezionato!).

Vorrei salutarvi con le parole del poeta e critico d’arte Cesare Vivaldi che, dedicando un suo testo proprio a Burri, associa la sensazione che l’acido imprime sulla lastra alla capacità dell’occhio di penetrare nelle connessure della materia: "Fisso sguardo: i muri si scompongono in muffe erosioni disegni minuti salnitri. Passante tu chiedi un’altra misura dell’occhio? L’occhio del passante scompone i muri in salnitri. Tu chiedi che un’altra misura di sguardo disegni muffe erosioni".

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