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Dagli all’insegnante!

Crisi economico-finanziaria? Non è più d’attualità: il dibattito verte su 2 ore in più nell’orario dei professori.

A 199 anni dalla fucilazione di Andreas Hofer potremmo riempire pagine su pagine sulle assurdità del glorioso bicentennario del 1809, i tirolesi essendo - come scrive il grandseigneur della politologia nostrana, Anton Pelinka, sulla Zeit – fra i pochi che la loro identità nazional-popolare la costruiscono, come i serbi, partendo da una battaglia perduta. Invece, parliamo di cose serie. Parliamo della scuola. La quale non è in buona salute, come ci insegnano diverse ricerche. Spendiamo, pro capite, molto meno della media europea. Produciamo una percentuale di diplomati vergognosa, vicina al livello della Turchia, sicché le capacità di chi lascia la scuola a 15 anni sono deplorevoli. Le nostre scuole, se funzionano bene, servono come strumento di riproduzione classista delle divisioni sociali.

Josef Pröll

Una delle ragioni principali è l’immobilismo prodotto da una specialità del sistema austriaco (e non sto parlando di esagerato federalismo in uno Stato più piccolo della Baviera, ma con 9 regioni, 9 legislature, 9 governi, e 9 leggi diverse su una lunga lista di materie amministrative. Oltre alla Costituzione, abbiamo anche le cosiddette "leggi costituzionali", che sono servite alle maggioranze delle "Grandi Coalizioni" del passato a fregare perfino la Corte Costituzionale: anche se un disegno di legge è anticostituzionale, basta approvarlo con la maggioranza di due terzi e timbrarlo da "legge costituzionale". E le principali leggi che regolano il sistema scolastico sono quasi tutte di questo tipo. E’ dunque impossibile una riforma "di sinistra" quanto "di destra".

Ora però c’è la crisi, ed ognuno (esclusi quanti questa crisi l’hanno provocata) deve fare la sua parte per combattere l’emergenza. Bisogna risparmiare. Per fortuna, ci sono gli impiegati statali, in prima linea gli insegnanti. I quali lavorano al massimo nove mesi all’anno, e poi insegnano 20 ore a settimana e ricevono stipendi fantastici per 40 ore settimanali e 12 mesi, se non hanno anche un secondo lavoro in nero, magari disinteressandosi dei doveri amministrativi e di preparazione delle lezioni che dovrebbero svolgere nelle rimanenti 20 ore.

Allora per riformare la scuola, per indivualizzare la didattica, migliorare l’insegnamento del tedesco per i giovani immigrati e ampliare l’offerta di servizi scolastici di pomeriggio, cosa indispensabile perché i genitori possano lavorare, la signora Claudia Schmied, socialdemocratica ministra di Cultura ed Educazione (la stessa che in dicembre se n’era infischiata del parere del suo Ente per la Protezione, permettendo la distruzione della gigantesca "pittura panoramica" del 1809 per trasferirla nel costruendo museo faraonico sul Bergisel) la scorsa settimana ha annunciato che, a stipendio invariato, gli insegnanti dovranno lavorare 2 ore settimanali in più.

L’ha annunciato alla stampa dopo averne discusso col ministro delle finanze, il vicecancelliere Josef Pröll, capo dei popolari, il quale – secondo lei – le avrebbe dato via libera e assicurato la cooperazione del partner di governo.

Claudia Schmied

Il sindacato degli insegnanti, con l’appoggio degli statali al gran completo, è insorto: mai e poi mai quest’infamia sarebbe passata, sciopero ad oltranza, sciopero generale degli statali, insomma il finimondo. Il presidente degli statali che, guarda caso, è anche un pezzo grosso fra i deputati popolari, ha detto che il suo partito avrebbe bloccato la ministra. Al che il vicecancelliere Pröll prontamente ha fatto marcia indietro: Con la ministra ha solo concordato i numeri del bilancio preventivo 2009-2010, per il resto, cavoli suoi. Ogni ministro si assuma le sue responsabilità, si adegui al bilancio, con delle misure anche fantasiose, come gli pare. Così finalmente, non si discute più sulle perdite delle banche Raiffeisen negli Stati emergenti dell’est, sui servizi pubblici (come la ferrovia statale) in difficoltà o sulle politiche anti-crisi inesistenti del governo. O si è con gli insegnanti, vittime di un governo ladro, o contro gli insegnanti, parassiti e fannulloni.

Una scuola media, dai 10 ai 14 anni per tutti, al posto della scelta coatta, a 9 anni, se andare al liceo e poi all’università? Una scuola per tutti che non escluda gli handicappati? Una scuola moderna ed efficiente? Investimenti nel "capitale sociale" per prepararsi al futuro? Na sulenne minchiata, per dirla con Camilleri. Visto che c’è la crisi, bisogna trovare un capro espiatorio. Dagli all’insegnante!

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