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L’Alto Adige delle opzioni

Un libro rievoca, attraverso corrispondenze, il drammatico tempo delle opzioni.

Nella "Lettera" di oggi vorrei parlare di un bel libro, anzi di un’opera composta di due libri, usciti in contemporanea a Bolzano, "Le lettere aperte. 1939-43: l’Alto Adige delle Opzioni".

Si tratta del risultato di un lungo lavoro dell’associazione "Fabbrica del Tempo", i cui curatori hanno trovato, dopo lunga ricerca nell’Archivio Centrale di Stato di Roma, fondi archivistici del Ministero dell’Interno, alcune migliaia di lettere risalenti al tempo delle opzioni, datate dal 1939 al 1943.

Sono corrispondenze postali aperte dalla censura fascista alla ricerca di notizie riservate. Ne venivano trascritte in estratto o in forma integrale considerazioni di ordine politico, economico, e giudizi su fatti e persone di rilevanza pubblica oppure episodi di rilievo. Le lettere, come scrivono nell’introduzione i tre curatori dell’opera, Christoph von Hartungen, Fabrizio Miori e Tiziano Rosani, venivano di norma successivamente inoltrate ai destinatari, mentre le loro trascrizioni erano inviate quali informazioni confidenziali alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.

Le lettere degli optanti sudtirolesi e di coloro che comunque ne scrissero in quel tempo, i cui avvenimenti sconvolsero profondamente la popolazione della Provincia di Bolzano, erano in gran parte in lingua tedesca, quindi già a suo tempo vi fu un gran lavoro per tradurle. I testi sopravvissuti sono quindi la traduzione italiana, da cui sono stati espunti anche comunicazioni personali o interfamiliari che esulassero dagli aspetti che interessavano il Ministero.

Perché questa pubblicazione è così importante e ha suscitato un grande interesse? Nonostante le molte cose scritte sulle opzioni, a partire dalla ricerca del Tiroler Geschichtsverein in occasione della mostra "Option-Heimat-Opzioni" del 1989, vi è la consapevolezza che le opzioni furono una tragedia di popolo, che coinvolse come raramente accade persone e famiglie fin nelle loro relazioni intime, lacerando rapporti di parentela e di affetto.

Dalla lettura di queste lettere, come già apparso dalle testimonianze di chi visse quel tempo, emerge con forza l’articolazione, il dibattito, dalle prospettive drammaticamente chiuse, ma forte e coinvolgente, che danno una visione ben più articolata di quella, come scrivono gli autori dell’ "abituale dualità Optanti-Dableiber".

Optanti in partenza da Luserna.

Scaturisce - aggiungono - "un mosaico composto dalle posizioni dei singoli e delle famiglie: la storia di un territorio è fatta anche dalle tante storie personali, si fonda anche sui particolari, sui destini personali".

Chi scrive, uomini e tante donne, lavoratori, optanti per la Germania e Dableiber, religiosi, intellettuali e persone semplici, è consapevole che le missive potrebbero essere aperte e spiate, tuttavia il quadro di opinioni e di esperienze che emerge è estremamente articolato.

Anche la considerazione dei curatori che forse le lettere venissero in parte selezionate dagli uffici con il sistema della pesca casuale, e che comunque la selezione da parte loro delle lettere da pubblicare è stata altrettanto casuale, non diminuisce il giudizio di Hartungen-Miori-Rosani secondo cui, "a fianco di posizioni nette e ideologicamente marcate, compaiono i dubbi, le sofferenze, le domande e soprattutto le posizioni intermedie, i punti di vista particolari, le previsioni rivelatesi talvolta azzeccate, talaltra completamente errate".

In alcuni casi, ha detto Tiziano Rosani nella presentazione, si sono cercate e trovate le persone che quelle lettere scrissero. Dai colloqui sono scaturite nuove informazioni che rendono i volumi una lettura importante ma soprattutto appassionante.

I due volumi non sono, come in passato accaduto per qualche pubblicazione di questa associazione, una semplice pubblicazione di materiali, ma al contrario sono occasione di un profondo ripensamento cui hanno partecipato diversi storici, allargando la riflessione su tutta la questione degli spostamenti forzati di popolazioni avvenuti nella prima metà del ventesimo secolo.

Optanti in partenza dalla Val dei Mocheni.

Un capitolo significativo è dedicato alle persone di lingua italiana coinvolte in vario modo in questa vicenda: come è noto, nella Bassa Atesina e nella Valle dell’Adige anche la popolazione locale di lingua italiana venne ammessa all’opzione, e non furono pochi, tra gli antichi cittadini asburgici, quelli che scelsero la Germania.

La suddivisione in due volumi è dovuta alla grande quantità di materiale, ma risulta utile a mettere in luce la preponderanza del numero di lettere del 1939, che testimonia il dibattito acceso che ebbe luogo nel tempo in cui le scelte erano ancora aperte. Chi era già partito spesso cercava di avvisare che non era tutt’oro quel Reich che era stato dipinto come il paradiso, chi doveva ancora scegliere era sconvolto dalla propaganda nazista e dalla freddezza italiana, figli, madri e padri, fratelli e amici in preda a un vento di notizie mai certe che fecero impazzire i più.

Come era accaduto già nel 1989, quando gli anziani protagonisti piangevano di fronte ai cartelloni che raccontavano quanto era accaduto e che loro, dicevano "non avevano capito", colpisce la capacità di coinvolgimento emotivo di cui l’episodio storico delle opzioni ancor oggi è capace.

Nel corso della presentazione a Bolzano, al teatro Cristallo, un’attrice e un attore hanno letto una serie di lettere. Nella sala, dove erano apparsi, fatto non scontato dalle nostre parti per la presentazione di un libro pubblicato da un’associazione italiana, diversi intellettuali e persone anziane, si sentiva una forte commozione. E forse un po’ di rabbia per la capacità incredibile della politica di provocare violenze e sofferenze. Nelle lettere la parole pace, fine della guerra, casa, speranza di un ritorno a una vita normale anche se semplice e spesso assai povera, prevalgono assolutamente sulle passioni ideologiche. Che però ebbero in quel tempo la meglio, causando un mare di infelicità.