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L’Adige, il Mart e la direttrice “benefattrice”

La notizia della regalia di 100.000 euro di Gabriella Belli al Museo da lei diretto: quello che c'è dietro un clamoroso infortunio giornalistico.

Immaginate che un tecnico della Telecom venga a casa vostra a sistemarvi il telefono; fa il suo lavoro, voi gli pagate il dovuto e il giorno dopo lui dichiara ai giornali di girare il compenso alla Telecom, come grazioso regalo. E i giornali titolano, a partire dalla prima pagina "Il regalo del tecnico alla Telecom" "Tecnico benefattore della Telecom". Voi cosa pensereste? Che il tecnico è impazzito e i giornalisti sono allocchi.

Gabriella Belli

Bene, è quello che è accaduto nei giorni scorsi a proposito della mostra parigina "Italia nova. Un’avventura dell’arte italiana, 1900-1950". Organizzata dalla Réunion des musées nationaux, attraverso la collaborazione (e il prestito delle opere) di vari musei d’arte moderna italiani tra cui in prima fila il Mart, e con la consulenza della direttrice del museo di Rovereto Gabriella Belli. Bene, L’Adige del 31 marzo spara la notizia "la direttrice regala i centomila euro della consulenza". Anzi, il significato culturale dell’evento passa in secondo piano ("la collezione del museo di Rovereto in mostra a Parigi") la notizia è la direttrice "benefattrice".

Si tratta evidentemente di una fesseria colossale. Gabriella Belli è una dipendente del Mart, a Parigi era in tale veste, a spese sempre del Mart: è ovvio che il compenso del suo lavoro non vada nelle sue tasche (contrariamente a quanto scrive L’Adige"la Belli poteva anche accettare in prima persona") ma nelle casse del Museo. Né più né meno di quanto accade quando, come dicevamo sopra, un tecnico della Telecom viene a casa vostra a ripararvi il telefono, o un idraulico di una ditta artigiana a ripararvi la caldaia.

Cosa in realtà è successo? Alla conferenza stampa di presentazione della mostra parigina la Belli era presente solo via collegamento telefonico. La storia del grazioso regalo al Mart, a detta dei presenti, non sembra proprio sia saltata fuori; e difatti sugli altri giornali non ne è apparso alcun cenno; e inoltre "i 100.000 euro non sono tanto dovuti alla consulenza della Belli, ma al prestito di 60 opere da parte del nostro Museo" precisa l’Assessore alla Cultura Margherita Cogo.

Il giorno dopo, in seguito anche a una telefonata imbufalita della stessa Belli, L’Adige provvede a una (penosa) rettifica: "abbiamo sbagliato, siamo incorsi in un malinteso: Gabriella Belli non intendeva affatto sottolineare una propria personale liberalità nei confronti dell’istituzione culturale che dirige... ha sempre svolto gli incarichi scientifici ricevuti in qualità di pubblico funzionario senza mai pensare di rivendicare per sé alcuna cosiddetta ‘parcella’..."

Alla buon’ora. Rimane da capire il perché di una topica del genere. Non scaricabile sulle spalle della cronista coinvolta (Luisa Pizzini): un titolone a piena pagina, e un’apertura in prima vengono decise dalla redazione, che evidentemente è incorsa anche lei nell’abbaglio.

A nostro avviso c’è un problema di fondo. L’eccessiva personalizzazione con cui, specialmente sui media, viene interpretata l’attività di tante istituzioni. A iniziare dal Mart. Il fatto che il Museo sia identificato con la sua direttrice, soprannominata "la zarina", è un dato negativo; e che non aiuta a comprendere la realtà; fino ad arrivare a topiche clamorose come questa della supposta regalia dell’improbabile "benefattrice".

Questo è un discorso che ci riguarda tutti.

Poi ce n’è un altro che riguarda i quotidiani, o meglio, L’Adige. Che, forse per accentuare la distinzione da una concorrenza spesso troppo piatta, sembra da un po’ prediligere toni a nostro avviso troppo acuti. Ne è stata una riprova – ne parliamo nella coverstory Sport: soldi pubblici per i professionisti? – la sponda data all’esagitazione dei tifosi dell’Itas in seguito al ventilato trasferimento della società da Trento a Roma. Un tema vero quello dello sport professionistico, che però non ci sembra saggio affrontare solleticando gli umori della tifoseria (per quanto finora composta).

E’ la concorrenza, bellezza?

Sarà...