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Fra provocatori e scalmanati

Il pasticciaccio brutto delle vignette sataniche.

L’etologo Konrad Lorenz ci spiega che quando un pavone e un tacchino si mettono a litigare, solitamente è il tacchino a soccombere. Il guaio è che quest’ultimo, per salvare la pelle, assume uno di quegli atteggiamenti di sottomissione aventi lo scopo di porre fine alla rissa; una postura che, purtroppo per il tacchino, il pavone non riconosce, sicché prosegue l’aggressione fino ad uccidere il contendente, immobile ed indifeso fino alla fine. Stupido il tacchino, spietato il pavone? No: gli interlocutori – chiamiamoli così – utilizzano senza saperlo due linguaggi diversi.

Satira (?) fascista sugli ebrei. Da “La difesa della razza”, 1941.

Anche qui, nel contrasto fra libertà di espressione e sensibilità religiosa, come si fa a dire chi abbia ragione? Prescindiamo dalla insultante rozzezza di quelle vignette e dalla inaudita violenza delle proteste (elementi che consentono di sbrigare la faccenda parlando di una provocazione cui si è risposto in maniera esagitata): rimane la difficoltà di trovare un equilibrio fra due sacrosante esigenze, un equilibrio senza il quale, in questo mondo sempre più piccolo, si prospettano tempi calamitosi.

Questa difficoltà emerge evidente dai commenti che abbiamo letto sui nostri quotidiani, tutti molto responsabili ed assennati, che spiegano quanto è successo, ma ci sembrano – inevitabilmente, forse - troppo vaghi nell’indicare una concreta via d’uscita che sia valida in ogni occasione.

Il teologo Antonio Autiero, ad esempio: "Quanto più si va vicino a toccare dei sentimenti che costruiscono l’identità dell’altro, tanto più si deve essere attenti. Soprattutto alla religione, che è una corda molto sensibile".

Don Cristelli, e con lui Andrea Zanotti, presidente dell’ITC, constatano che da noi si è cancellato il tabù del sacro, mentre nel mondo musulmano ciò non è avvenuto; dunque, conclude Cristelli, "chi lavora nel mondo della comunicazione tenga conto non solo di ciò che è oggettivamente offensivo, ma anche di ciò che lo è soggettivamente".

L’imam Breigheche, infine: "Queste provocazioni rischiano di dare vigore all’estremismo di certe frange del mondo islamico… L’Occidente, nonostante tutta la sua modernità, ha bisogno della nostra spiritualità e della nostra moralità".

Tutto condivisibile: ma chi fissa i paletti di quel confine che la nostra attenzione e sensibilità dovrebbero impedirci di valicare?

In questo caso, dicevamo, la possibilità di dare una indicazione (vedi l’articolo di Renato Ballardini nella pagina a fianco) è agevolata dalla volgarità della mossa iniziale; ma per un altro verso la cosa è complicata dal fatto che entrambi i valori in gioco appaiono, in questo caso, deteriorati dalle circostanze. Il simbolo della libertà di espressione sono delle vignette che ricordano sgradevolmente quelle che, sulla stampa nazi-fascista, irridevano gli ebrei (e non a caso il giornale danese al centro della storia, un organo di estrema destra, pare abbia fatto tempo addietro anche della satira antisemita). Dall’altro lato, non è edificante vedere la devozione esprimere la propria protesta con incendi ed aggressioni.

Questa circostanza provoca imbarazzi e reazioni inaspettate, che risaltano con chiarezza dagli interventi dei lettori. Da uno di destra ci aspettiamo che l’episodio venga letto come una conferma dell’inevitabile scontro di civiltà, e difatti c’è chi scrive: "Tanto rumore per nulla. Almeno finché siamo in un Paese che fa della libertà di pensiero un suo fondamento: peccato che sempre di più si aprano le porte gente e Paesi in cui certi concetti non sono mai esistiti. A questo punto non ci resta che fare come i ‘fratelli’ musulmani: tenere duro, continuare a professare i principi che caratterizzano il nostro essere, e guai a chi li tocca!"

Ma c’è anche, all’interno della stessa area, chi invidia la devota reattività dei musulmani e sembra invitare i cristiani ad analoghe reazioni contro i miscredenti di casa nostra: "Bestemmie quotidiane, film sacrileghi, libri blasfemi e accuse di ingerenza e integralismo piovono praticamente ogni giorno addosso alla Chiesa cattolica. E i cattolici che fanno? Una minoranza (considerata integralista) al massimo mugugna, la maggioranza (quella considerata più liberale e tollerante) china la testa e finge di non sentire e vedere. Amletico dubbio: che siano più amati da Dio gli islamici urlanti o i cattolici fischiettanti?"

E di converso, ecco un dichiarato non credente che si fa carico del dolore di musulmani e cattolici per le offese che li toccano: costui ha visto in televisione "una sfilata di moda con tanto di enormi crocifissi che si infilavano tra le gambe delle modelle" e si è "sentito offeso da un uso così evidentemente commerciale del simbolo dei cristiani".

La realtà, insomma, è molto complicata.

Non per i leghisti, naturalmente, che già impegnati come sono in una raccolta di firme contro il voto agli immigrati, hanno preannunciato che installeranno un ennesimo gazebo dove venderanno birra, biscotti e formaggi danesi. In difesa della libertà di espressione.